5. IL NUOVO DON JUAN DE MARCO E ANDARE A FALENE ★

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Parte del capitolo è stato scritto con la collaborazione di:  DaddaTaras

Questo capitolo contiene contenuti per adulti, se volete saltarli appena li vedete, c'è un asterisco (*) che dividerà le parti 😊

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IL NUOVO DON JUAN DE MARCO E ANDARE A FALENE

Quelli successivi erano i mesi più rivoluzionari che avevo passato in Italia. Con Lara, di giorno in giorno, parlavo sempre di più ed era a dir poco fantastico. Finalmente c'era un dialogo, lei e la sua voce per me erano cose nuove dopo due anni di silenzio, e il come fossi riuscito a resistere a quella sottospecie di tortura era un mistero. Però non potevo essere più entusiasta di così e i suoi nonni non erano da meno. Anche loro avevano tentato di farla parlare, quindi vedere che la nipotina era riuscita ad aprirsi, faceva sicché la loro gioia illuminasse quella residenza.

Laretta sembrava finalmente contenta e percepire la sua risata era qualcosa di davvero unico. Non capivo come riuscissi a sentirmi così bene in sua compagnia e grazie a lei avevo trovato, dopo una lunga attesa, quella persona che potevo ritenere far parte della mia famiglia, esattamente come lo erano stati Xavier e Scarlett. Nonostante fosse mia cugina e la mia migliore amica, in qualche modo la vedevo anche come una piccola sorellina da proteggere.

Mi aveva parlato dei suoi pensieri di quando le raccontavo della mia infanzia, diceva che adorava gli episodi con i Willoughby e che sarebbe rimasta ore ed ore ad ascoltarmi. Mi aveva anche confessato che si divertiva agli inizi nel vedermi in difficoltà nel parlare italiano e, seppure era leggermente offensiva come cosa, risi insieme a lei, solo per vederla gioiosa e spensierata.

Era proprio quel tipo di felicità che ricercavo da tempo. Nonostante fossi riuscito ad ambientarmi costruendo nuove amicizie, mi mancava quella figura di cui preoccuparmi, era come se per me fosse essenziale trovare qualcuno da tenere sotto braccio, quella persona che aveva bisogno di me.

Lara era diventata questo, proprio come lo era stato per dieci anni Scarlett.

In mia cugina riconoscevo molti di quei atteggiamenti nostalgici della piccola Willoughby, come il rossore delle guance, la falsa sicurezza che voleva trasmettere, persino la voce sembrava la medesima, sottile e delicata come un petalo di rosa.

Stare in sua compagnia era diventata una necessità, forse una dipendenza.

Ero cronicamente preoccupato per la sua sicurezza, ad esempio, quando usciva di casa cercavo di tenermi libero per poterla accompagnare, quando finiva lezioni mi mettevo al solito pilastro del cancello ad aspettarla, anche perché decidendo di frequentare il mio stesso istituto me la ritrovavo persino nei corridoi, quindi durante le pause ci trovavamo spesso, conoscendo così le nostre cerchie di amici.

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