Cap 7

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Quando esco da scuola cerco Ruggero con lo sguardo. Lo vedo, è sempre accanto a Delia e stanno ridendo, non so perché mi da molto fastidio.

Mi avvicino, Ruggero non mi degna di uno sguardo mentre Delia mi guarda con indifferenza, forse anche disprezzo, chissà cosa le ha raccontato Ruggero, forse le ha detto che mi piace Riccardo, non so nemmeno io se è vero.
-senti dobbiamo parlare- dico al mio amico che finge di accorgersi ora di me.
Lo prendo per il braccio e lo porto di lato
-mi dici cosa hai?-
-niente, lascia stare, solo che non ho più voglia di stare ai tuoi giochi, non mi va più di farti da padre, di stare attento a quello che fai, se ti ubriachi, se non mangi, se fai queste cazzate, se fai finta di stare con me solo per fare ingelosire un ragazzo fidanzato, non ne ho piú la voglia, quindi per favore lasciami stare. - dice con uno sguardo che non avevo mai visto così duro. Lo guardo, ma per la prima volta non riesco a reggere il suo sguardo.
Delle lacrime scendono dai miei occhi, lui non mi guarda nemmeno, se ne va, girandomi le spalle.

Resto lì, sola, a piangere come una cretina, mentre tutte le persone mi passano accanto, guardandomi con apprensione.

Cerco di asciugarmi le lacrime ma continuano a scendere, mi giro e mi incammino.

Come se fosse fatto apposta comincia a piovere, non ho l'ombrello, metto il cappuccio, le cuffie nelle orecchie e continuo imperterrita a camminare.

Sento un clacson che suona dietro di me, mi giro e vedo una macchina, guardo meglio e dentro la macchina vedo Marco.
Mi asciugo le lacrime
-hei- fa lui
-hei- rispondo io tirando su con il naso
Lui mi guarda stranito
-tutto bene?- annuisco, poco convinta
-non mi sembra, vuoi passaggio?Piove a dirotto-
Entro in macchina con la testa china, lui mi guarda e mette di nuovo in moto l'auto.

-dove abiti?-
Gli do le indicazioni e lui fa:
-ai suoi ordini signorina- e accelera facendomi ridere.

Arriviamo sotto casa mia
-grazie mille- gli dico accennando un sorriso imbarazzato, poi gli do un bacio sulla guancia ed esco, rimettendomi il cappuccio.

A casa non pranzo, vado direttamente in camera e per tutto il pomeriggio non faccio altro che fumare e leggere.

Adoro leggere, mi aiuta ad andare più lontana possibile dal mio mondo. In questo momento sto leggendo "il Signore delle mosche", è un libro molto bello ma stranissimo.

Leggo cosí tanto che alle 18:00 ho finito il libro, e il pacchetto di sigarette. Decido di uscire a comprarne altre, il tabaccaio vicino a casa mia le vende anche ai minorenni.

Infilo le cuffie e mi dirigo verso il tabacchi, ha smesso di piovere ma il cielo è comunque coperto di grandi nuvoloni.

Dopo aver preso le sigarette dovrei tornare a casa ma non mi va, decido di andare al parchetto sotto casa, arrivo, mi metto su una panchina e comincio a fumare.
Ogni volta dopo che ha smesso di piovere la città sembra deserta. Il parchetto, solitamente gremito di bambini urlanti, è vuoto e da un senso di desolazione quasi tranquillizzante.

Dopo un po' però ricomincia a piovere e io sono costretta a tornare a casa.

È tardi ormai, sono le 2:00 di mattina, io non ho cenato e fuori continua a piovere. Sto pensando a Ruggero. Forse ho sbagliato io, anzi sicuramente ho sbagliato io, io sbaglio sempre, qualsiasi cosa io faccia.
È per questo che mi odio, che non sopporto niente di me, né di quello che faccio e che penso.

Sono certa che nessuno starebbe così male se io non ci fossi, ora che non ho più nemmeno Ruggero.

Prendo il telefono e gli scrivo
"Ru, qualsiasi cosa io abbia fatto mi dispiace, so di essere una cretina, se preferisci stare senza di me ti capisco".
Noto che il messaggio nemmeno gli arriva, mi ha bloccata.

Scoppio di nuovo a piangere, per poi addormentarmi fra le lacrime

Fuck You I Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora