Tornati

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* Alyson pov *

Nella nostra famiglia era Arthur quello noto per avere un'idea pessima dopo l'altra, ma adesso mi sa proprio che il primo posto me lo meritavo io.

Non sapevo se potesse funzionare e non avevo mai fatti nulla di simile, ma tanto valeva tentare.

I miei cugini si erano messi in posizione e cercai di focalizzare tutta l'energia di cui avevo bisogno.

Ero riuscita a curare Salem, ma quello solo perché ero immersa nel Lago delle Lacrime, il cui potere curativo aveva aiutato il mio. Qui ero sola.

Ma d'altronde curavo le ferite di onice. Salvare i parenti posseduti non era di certo diverso, no?

《Amelya, cerca di bloccare solo una parte di loro.》dissi

Lei annuì 《Non so però per quanto posso resistere.》 Sembrava insicura ma decisa allo stesso momento. Già, sapevo perfettamente come si sentiva.

《Una volta che Alyson ha il loro controllo puoi lasciarli andare.》spiegò Alexys. Mi guardò con i suoi grandi occhioni eterocromi, pregandomi di farcela.

Mia zia si era teletrasportata affianco a noi e il secondo dopo in cui comparvero mio padre e mio zio le mia mano iniziarono a brillare. Sembrava stessi tenendo in mano due stelle.
Amelya mosse le mani, bloccando i loro corpi. Cercarono di combattere la loro paralisi e io sapevo che quello era il punto di maggiore vulnerabilità.

Il calore e la luce si estendevano lungo le mie braccia e quando papà è zio Andrew stavamo per liberarsi pioggiai le mie mani suoi loro petti e lasciai che tutta la luce gli avvolse da capo a piedi.

Quando curavo me stessa o qualcun altro sentivo il suo dolore, percepivo le ferite degli altri come se fossero le mie e questo non era diverso. Il loro dolore era terribile. Sembrava che qualcuno mi stesse bruciando dall'intero e mi strappasse gambe e braccia dal corpo, volesse risucchiare la mia anima.

Erano immobili dalla vita in giù, ma comunque cercavano di opporre resistenza il che rese tutto molto più difficile. Allungarono le mani e conficcarono i loro lunghi artigli nel mio stomaco e petto. Urlai dal dolore e dallo spavento, ma non mi fermai. Inconfornto al loro dolore, questo era una bazzecola.

Sembrava fossero passati anni, ma finalmente arrivai al centro della loro maledizione. Sembrava un orribile infezione che si era fatta larga lungo tutto il loro corpo, le loro menti, le loro anime. Era partita dal loro cuore e poi si era fatta avanti nel loro corpo. Non avevano più alcun controllo su sé stessi, suoi poteri, i movimenti. Pure i loro pensieri e ricordi sembravano non esserci più. Ricordava molto a dei parassiti. Ma bastava la giusta cura per sbarazzarsi di loro e quella cura ero io.

Intorno a me sentivo gli altri combattere contro il nonno, ma io rimasi focalizzata sulla maledizione. Alexei aveva usato un potente incantesimo ed era da molto tempo che li aveva sotto controllo, ma io di certo non mi sarei fermata al primo ostacolo.

Pensai alla mia famiglia, a mia mamma, al tempo passato insieme prima di tutto quello sfacello. La nostra casa a Salem, le estati passate in viaggio. Papà che mi insegnò a combattere, ad usare i miei poteri. Il suo sorriso fiero quando vide che ci stavo riuscendo. Gli ricordai i suoi amici d'infanzia, Christopher e Lucas. L'ultimo ormai morto, ma con il primo aveva condiviso così tanto. Non aveva mai smesso di pensare a lui.

Gli ricordai la mamma, i suoi occhi azzurri, i capelli lunghi e biondi, il suo sorriso che facevamo comparire le sue fossette.

Ricordai a zio Andrew sua moglie, zia Stella. Una strega bella e intelligente, sempre con il sorriso sulle labbra, che diceva qualsiasi cosa le passasse per la mente, come il maggiore dei suoi figli, Arthur. La forza volontà e il giorno della sua morte, ricordai a zio Andrew la promessa che aveva fatto alla moglie. La promessa di proteggere i loro bambini a tutti i costi.

La Cacciatrice DemoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora