quattro

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«Ho trovato un lavoro!» esordì Paale, entrando nell'appartamento. Ölle stava cucinando, Otto seduto sul divano a guardare la televisione ed entrambi, quando udirono le parole del castano, scoppiarono a ridere di gusto.

«Tu? - disse Ölle dalla cucina - Un lavoro?»

Paale lo raggiunse, sedendosi con un tonfo sordo sul ripiano di fianco al lavandino. Ölle continuò a ridacchiare, mentre sistemava un pezzo di carne sul piatto.

«Lo trovi così divertente?» chiese il castano, rubando il piatto dalle mani dell'amico e chiamando a gran voce Otto per avvisarlo che era pronto. Il moro entrò nella stanza con ancora l'ombra delle risa sulle labbra, cosa che infastidì maggiormente Paale.

«E cosa hai intenzione di fare?» evitò di rispondere Ölle, sedendosi al tavolo e cominciando a mangiare lentamente. In realtà di cosa volesse fare l'amico nella vita poco gli importava, aveva altro per la mente. Ma di nuovo le parole di Paale lo portarono a non riuscire a trattenere una risata, seguito da un Otto che quasi si mise a piangere dal tanto ridere.

«Il modello? - domandò questi infatti - Vuoi fare il modello?»

Paale roteò gli occhi, offeso da quelle prese in giro. «Ho sicuramente più possibilità di voi due messi insieme.»

«Ma se ti sta venendo la pancia come quella di tuo zio Herbert! - lo schernì Ölle - Poi non ce l'hai l'aria da modello, nemmeno ti piace la moda.»

«E che c'entra? Mica devo vestirmi io - replicò Paale, toccandosi gli addominali per constatare se l'amico avesse ragione - E poi cosa ci vuole per fare il modello? Ormai con Photoshop si fanno miracoli!»

Ölle tornò a ridere.

«Sì - acconsentì Otto - Ma la tua espressione da culo con le emorroidi non te la toglie nemmeno il più potente dei software.»

Paale buttò le posate sul tavolo con forza, tanto che quasi scivolarono per terra. Si alzò e il suono della sedia contro il pavimento rimbombò in tutto l'appartamento. Ölle notò la sua bistecca mangiata per metà.

«Stai già cadendo nel giro dell'anoressia?» si prese gioco di lui facendo ridere anche Otto, mentre Paale sembrava arrabbiarsi ancora di più, diventando tutto rosso in viso.

«Mi è stata data l'opportunità - disse indispettito - E quando vedrete il mio bel faccino sui cartelloni...»

«Li pasticceremo con l'indelebile?» lo interruppe Otto, finendo di mangiare e rubando anche il pezzo di carne che Paale non era più intenzionato a mangiare.

«No! - ribatté affranto - Rimpiangerete il giorno in cui mi avete preso in giro. Quando tu sarai ancora in quel museo a prendere muffa e tu... tu probabilmente a raccattare le bottiglie dalla spazzatura per poterti comprare da bere, allora mi invidierete!»

«Aspetterò quel giorno con trepidazione.» disse Otto con voce ironica, quando Paale uscì dalla cucina per andare in salotto ed accendersi una sigaretta - rubata dal pacchetto di Ölle - prima di sparire nella sua stanza.

In cucina i due rimasero in silenzio per un po'; Otto intento a finire ciò che aveva nel piatto, Ölle con lo sguardo lontano, come se vedesse il volto dell'amico senza però guardarlo realmente. La vista gli si fece appannata e dovette scuotere la testa per riprendersi da quello stato di trance in cui non gli capitava spesso di finire. Di questo suo strano comportamento Otto se ne accorse, nulla sfuggiva al suo occhio all'apparenza intorpidito, ma sempre vigile.

«Che cosa succede?» chiese con ancora la bocca piena. Ölle si stiracchiò, non colpito dalla domanda del moro. Otto, onde evitare di dar inutilmente aria alla bocca, le cose era solito dirle con schiettezza. Non ti chiedeva come stavi o se andava tutto bene, perché sapeva che a quelle domande la gente rispondeva sempre con una bugia. Sto bene, va tutto alla grande e le persone poi ci cascavano, a quelle banali menzogne, poiché di sentir parlare dei problemi degli altri non ne avevano voglia. Ma Otto, che degli altri si preoccupava poco o niente, non si nascondeva dietro frasi fatte o leggi consuetudinarie.

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