dodici

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Angelika si svegliò che il suo cellulare suonava, avvisandola di star ricevendo una chiamata. Si alzò di scatto, ma la vista le si fece offuscata e la testa cominciò a girarle tanto da doversi stendere nuovamente, non riuscendo così a rispondere. Si domandò chi potesse essere ad averla chiamata di prima mattina, mentre l’eco della suoneria rimbombava ancora nella sua mente assonnata. Ci mise una decina di minuti a decidersi ad alzarsi, dopo essersi resa conto di essere troppo sveglia per tornare a dormire. Erano appena le nove del mattino, Noa sicuramente stava ancora dormendo - se ne aveva la possibilità, era capace di dormire fino a dopo pranzo - e quando aprì le imposte non poté non notare il vento forte che muoveva le cime delle alberi con forza. Rabbrividì, prima di richiudere la finestra e controllare chi l’avesse chiamata.

Era un numero sconosciuto, quello che aveva cercato di contattarla e, fosse stata un’altra situazione avrebbe lasciato perdere, sapendo che se fosse stato qualcosa d’importante, quel qualcuno l’avrebbe richiamata. Ma lei era ancora a Berlino e per la testa aveva solo i libri che aveva letto e il segreto che non era riuscita a svelare. Così le sue dita si mossero veloci sul display e quando la voce ormai divenuta famigliare di Reuter le rispose, comprese che davvero la speranza era l’ultima a morire.

Non si chiese nemmeno come fosse riuscito a scovare il suo numero di cellulare; quando lui l’avvisò di avere qualcosa per lei non esitò a chiudere la telefonata e catapultarsi nel suo armadio semivuoto, afferrando i primi vestiti che le capitarono sotto mano, cosa che non era da lei. Ad Angelika piaceva prendersi del tempo per se stessa la mattina e scegliere con cura ciò che era sicura le stesse meglio. Era alta e un poco robusta, così come suo padre e dato che spesso attirava l’attenzione dei passanti le piaceva essere vestita bene.

Ma quel giorno non fece caso ai jeans larghi e alla felpa sportiva che indossava solo per andare a correre. E forse l’aveva messa apposta, perché presa dalla foga si era davvero messa a correre verso la stazione nella speranza di prendere la prima metro che l’avrebbe portata verso la Staatsbibliothek il più in fretta possibile.

Quella mattina la metro era vuota, segno che chi doveva andare al lavoro era già uscito di casa ore prima e, chi invece poteva, era rimasto a casa a godersi le ore di sonno in più. Solo un gruppetto di ragazzine era seduto poco lontano da lei e un signore con una folta barba bruna, nonostante tutti i posti fossero liberi, se ne stava in piedi, una mano ad afferrare il palo per tenersi in equilibrio, l’altra a sorreggere uno copia del Tageszeitung. Angelika credette che fosse in procinto di scendere, ma quando arrivò la sua fermata lo notò ancora nella stessa posizione.

Camminò immersa nei suoi pensieri, tanto abituata a percorrere quella strada da non dover prestare attenzione a dove stesse andando. Si ritrovò davanti alla biblioteca pensando a cosa avesse da dirle Reuter e se questo avesse fatto sì da posticipare la loro ripartenza per Norimberga. Si chiese anche come Noa l’avrebbe presa ma non riusciva ad immaginare nessuna reazione da parte della cugina.

Reuter l’aspettava davanti al primo scaffale, il suo carrello da parte e lo sguardo vigile di chi è pronto a riprendere chiunque parli a voce troppo alta. Quando la vide, le fece un breve cenno per incoraggiarla a raggiungerlo.

«Spero la mia telefonata non ti abbia dato fastidio.» disse l’uomo, porgendole poi un libro che teneva distante da tutti gli altri, come se avesse avuto paura di dimenticarsi quale fosse. Angelika scosse la testa, perché sapeva che se avesse aperto bocca avrebbe cominciato a gridare dalla gioia.

Forse era un altro buco nell’acqua, forse non le avrebbe portate da nessuna parte, ma quelle pagine che stava sfogliando erano un nuovo punto di partenza.

«Leggilo con attenzione - le consigliò, battendo un dito sulla copertina - Potrebbe davvero aiutarti.»

Angelika gli sorrise con tanta gratitudine da non saperla esprimere. Decise di rimanere lì, quella mattina, almeno fino a quando Noa non si sarebbe alzata e l’avrebbe chiamata per chiederle che fine avesse fatto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25, 2014 ⏰

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