Capitolo 15.

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Tenevo il labbro inferiore stretto tra gli incisivi, non ero riuscita a studiare molto negli ultimi giorni e temevo che il compito sulla letteratura francese fosse andato male. Con grande sorpresa, però, quando mi venne consegnato tra le mani che smisero di tormentarsi l'una con l'altra, notai di essermela cavata con una sufficienza e mi andava bene. Non aver fatto nulla e aver studiato il più possibile il giorno prima con Amelia esausta che cercava di convincermi a guardare un film, probabilmente, era stata la cosa più faticosa. Ormai nella mia vita sembrava essere tornato del tutto il sereno e le vacanze di Pasqua si stavano avvicinando, avremmo avuto poco più di una settimana per svagarci e non vedevo l'ora.

"Già ci vedo nella casa a Bracciano di Marcolino ogni sera." Disse la mora ed io le sorrisi, non avevo ancora fatto dei programmi e a quanto pare lei aveva scelto per me ma andava bene.

"E Marco lo sa che dovrà mettere casa sua a disposizione per l'ennesima volta?"  Domandai e Riccardo spuntò alle mie spalle sugli scaloni del cortile.

"Ovvio, l'ha proposto lui aggiungendo che solo con noi quella casa prende un po' d'aria. I suoi genitori non ci vanno mai e sua sorella è un po' troppo piccola per una fuga amorosa..." Ridacchiai alle sue parole e accesi la sigaretta, avrei avuto un'ora libera perciò assieme alla mora mi mossi con estrema calma tra una conversazione ed un'altra.

"Rebecca Magnani!" Sentii gridare il mio nome dal basso e girai lo sguardo, un ragazzo con gli occhiali e un po' goffo stava sventolando in aria le mani per richiamare la mia attenzione. Quella scena mi strappò una risata e mi preparai a scendere per raggiungerlo e sentire cosa dovesse dirmi.

"Ma lo conosci?" Chiese Amelia ed io scossi il capo scendendo verso il ragazzo castano.

"Ciao, tu sei...?" chiesi e gli sorrisi, era a disagio ma non ne capivo affatto il motivo.

"Stefano mi ha detto di cercarti per darti questa, aspetta una tua risposta al vostro posto.  Ha detto anche di non tardare e che alle 11:00 devi essere lì." Non rispose alla mia domanda e mi liquidò velocemente senza neppure salutarmi, dire che rimasi basita è dire poco ma alla fine scossi il capo tornando alla realtà e poi dai miei amici.

"Cosa diamine è appena successo?" Chiese Riccardo e Amelia si tolse dalle sue gambe per prendere posto da sola accanto a me quando tornai a sedermi.

"Diceva che questa è una lettera da parte di Stefano ma verificherò dopo, ora vado in classe e vi lascio da soli." Feci l'occhiolino in maniera scherzosa alla mia amica che mi mandò silenziosamente a quel paese, poi mi allontanai e non appena trovai un angolo tranquillo aprii la busta per estrarre il foglio contenuto all'interno.

Non volevo aprire un segreto mio e di Stefano neppure davanti ai miei migliori amici, chi ero diventata?

Sul pezzo di carta consumato vi era un disegno che riconobbi subito per la precisione, i colori e la tecnica: ero io, un mio ritratto con i capelli scompigliati dal vento e un gelato tra le mani e nello sfondo alcuni grattacieli e chiaramente si distingueva lo Space Needle di Seattle. Girai il foglio da come indicava una freccetta quasi nascosta in basso e su quel lato vi era una frase che lessi velocemente:

"Vieni a Seattle con me?"

Sorrisi mostrando la schiera di denti bianchi, la mia espressione era contornata dalle guance leggermente rosa e gli occhi celesti non erano mai stati così felici e coscienti di aver preso posto nella vita di una persona. Mancavano pochi minuti alle undici e dovevo sbrigarmi e sperare che nessuno mi vedesse o sarebbe stata la fine. Ma come tutte le favole, il cattivo arriva e cerca di portarti via la felicità:

"Signorina, dove sta andando?" Sentii la voce del bidello e mi paralizzai sul posto, avevo appena iniziato a salire le scale per raggiungere Stefano ma la sfortuna era qualcosa che da me proprio non voleva staccarsi.

VIRAHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora