Capitolo 5.

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Non sapevo bene come prendere la situazione, io che ero stata tradita ero caduta nelle tentazioni di uno stupido gioco infischiandomene dei sentimenti altrui. Non era da me e non lo sarebbe mai stato se non mi fossi incasinata la vita a quella festa, spinta dal desiderio di non soffrire ma incastrare i sentimenti e lasciare che essi si scontrassero.

Quando uscii sul terrazzo il vento gelido entrò in contatto con le mie gambe nude facendomi rabbrividire, Angelo era fermo accanto al cornicione con una sigaretta tra le labbra che avrebbe potuto fumare tranquillamente più tardi ma potevo comprendere il suo nervosismo.

"Posso?" Chiesi e lui annuì permettendomi di sistemarmi al suo fianco, non disse nulla ma aspettò fino a quando non provai a parlare e spiegare. "Non volevo che accadesse tutto ciò, non l'avevo programmato e se solo..."

"Va tutto bene Reb." Mi interruppe. "Ci abbiamo provato ma è palese che le cose tra noi non possano funzionare, io con te sto bene e suppongo che la cosa sia reciproca ma non è abbastanza."

"Questo è vero." Ammisi e lasciai che lui parlasse ancora.

"Stefano ti piace e lui piace a te, te lo posso assicurare perché ormai lo conosco bene. Non pensare a me, per te ci sarò sempre come amico ma è chiaro che non potremo mai essere qualcosa di più." Non sapendo più cosa dire, mi limitai ad accettare il suo abbraccio e stringerlo a me in un momento nostro ed esclusivamente amichevole. Quando tornammo dentro il gioco era finito e di Stefano nessuna traccia, ma non me ne preoccupai e mi limitai a raggiungere le mie amiche per ballare con loro come stavano già facendo. Stefano riemerse solo alla mezzanotte per gli auguri ma in quel momento lo ignorai così come per le tre ore successive. Non sapevo come comportarmi, non sapevo cosa fare ed era chiaro che Angelo si sbagliasse e non gliene fregasse molto, pensava solo a rivolgermi occhiate gelide e senza valore. Con gli altri continuammo tutti insieme a ballare, scherzare e bere finendo poi nelle nostre rispettive stanze ormai esausti.

Quando raggiunsi la mia stanza Amelia e Riccardo mi salutarono mentre mano nella mano si dirigevano verso la propria. Alla fine Amelia aveva preso coraggio e aveva scoperto che i suoi sentimenti erano ricambiati, perciò adesso mi toccava vedere le loro smancerie in ogni attimo e dividere definitivamente la mia migliore amica. Intanto Stefano era già all'interno della camera e non mi preoccupai di bussare, ritrovandolo con indosso solo i jeans e con il torace completamente scoperto.

"Oddio, perdonami, torno dopo..." dissi imbarazzata lasciando che per l'ennesima volta da quando l'avevo conosciuto, le mie guance si tingessero di un leggero rosa.

"No tranquilla, entra pure tanto non ho preso il pigiama e dormirò così." Voleva uccidermi o cosa? Una notte così non avrei resistito al mio istinto di saltargli addosso.

Con i vestiti indossati per tutta la sera, con indosso un pantalone a quadri e una maglia a maniche corte entrai in camera come richiesto e imbarazzata lasciai tutto su una sedia per poi sedermi sul letto. Avevo lavato i denti, mi ero struccata e cambiata ed ero pronta per dormire se non fosse che il ragazzo accanto a me pensò bene di sistemarsi con un semplice pantaloncino nel letto, a quanto pare prestatogli da Oscar.

"Allora tra te e Angelo?" chiese e mi girai sistemandomi per bene sul letto, lo guardai riflettendo sulla risposta e sul perché di quella domanda e poi risposi.

"Siamo amici, non poteva funzionare e anche se ci abbiamo provato è meglio non andare oltre." Lui sembrò sollevato e strinse lo spazio tra noi.

"Non ti vedevo bene con lui." Disse.

"Solo perché lo odi per qualche assurda ragione, non è male e se tu provassi a conoscerlo te ne renderesti conto."

"Non credo, ho già conosciuto abbastanza di quel ragazzo e sono a posto..." nessuno dei due disse nulla per qualche minuto, poi si alzò dal letto e frugò nella tasca della sua giacca.

"Ti avevo preso un regalo per Natale ma non ci siamo più visti." Rimasi quasi stupita, non immaginavo che avesse pensato a me in questi giorni e immediatamente mi sentii in colpa per non avere nulla da dare a lui.

"Ma io non ti ho preso nulla..." Ammisi e lui ridacchiò, mi porse la scatolina e sollevò le spalle, non si aspettava nulla ma voleva che io avessi ciò che era nella scatolina. Decisi di aprirla e da essa portai fuori una collanina con un ciondolo sul quale mi soffermai: era un aereoplanino di carta, un chiaro riferimento alla mia passione per i viaggi che ormai conosceva grazie alle lunghe chiacchierate e i messaggi scambiati.

"Wow Ste, è bellissima, aiutami a metterla." Mi girai e sollevai i capelli per aiutarlo nell'impresa e una volta agganciata mi rigirai pe rabbracciarlo. Lui però si allontanò di botto e spalancò gli occhi per poi dire:

"Tu che sei tanto santarellina hai dei tatuaggi." Mi prese in giro ed io risi mostrando i miei due disegni che avevo sul braccio. Gli feci vedere il primo spiegandogli che il significato era molto intimo, lo conoscevano solo mio fratello e Amelia, e lui non fece pressioni per sapere di più.

Quando vide la scritta "mamihlapinatapa" sorrise divertito dal suono della parola e dal fatto che non riuscisse a pronunciarla correttamente.

"E cosa significa?" chiese riprendendo serietà ed io nello stesso atteggiamento gli risposi fissando i suoi brillanti occhi verdi che lui teneva fissi nei miei.

"Beh, non si può tradurre ma è una parola che va solo spiegata: indica l'azione di guardarsi reciprocamente negli occhi in attesa che uno dei due faccia ciò che entrambi desiderano."

"Tipo adesso." Disse.

"Tipo adesso." Affermai.

Così in meno di pochi secondi mi ritrovai nuovamente attaccata alle labbra del moro, con le mie mani intrecciate tra i suoi capelli e cavalcioni sul suo corpo tonico mentre le nostre lingue si sfioravano. Allo stesso modo i nostri corpi, le nostre mani toccavano fianchi e spalle, scendendo lungo il busto e intrecciandosi dietro la schiena e tra i capelli. Avevo perso il controllo della situazione e ne ero più che felice, lo sentii ansimare quando baciai il suo collo scendendo fino al petto tatuato e risalii per far scontrare nuovamente le nostre labbra fino a staccarci per riprendere fiato.

"Beh, devo ammettere che non sei male Magnani." Disse ed io risi insieme a lui fino a quando dopo qualche altro bacio non mi addormentai tra le sue braccia, annaspando il dolce profumo che ormai conoscevo bene e desiderando che quel momento durasse all'infinito.

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