2) Selfie, sigarette e segreti

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* Linguaggio volgare, riferimenti sessuali, tematiche delicate, accenni di violenza e abusi *

Claire's POV

Fabrizio mi guardò, senza capire.

- Oh, qui in Italia, forse le cose sono diverse...

- Tu sei de Londra, quindi?

Scossi la testa: - Non proprio, vengo dalle isole Scilly. Fanno parte della Cornovaglia...

- Stellì, nun me fa' 'na lezione de geografia. Te prego. Spiegame bene 'sta cosa der tutore legale, te va?

- Sì. Allora... i miei genitori, sei mesi fa, sono morti in un incidente stradale... io ero su quella macchina, con loro... li ho visti morire... è stato... è stato orribile! Io mi sono salvata per miracolo, praticamente...

Fabrizio si mosse così velocemente, che quasi non me ne accorsi.

L'attimo prima era davanti a me, che mi guardava, ascoltandomi con attenzione. E quello dopo, mi stava abbracciando, senza stringere eccessivamente.

Stavo bene, tra le sue braccia. Per qualche inspiegabile ragione, quell'uomo burbero, che parlava come uno scaricatore di porto e in quel modo ci si conciava pure, riusciva a trasmettermi un senso di sicurezza immenso.

Quando, però, iniziò a muovere leggermente le mani sulla mia schiena, in una serie di carezze leggere che avrebbero dovuto farmi rilassare, sussultai. Gli poggiai le mani sul petto, spingendolo via.

- Non... non mi toccare... non voglio che mi tocchi... - stavo piagnucolando in maniera pietosa.

Lui annuì, staccandosi da me, sollevando le mani in segno di resa, per poi infilarle nelle tasche dei jeans che indossava.

- D'accordo. Scusame, tengo 'e mani apposto da qua n'poi... ma sappi che nun te volevo fa' niente de strano... te volevo solamente abbraccia', nulla de più...

Scossi la testa: - Non sopporto che gli uomini mi tocchino. - dissi rabbrividendo, anche se c'erano tipo quaranta gradi.

- Credo de sape' perché... ma vorrei che fossi tu a dirmelo... se te va, chiaramente... - fece una breve pausa - ... ascolta, levamose de qua, stamo n'mezzo 'a strada... 'namosene a magna' quarcosa, in un posto più tranquillo... che ne dici, piccolé?

Assottigliai gli occhi: - Non verrò a casa tua. - dissi ferma, scuotendo energicamente la testa.

- E io nun te ce porto. Te porto in un ristorante, n'mezzo a 'e persone, così capisci 'na bona vorta che nun c'ho cattive n'tenzioni come credi tu, ma che te vojo solo aiuta'... tu mo devi permette, però... - indicò la macchina aperta - ... sali, daje.

Sospirai, arrendendomi e sedendomi sul sedile del passeggero. Non capivo un accidente di macchine, ma quella sembrava comoda. Non era un macchinone appariscente, ma ci si stava bene.

Fabrizio chiuse la portiera e fece il giro dell'auto, aprendo il suo sportello e sedendosi.

- Posso fuma', o te da fastidio?

Gli rivolsi un piccolo sorriso, aprendo la borsa e mostrandogli un pacchetto di sigarette pieno per metà.

Un ghigno divertito gli piegò le belle labbra carnose: - Oh, fumi pure te! Bono a saperse... te ne posso offri' una delle mie?

Annuii, richiudendo la borsa, mentre lui tirava fuori un pacchetto di sigarette alquanto ammaccato da una tasca dei jeans, prendendo due sigarette direttamente con la bocca e allungandomene una.

La presi, stando bene attenta a non sfiorargli le labbra nemmeno per sbaglio.

Scosse la testa: - Stai serena, che nun mordo, sa'? Almeno, nun adesso...

La scuola dell'amore {Attualmente sospesa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora