A partire dal momento in cui Elia si ritrovò da solo, la sua mente non riuscì a trovare pace.
Una parte di lui continuava a pensare a quello che gli fosse successo poco prima, alla fantastica sensazione del percepire il suo cuore riscaldarsi e di come, pian piano, si riempiva di gioia. E tutto ciò per una semplice conversazione. Era solo la terza volta che parlava con Filippo eppure l'aveva affascinato. Il suo modo di parlare, il modo di dire le cose giuste al momento giusto.
Quel ragazzo lo incuriosiva parecchio, in una maniera che non riusciva a spiegarsi. Probabilmente perché non aveva mai incontrato una persona così sicura di sé e così premurosa come Filippo. Anche se lo conosceva a malapena, Elia quella sera sentì di aver trovato una spalla, una persona di cui fidarsi, qualcuno con cui parlare di tutto.
L'altra parte della sua mente però,cercava di andare avanti, di non pensarci più. Di continuare a vivere la sua vita invece che rimanere bloccato in quel ricordo.
Per mesi e mesi aveva trascorso le sue giornate nei ricordi di quel vecchio amore, del suo primo amore. Fin quando non riuscì a trovare un modo per superarla. Decise, allora, di attuare proprio ciò che aveva fatto mesi prima.
Elia era in giro per le strade di Roma. Il cielo era blu notte e il tipico freddo di gennaio gli stava ghiacciando le ossa, ma il pensiero dell'imminente arrivo alla sua destinazione rendeva tutto ciò più sopportabile. Entrò nel parco e si diresse verso i suoi due amici.
- "Bella Elì" - salutò Peccio e Galvani con una stretta di mano e poi si sedette accanto a loro.
- "E io che non ce speravo. Te devo cinque euri" - disse Galvani girandosi verso Peccio.
- "Era convinto che non saresti venuto" - spiegò l'amico ad Elia che aveva ancora un'espressione confusa sul volto. Quest'ultimo prese dal pacchetto una sigaretta e se l'accese.
- "Che fai non te fidi più?" - chiese il ragazzo. Subito dopo alzò la faccia e vide lo scambio di sguardi tra i due, erano nel pieno di una conversazione senza dire neanche una parola.
- "Oh regà che me dovevate dì?" - Elia cercò di incoraggiare i due a parlare.
- "Te volevamo chiede 'na mano" - Peccio iniziò il discorso.
- "Zì se posso fa qualcosa, lo faccio" - Elia non esitò neanche un secondo a rispondere. Per i suoi amici avrebbe fatto di tutto pur di aiutarli.
- "Aspe eh. Famme finì." – continuò l'amico.
- "Volevamo chiederte... te va d'aiutarci con la roba?" - Elia all'inizio non capì, ma nell'istante successivo comprese perfettamente cosa i suoi amici intendessero.
- "Regà ma che state a scherzà? Pure voi mò ve mettete a fa sta cosa? "- il ragazzo alzò leggermente la voce mentre con una mano si tolse la sigaretta dalla bocca.
- "Ma che te pensi? Non è niente di cui preoccuparsi. È giusto un modo per guadagnare du soldi in più" -spiegò Galvani.
- "Poi l'hai già fatto altre volte" – gli ricordò Peccio.
- "Era diverso. L'ho fatto con i ragazzi" - Elia cercò di spiegare la situazione.
- "Non lo è. Farlo con degli sconosciuti non cambia nulla" -
Elia ci pensò un attimo. C'erano state delle volte in cui aveva recuperato l'erba e che si era fatto pagare un piccolo extra per il servizio, ma tutto ciò avvenne tra amici, nulla di serio. Era davvero così diverso farlo con uno sconosciuto? Non era persino meglio non conoscerla affatto la persona? In modo da non correre il rischio di essere beccato o meno.
- "Allora? Ce stai?" - gli domandò Galvani.
- "Perché l'avete chiesto a me?" – chiese Elia buttando il mozzicone della sigaretta per terra e pestandolo con un piede.
- "Sei il primo che c'è venuto 'n mente. E poi semo amici no? Ce fidiamo" -
- "Ci devo pensà. Ora... devo andare" - Elia si alzò dalla panchina e salutò i suoi amici. Uscì dal parco e andò alla fermata dell'autobus diretto verso casa, quella vera.
- "Mà ci sei?" - Elia aprì la porta e si tolse il cappotto, andò verso la cucina dove qui trovò sua madre con ancora la divisa del lavoro.
- "Ehi, dove eri?" - sua madre era occupata a cucinare, ma appena sentì la sua voce si girò per abbracciarlo.
- "A fare un giro con i ragazzi" – il ragazzo si appoggiò al bancone della cucina.
- "Ti sei divertito?" – la madre iniziò a fare avanti e indietro per la stanza alla ricerca degli ingredienti giusti.
- "Ovvio, con Luca non puoi non divertirti" -
- "Certo, salutali tutti da parte mia" –
- "Si" –
- "Non ne abbiamo ancora parlato, com'è andata con tuo padre?" - gli chiese fermandosi per un momento.
- "Come sempre" - Elia si sentì lo sguardo della madre puntato addosso.
- "Capisco..." – la sua voce si fece più cupa.
- "Senti, settimana prossima ho il turno di pomeriggio quindi non so quanto ci vedremo. In questa pentola c'è da mangiare per domani, mi raccomando, ricordi le regole. Possono venire solamente i ragazzi. Solo loro tre" – il tono di voce ritornò energico e riprese a controllare il cibo sui fornelli.
- "Mà...può venire anche il fidanzato di Martino? Fidati se ti dico che è il più tranquillo tra noi cinque" - Elia era un po' insicuro sulla risposta che avrebbe ricevuto.
- "Il fidanzato... certo che può venire. È meglio allora che ti ricordo la regola numero uno." -
- "Niente sesso" - dissero i due all'unisono. Il ragazzo si beccò un'occhiataccia da parte della madre.
- "Mà tranquilla, va a dormire. Qui finisco io. Buonanotte" - Elia mise una mano sulla spalla della madre e la accompagnò fuori dalla cucina.
- "Buonanotte" - gli lasciò un bacio sulla guancia e poi chiuse la porta della camera da letto.
Il ragazzo ritornò in cucina e finì di preparare da mangiare, successivamente andò in camera sua e si stese sul letto.
Cercò di tranquillizzarsi buttando tutta l'aria fuori dai suoi polmoni. La sua testa aveva trovato altro con cui divertirsi. Non sapeva se accettare o meno la proposta che gli avevano fatto.
Aveva davvero bisogno di quei soldi. Era stanco di vedere sua madre farsi in quattro per mantenere la famiglia e la casa mentre lui era lì a non fare nulla. Aveva l'opportunità di aiutarla, con quei soldi poteva finalmente tornare a casa e vedere sua madre riposarsi, senza fare doppi turni o lavori extra. Poteva passare del tempo in più con lei. Era l'unico modo che Elia conosceva per darle una mano, senza che lei lo sapesse. Sua madre infatti odiava vederlo lavorare.
Lui aveva passato quasi tutta l'estate a fare il cameriere in un bar, ma quando arrivò settembre sua madre gli ordinò categoricamente di lasciare il lavoro. Per lei l'unica cosa che doveva fare era studiare. Diplomarsi e poi andare all'università, dove qui si sarebbe laureato e infine trovato un bel lavoro.
Sua madre si era imposta come unico obiettivo di guidarlo verso il successo, verso una vita migliore. L'aveva sempre messo prima di ogni altra cosa, anche prima di se stessa, in qualsiasi situazione. E ora Elia sentiva il bisogno di fare qualcosa per lei e per farla stare meglio.
Infondo però, il ragazzo sapeva perfettamente che quella non era la strada migliore, era forse la via più facile, ma anche la più pericolosa. Conosceva già come andavano a finire quel genere di cose e significava solamente rovinarsi la vita.
Elia non ce la faceva più. Sentiva che la sua testa sarebbe scoppiata da un momento all'altro. Aveva bisogno di parlare con qualcuno e sapeva perfettamente con chi.
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ultima (e definitiva) modifica: 02/05/2020
-Sab
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Stereotipi|Elippo|SKAM ITALIA
FanfictionCapitolo 1-Accendino- "Erano trascorsi mesi da quando i quattro ragazzi non passavano una serata in completa armonia e serenità, circondati dalle persone che amavano. Elia osservò i suoi amici e, vedendo i sorrisi stampati sui loro volti, desiderò b...