5) Ho sentito le tue mani, su ognuna delle mie cicatrici

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* Linguaggio volgare. Accenni di natura sessuale. Descrizione di violenza e abusi. Capitolo crudo... ce la fate, moropatiche mie?? *

Claire's POV

- Oh, God. Brucia!

- Cosa te brucia, piccolé?

Doppi sensi ovunque!

Ma sta bene di testa quest'uomo, sì?

- Tutto. Il sole è troppo forte. E io ho la pelle chiara. Mi scotto subito. E sono ancora vestita. Se mi spoglio, mi ustionerò.

- Oh, ma io ho preso pure questa, sa'?

Mi agitò davanti un tubetto di crema solare. Fattore 50+.

Cioè, l'uomo perfetto in pratica.

"Non lasciarti incantare. Quello vuole solo portarti a letto. E' come tutti gli altri, Claire. Lo sai benissimo, perché sta facendo tutto questo. Sai a cosa vuole arrivare. Come tutti. Alla fine dei giochi, quello che vogliono è solo approfittarsi di te. Usarti. Hai lottato così tanto... non puoi lasciarglielo fare..."

- Piccolé, ce sei?

- Eh? - tornai bruscamente alla realtà - Sorry. Scusami. Stavo pensando a... oh, nulla di importante...

- Sicura? C'hai 'na faccetta strana...

- No. E' tutto ok. Davvero. Grazie per la crema. - allungai le mani per prendere il tubetto, ma lui scosse la testa, togliendolo dalla mia portata.

Lo guardai perplessa.

- Ce penso io a mettertela. - disse, in un tono che non ammetteva repliche.

Iniziai a spogliarmi, piegando con cura i miei vestiti e posandoli ordinatamente su un lato del telo.

Ero piena di lividi, addosso. Lividi troppo grossi, che non potevano essere coperti in nessun modo. Il fondotinta non sarebbe bastato. E in alcuni punti, nemmeno ci arrivavo.

Certo, con le luci artificiali del camerino non si notavano molto, ma qui eravamo in piena luce solare. Si sarebbero visti tutti. E poi c'erano le cicatrici. Tante. Troppe. Ricordavo come me le ero procurate. O meglio, come lui le aveva procurate a me, una per volta. Nemmeno un tatuaggio avrebbe potuto coprirle.

Io piangevo, gridavo. Lo imploravo di smettere. Gli dicevo che poteva prendersi i soldi, se voleva. Ma lui nulla. Continuava imperterrito.

"Riuscirò a piegarti, prima o poi. Giuro che lo farò, piccola stronza!"

Diceva questo. E poi mi chiudeva a chiave in una stanza a caso. E mi ci lasciava per giorni. Una volta, mi aveva chiusa in uno sgabuzzino, per più di ventiquattro ore. Ero in condizioni igieniche penose. E la mia sanità mentale aveva minacciato di crollare seriamente.

Ma questo, Fabrizio non poteva saperlo. E non l'avrebbe mai saputo. Perché io non gliele avrei mai raccontate, queste cose, o sarebbe fuggito a gambe levate, il più lontano possibile da me. Perché, diciamocelo, chi la vuole una stupida ragazzina traumatizzata che non riesce ad andare oltre un bacio e che, al solo pensiero, si sente morire?

- Fab, no. Preferisco fare da sola. Per favore... io...

Ma lui non mi stava ascoltando. Però mi guardava. Con attenzione. Mi girò attorno, ispezionando ogni centimetro del mio corpo. Mi sentii morire per la vergogna.

- Basta, smettila! Non c'è niente da guardare, ok? Non sono come ti aspettavi, vero? Troppo sfregiata. Non faccio per te. Non è così?

Scosse la testa, i suoi occhi erano pieni di dolore.

La scuola dell'amore {Attualmente sospesa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora