Cap 2

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Finalmente suona la campanella di fine giornata e io tiro un sospiro di sollievo.
Uscendo mi si avvicinano Sara e Ruggero e insieme ci avviamo verso l'uscita.
-venite a pranzo da me? I miei non ci sono- chiedo ai miei due amici, Sara accetta, Ruggero deve andare agli allenamenti. Ci salutiamo e io e Sara andiamo verso il parcheggio per prendere il suo motorino.

Sara ha il motorino da 3 anni ormai e non smetto mai di ripeterle che  per me questo è una salvezza. Ogni volta è lei che mi salva e mi dà passaggio.

Il parcheggio della scuola è sempre stato un posto da me odiato. È come se fosse il punto di ritrovo dei più fighetti della scuola che si siedono sui loro motori e fumano quelle stupidissime sigarette elettroniche. E poi sono sempre stata una persona molto insicura, mi sento sempre osservata e giudicata. Come se loro mi guardassero per vedere quanto sono imperfetta.

Una volta tolte le catene Sara mi porge il casco.
-ti aspetto al cancello ok? - le dico, lei mi guarda, alza gli occhi al cielo e poi annuisce. Non voglio salire sul motore per rischiare di cadere e fare una figura di merda davanti a tutti.
Mi incammino verso il cancello quando a un certo punto sento un rumore di frenata appena dietro di me. Mi giro di scatto urlando - che cazzo fai!- pensando che fosse Sara che voleva farmi uno scherzo, ma appena mi giro vedo il ragazzo biondo di prima, Riccardo mi pare, che ride e mi guarda imbarazzato.

-scusami non ti avevo proprio vista- dice sorridendo, arrossisco - n-non fa nulla- balbetto, e poi vado via, aumentando il passo.

Sento il motore dietro di me che mi segue a passo d'uomo ma non voglio girarmi, raggiungo il cancello e trovo Sara ad aspettarmi, per fortuna conosce una strada più corta per il cancello, mi infilo subito il casco e monto in sella al motore senza dire nulla.
Sara mi guarda, guarda Riccardo che ha ancora un sorriso divertito in faccia e, sorridendo a sua volta, parte.

Una volta arrivate a casa mettiamo l'acqua a bollire per la pasta e scegliamo il tipo. La pasta è pronta e dopo 15 minuti siamo a tavola in silenzio, a consumare il nostro pasto.

Sara non fa domande su ciò che è accaduto all'uscita e mentalmente la ringrazio.

Io e Sara ci siamo conosciute a teatro, al primo anno di liceo, e abbiamo stretto subito. Ci eravamo già viste in classe ma non avevamo mai parlato prima di quella lezione di teatro.
Da quel giorno abbiamo stretto sempre di più, finché non le ho fatto conoscere Ruggero e abbiamo formato il gruppo che ancora ora frequento.

Sara mi costringe a studiare un po' ma poi dobbiamo correre di nuovo a scuola per le prove con il teatro.

Adoro il teatro. Frequento il corso di teatro a scuola da ormai tre anni e mi trovo benissimo. Devo ammettere di non  aver preso la decisione di frequentarlo io, mi aveva costretta mia madre, ma sinceramente devo ringraziarla. Il teatro mi ha aiutato ad avere un po' di sicurezza in più, per quanta ne possa avere. Amo immedesimarmi in altri personaggi, uscire finalmente dal mio stupido corpo per diventare qualcun altro, per cambiare. Penso che se non avessi il teatro non saprei che fare ora.

Quest'anno abbiamo deciso di mettere in scena una commedia greca di Aristofane: Le rane.
Per quanto non sia una commedia moderna, e non ci siano attori come Checco Zalone o Ficarra e Picone, con il mio gruppo di teatro ci siamo ritrovati più volte a piangere dalle risate leggendo i copioni.

Una volta finite le prove usciamo e Sara deve tornare a casa, così sono costretta a tornare a casa a piedi. Fortunatamente non abito molto lontana dalla scuola e arrivo in poco tempo.

Come sempre sono sola a casa.
I miei non ci sono mai. Mio padre è andato via da casa quando io avevo 7 anni, non so che fine abbia fatto, se ha un'altra famiglia e altri figli, è stato da quel giorno che ho cominciato ad odiarmi, a odiare il mio corpo e a non rispettarlo, ho cominciato a ingrassare e i bambini a scuola mi prendevano in giro, negli anni sono andata da diversi dietologi e questi mi hanno aiutata a perdere di nuovo peso ma la sicurezza in me non l'ho ritrovata. l'unico che è riuscito a starmi vicino in quel periodo è stato Ruggero, mia madre era entrata in uno stato di depressione e io ho cominciato a prendermi "cura" di me da sola.

Tre anni fa mia madre ha cambiato lavoro con uno che la costringe a stare fuori città quasi ogni giorno tranne la domenica. Nonostante la fatica nel dover essere sempre fuori casa, mi sembra molto più contenta e ne sono felice.

Ripenso a ciò che è successo al parcheggio. Se fossi salita sul motorino di Sara probabilmente non avrei fatto quella figura di merda con Riccardo. Tutto questo per colpa della mia insicurezza. Mi odio. Odio il mio corpo.

Non ho fame, o almeno mi costringo a pensarlo, e così vado nella mia camera e mi butto nel letto. Alle tre mi sveglio coi morsi della fame, provo a ignorarli ma non ci riesco.
Prendo una felpa, il mio pacchetto di sigarette ed esco in balcone accendendone una. Fumare mi aiuta ad attutire la fame. Cosí una volta finita la sigaretta riesco a tornare a letto e dormire

Fuck You I Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora