sette

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Adelina Gonzales era di origine ispanica e per gran parte della sua vita aveva vissuto a Madrid. Di anni ne aveva una cinquantina e da venti era stata al servizio degli inquilini di quel vecchio ed elegante palazzo. Prima di lei, una donna dai folti capelli vermigli aveva ricoperto il ruolo di portinaia, ma a causa di un crollo emotivo - forzato specialmente dalle continue lamentele da parte del primo piano - si era ritirata in campagna. Tuttavia, Adelina non si era fatta spaventare da quella gente e con tranquillità aveva continuato a spazzare le scale e pulire il corrimano per farlo risultare sempre lucido. Così aveva conosciuto Frau Weinberg, pulendo il pavimento con un vecchio straccio che si era ripromessa di buttare, proprio davanti all’appartamento dell’anziana. Sapeva della sua esistenza, più volte l’inquilina del secondo piano aveva domandato ad Adelina di ritirare la posta di Frau Weinberg quando lei non faceva in tempo; ma la portinaia non si era mai permessa di bussare alla sua porta. Anna Weinberg era l’inquilina più tranquilla del condominio, anche perché dal suo appartamento all’ultimo piano non usciva da una decina d’anni. Così Adelina non aveva mai visto il suo viso, né sentito la sua voce. A tranquillizzarla era il suono di un vecchio giradischi che rimbombava per le scale poco dopo il mezzogiorno.

Fu un giorno, mentre Adelina puliva canticchiando una vecchia canzone della sua infanzia, che Frau Weinberg aveva aperto la porta dell’appartamento. Evidentemente l’aveva sentita e con un sorriso, l’aveva invitata ad entrare.

L’anziana si sorreggeva ad un vecchio bastone con manico in metallo, i capelli erano sistemati in un chignon candido e i suoi occhi erano annebbiati dalla cataratta. Aveva deciso di isolarsi, le aveva detto un giorno, si era trasferita all’ultimo piano così che le scale le impedissero di mischiarsi con il mondo. Nella sua vita ne aveva avuto abbastanza delle persone e Adelina l’aveva vista bene quella serie di numeri incisa sul braccio ed era rimasta in silenzio. Erano diventate amiche, sebbene la portinaia le si era sempre rivolta dandole del lei. C’era un rispetto reciproco tra le due e per questo Adelina ora sapeva della lettera. Di chi l’avesse scritta nemmeno Anna Weinberg ne era a conoscenza, ma una donna le aveva detto che se mai fossero sopravvissute, qualcuno avrebbe avuto il diritto di leggerla. La donna era morta e Frau Weinberg l’aveva tenuta per lunghi anni, prima di consegnarla al museo.

Noa ed Ölle rimasero ad ascoltare; la prima con un’attenzione quasi morbosa, il secondo guardandosi intorno e constatando come quel piccolo appartamento gli ricordasse la vecchia casa che sua zia aveva affittato in Spagna per le vacanze. Della storia di come la portinaia e l’anziana si fossero incontrate non gli importava granché.

«Quindi non ha mai saputo a chi volesse indirizzarla? Non ha mai tentato di scoprirlo?» chiese Noa, parlando per la prima volta dopo il lungo racconto della donna. Ölle parve risvegliarsi nel sentire la sua voce e per qualche minuto rimase a fissare la curva dolce delle sue spalle e le mani ossute posate in grembo.

«Signorina, non ho tempo per questo tipo di cose - le rispose con poca gentilezza Adelina - Ho fatto una promessa e la voglio mantenere, ma interessarmi dei problemi degli altri non è parte del mio lavoro.»

Ad Ölle parevano fossero passate cinque ore da quando erano entrati in  que__ll’appartamento ed osservando il sole calare lentamente dietro i palazzi di fronte, capì che con probabilità non aveva tutti i torti. Prese un sorso da uno dei succhi nelle confezioni per bambini che la portinaia aveva offerto loro, per poi risistemarsi su quel divano che stava cominciando a prendere la forma del suo corpo. Noa mosse le ginocchia, facendole sbattere adagio l’una contro l’altra.

«Mi dica quello che devo sapere, allora.» sussurrò senza cattiveria nella voce. Non voleva dare un ordine, le sue parole erano dettate dall’ansia e dalla curiosità.

«Non c’è molto da sapere - borbottò Adelina - Devo solo trovare una cosa che…» e si alzò dalla poltrona sulla quale si era seduta tutto quel tempo, dirigendosi verso un’altra stanza senza smettere di parlare tra sé.

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