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«Quest'estate è troppo strana - commentò Angie, aprendo le persiane della stanza di Noa - Ieri pioveva a dirotto, oggi è bel tempo. E domani pioverà di nuovo, ci scommetto.»

Noa si rigirò nel letto per controllare l'ora, che lampeggiava sulla sveglia. Erano le dieci del mattino, ma le sembrava fossero le sei soltanto. Non aveva quasi chiuso occhi quella notte; mille e più pensieri l'avevano tenuta sveglia senza portarla a nessuna conclusione. Sentiva la schiena dolerle a causa dell'umidità accumulata il giorno precedente.

«Credo di avere la febbre.» mugugnò la bionda nel toccarsi la fronte, che le pareva scottasse. Angie si sedette sul bordo del letto, sfiorandole il viso fresco. Scosse la testa e sorrise.

«È una tua impressione - le disse con dolcezza - Non sei calda.»

Noa aggrottò le sopracciglia, nascondendo parte del viso con le lenzuola leggere. «Oggi devo andare al museo.» ricordò più a se stessa che alla cugina. Angelika annuì in conferma, alzandosi per aprire la finestra della stanza e lasciando entrare un tepore insolito per quell'estate tedesca. Il sole splendeva e per strada le persone passeggiavano strette nei loro vestiti estivi, le stesse che il giorno prima si erano nascoste dietro ombrelli e impermeabili. Noa si mise seduta, cercando con lo sguardo le sue ciabatte. Angelika gliele passò, prima di uscire dalla stanza e chiedere alla cugina se avesse voglia di fare colazione. Noa rispose negativamente, sentiva lo stomaco in subbuglio.

«Se non ti senti bene, è meglio che tu stia a casa.» le consigliò Angelika, mentre si preparava un caffè. Noa prese un vestito dall'armadio, indossandolo lentamente. Quando raggiunse la cugina, la trovò seduta sul divano a guardare la replica del telegiornale.

«Non posso non andare - le disse, attirando la sua attenzione - Puoi venire anche tu, se vuoi.»

Angelika scosse la testa in risposta, lo sguardo fisso sulle temperature di quel giorno mostrate da un signore anziano con una pancia tanto grossa da nascondere Norimberga. Norimberga. Le mancava e così doveva essere anche per Noa, ma si convinse che era lì per un motivo preciso. Non poteva lasciare tutto per un po' di nostalgia. «Vai da sola - le disse - Io andrò alla Staatbibliothek.»

«Come mai?» domandò ingenuamente la bionda, infilandosi nel bagno per prepararsi ma tenendo la porta aperta per udire la risposta dell'altra.

«Credo di aver trovato un libro di memorie che potrebbe aiutarci - spiegò Angelika spegnendo la televisione - Mi ci vorrà un po' prima di trovare qualcosa, però.»

Noa uscì dal bagno, i capelli legati in una treccia e il viso poco truccato. Era così fragile, pensò Angelika, che ogni volta che la vedeva uscire dalla porta di quell'appartamento sperava che il vento non la spezzasse.

«Speriamo in bene.» disse Noa, prima di prendere la sua borsa ed uscire di casa. Quando la porta si chiuse, Angelika sospirò.

«Andrà tutto bene - cercò di convincersi - Andrà tutto bene

*

Quando Noa sentì i raggi del sole colpirle le spalle, percepì l'umidità scivolarle via lungo la schiena. Si sentì inaspettatamente bene e decise di godersi quei pochi minuti che la dividevano dalla fermata della metropolitana. Sistemò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, incamminandosi con il naso per aria. Prima di quell'estate a Berlino vi era stata una volta soltanto, quando era ancora troppo piccola per ricordare. Di tempo per visitare la città non ne aveva, ma solo sentirsi parte di quel grande organico ch'era Berlino la faceva sentire elettrizzata. C'era un qualcosa in quella immensa metropoli che la faceva sentire come una bambina, pronta ad immaginarsi in un'avventura incredibile prima di addormentarsi. Dei pochi quartieri che aveva visitato, Charlottenburg era forse quello che più le piaceva e aveva più volte ringraziato suo zio per averle offerto l'opportunità di restare per l'estate nel suo appartamento poco distante dalla Sprea. Le bastava attraversare il ponte e percorrere un poco di strada per raggiungere il castello. Una volta si era spinta lungo il viale alberato che portava all'incrocio tra la Biscmarckstraße e la Kaiserdamm, dove si affacciava la piazza Sophie Charlotte; ma non era mai riuscita a raggiungerla perché Angelika, con fare preoccupato, le aveva imposto di tornare indietro.

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