24. You're the problem

2.5K 98 0
                                    

Dopo quelle parole mi alzo ed entro in doccia, non tanto per il bisogno di lavarmi ma piuttosto per stare sotto l'acqua e poter pensare.

Non so esattamente cosa mi aspetto di trovare ad una riunione piena di cacciatori, forse che mi accolgano a braccia aperte? Una specie di setta satanica? No, non ne ho la minima idea. Spero solo che non mi riconoscano o mi uccidano. L'unica cosa che gli farà capire che sono una dominatrice sono i miei capelli, dovrei tingerli di nuovo?

No, non credo che sia una buona idea. Potrei mettermi una cuffia e infilarci dentro tutti i capelli, se li nascondo non dovrebbero fare domande.

"Eve?" Isaac mi chiama da dietro la porta.

"Che c'è adesso?" chiedo prendendo un accappatoio e coprendomi dal petto in giù.

"Volevo solo..." si interrompe e passano alcuni istanti di silenzio.

"Se vuoi dirmi che non devo dirlo a nessuno allora sta tranquillo, non lo farò. Anche perché non c'è nessuno a cui potrei dirlo, come ben sai non ho molti amici"

"Non volevo parlarti di quello"

Resto in silenzio dall'altro lato della porta e appoggio la fronte e sospiro.

"E di cosa volevi parlarmi?"

"Non so se è giusto dirtelo, non vorrei confonderti"

Apro la porta incuriosita dalle sue parole, lui si spaventa e sobbalza. Si fa indietro per farmi passare e mi volto verso il muro per infilarmi la biancheria.

"Quando ho visto la foto dei tuoi genitori mi ha colpito tuo padre, l'avevo già visto e fino a poco fa non ricordavo dove"

"Cosa stai dicendo?" mi volto avendo paura di cosa possa uscire dalle sue labbra.

"Era in una foto in camera di mia madre, erano abbracciati. Non so cosa significhi ma ho sempre pensato che fosse un suo amico o..." non continua per non insinuare qualcosa di cui non ha prove.

"Non dirlo neanche per scherzo Mountbatten! Sei sicura che non fosse mio zio? Era all'incoronazione, si assomigliano parecchio"

Scuote la testa e vedo quanto è dispiaciuto. "No, sono sicuro. Qualche anno fa è venuto al castello, era lui"

"Non ne voglio parlare, è già abbastanza tardi e devo prepararmi per uscire. Non voglio che indaghi oltre, non voglio sapere niente"

Mi metto le prime cose che trovo: dei pantaloni neri e una felpa del medesimo colore e poi cerco una cuffia nell'armadio. Ci infilo detto i capelli e prima di uscire mi infilo le scarpe da tennis.

"Spero che rispetterai ciò che ti ho detto, quello che c'è o non c'è stato tra di loro non è un nostro problema"

Esco lasciando tutti i miei problemi in quella stanza e corro nelle stalle prima che qualcuno possa avere l'opportunità di bloccarmi.

"Sarà una bella avventura Darkness, magari ci uccideranno e impaleranno le nostre teste, forse ci bruceranno vivi. Chi lo sa."

Monto a cavallo e corro giù per la collina verso la città, passando su strade bianche e poi su altre con i ciottoli.

Il vecchio mulino è chinato così non perché è effettivamente un mulino, ma perché è una casa molto veccia, forse un tempo era una fattoria, e sul tetto ci sono centinaia di girandole e quando soffia il vento sembra che sia un vero e proprio mulino.

Più o meno.

Diciamo che chiunque l'abbia nominato "il vecchio mulino" potrebbe aver preso una o più pastiglie, e magari anche qualche bicchiere di alcol di troppo.

Sul prato intorno al mulino ci sono vari cavalli, legati o lasciati al pascolo. Scendo e Darkness non si muove minimamente, quel cavallo è davvero troppo pigro. Se non la costringi, allora, potrebbe rimanere ferma dove la lasci per giorni.

Entro dentro e rimango scioccata, non pensavo che fossero organizzati fino a questo punto.

C'è un palco e tutt'intorno persone sedute e altre sedie vuote, hanno tutti in mano un volantino.

Prendo posto infondo alla stanza, per non attirare l'attenzione in caso dovessi lasciare prima la "riunione" o come volete chiamare questo covo di estremisti psicopatici.
Nel giro di cinque minuti tutta la sala si riempie e chi non trova posto a sedere rimane in piedi, tutti schiacciati contro le pareti.

"Adesso che chiamo al completo possiamo iniziare" dice un uomo alto, magro, con i capelli marroni e gli occhi azzurri, blu scuro a dire il vero, salendo sul palco. Non sono sicura sia un Doppelgänger, però potrebbe esserlo.

"Come ben sapete i dominatori, i reali, sono dei parassiti per questa civiltà, la controllano traendo vantaggi e lasciano il marcio a noi. Tutto gira intorno a loro come se fossero il centro della terra. Sono una malattia e come tale" indica tutti i presenti. "Vanno estirpati."

Avevo ragione, anche se setta non lo definisce alla perfezione. Sembrano più dei fanatici, non posso crederci.

"Bisogna ucciderli prima che loro uccidano noi, rispondere ai loro elementi con le armi cariche e pronte a sparare. Dobbiamo liberarci del loro conando!"

La folla applaudisce e io rimango ancora più sconcertata, come fanno a pensare che sia giusto ciò che sta dicendo? Se non ci fossimo noi al comando il mondo sarebbe ancora nell'anarchia, ogni elemento sarebbe in guerra conto gli altri e contro i non-dotati!

"Non crede che siamo tutti uguali e che ogni essere umano abbia diritto di vivere?" chiedo alzandomi in piedi, stufa dei suoi deliri.

"Chi sei?" chiede socchiudendo gli occhi in una fessura.

"Nessuno, solo qualcuno che è venuto a sentire quello che hai da dire sperando di trovare un rivoluzionario, non un fanatico"

Già, è uno dei miei difetti più grandi. Tendo a stuzzicare le persone, a colpire il loro orgoglio pur di non mettere da parte il mio.

"Fatti avanti" con la mano mi fa cenno di salire sul palco e scuoto la testa.

"Grazie ma preferisco rimanere dove sono. Volevo solo dire che il problema non sono i dominatori, sono persone che cercano di arrivare al potere con la violenza. Come pensate di essere migliori dei reali se non state facendo ciò che dite, non bisognava estirpare la malattia?"

"E chi sarebbe la malattia in questo caso?" domanda scendendo dal palco e avvicinandosi a me.

"Voi."

The princess Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora