Capitolo 6.

58 3 0
                                    






"Io forse potrei anche accontentarmi ma non voglio, non esiste. Io voglio un amore vero, stratosferico e magico. Voglio una persona che sopporti ogni mio momento di squilibrio, pazzia, rabbia, felicità, tristezza e tutte le emozioni che io possa arrivare a provare in un solo momento. Voglio un amore che mi migliori, che mi faccia sentire bene e anche di più. Voglio urlare al mondo che finalmente sono felice, anche se lascia i calzini sporchi a terra. Sono felice anche se beve il caffè e a me fa schifo, perché tanto al mattino mi porterà una tazza di tè a letto. Anche se i suoi gusti musicali sono orrendi e al cinema vuole vedere solo cose che piacciono a lui, perché tanto mi farà dimenticare tutto quando poserà la sua giacca sulle mie spalle il sabato sera e quando sul divano mi lascerà prendere tutta la coperta. Accetterò ogni suo cipiglio confuso sul viso, i suoi toni bruschi quando sarà nervoso e la sua risata contagiosa quando sarò io ad essere nervosa. Accetterò le sue braccia intorno al mio corpo quando urlerò di odiarlo, perché lui sa bene che non voglio che se ne vada ma solo che resti e mi sopporti. Voglio un amore che mi aspetti quando sarò in giro con le mie amiche e mi scriva di averci provato ad aspettarmi sveglio ma era troppo stanco, così come farò io quando arrabbiata gli rinfaccerò di avermi lasciata a casa da sola per una birra al locale all'angolo. Voglio portare un vestito più corto del solito e vedere sul suo viso il sorriso malizioso che mi fa arrossire. Voglio che in macchina sia geloso del ragazzo che al bar mi ha salutata, cosicché io possa sporgermi a baciargli la guancia e rassicurarlo, perché nessuno è come lui. Voglio fare caso a quelle piccole cose, che sono proprio quelle a fare grande la felicità delle persone e voglio i suoi occhi sempre sui miei.  Voglio un amore vero, ma più di tutto, voglio credere nell'amore."

Richiusi il portatile e lo lasciai sul letto accanto al mio corpo, stendendomi per fissare il soffitto bianco illuminato dalla luce fioca del lampione. Le tende della mia camera erano aperte, la porta era chiusa ed io invece ero semplicemente confusa. Mancavano pochi giorni al ritorno a scuola, non ero pronta e non avevo idea di cosa fare per occupare il tempo fino ad allora. Non avevo più avuto notizie di Stefano, dopo quella sera era completamente sparito e nemmeno gli altri sapevano dove fosse finito. L'unico che ero convinta sapesse era Oscar, non poteva essere ignaro di tutto ma non volevo sapere, non importava e non sarei caduta ancora nella trappola. La mia testa però continuava a tornare a quella notte, quando le nostre labbra si ritrovarono più e più volte. Istintivamente mi toccai le labbra con l'indice e resami conto di ciò, scossi il capo per liberarmi da ogni tipo di pensiero e mi sollevai dal letto. Presi dallo scaffale il primo libro, lo sfogliai per pochi minuti e poi lo abbandonai sul letto assieme al portatile. Mi sollevai nuovamente per proseguire a piedi nudi, lungo il tragitto che portava alla mia cabina armadio e frugando trovai una tuta che non esitai ad indossare. Erano le cinque del mattino, avevo dormito due ore e la mia testa non la smetteva di tormentarmi con pensieri assurdi, così pensai che la cosa migliore da fare fosse correre.  Non so quanto tempo trascorsi, l'unica cosa certa erano le chiamate di mia madre che non trovandomi nel letto, giustamente, si preoccupò rassicurandosi solo dopo, leggendo i miei messaggi. Mentre i miei piedi correvano sull'asfalto bagnato, a causa dell'umidità notturna, iniziai a pensare al fato che nella mia vita ci volesse un cambiamento e che dovevo iniziare a non pensare agli altri. Facile a dirsi ma a farsi?

Il lunedì del rientro a scuola sembrava sempre più lontano, le mie giornate erano vuote a causa della partenza di Riccardo e Amelia per chissà dove, e con gli altri io non avevo intenzione di uscire. Mi sentivo strana, incapace di prendere decisione che mi portassero a confrontarmi con il resto della società. Non era stato Stefano la causa di quella mia improvvisa depressione, anche se evidentemente aveva contribuito, credo però che la causa sia stata l'insieme delle emozioni provate e che abbia quindi esaurito la mia energia. Qualche giorno di solitudine e ricaricamento mi avrebbe sicuramente fatto bene, o nel peggiore dei casi mi avrebbe resa asociale e incapace di relazionarmi con la gente. In qualsiasi caso decisi di non curarmi di nessuno e passare quei giorni come avevo programmato e così, tra un film e un altro, mi sono cimentata nella lettura di alcuni libri e nella sperimentazione di nuovi generi musicali per i quali poi ho sviluppato una grande passione. Tra una cosa e un'altra, arrivò il sabato e con il ritorno dei miei due amici che sembravano aver trascorso una qualche luna di miele, decisi di andare alla festa organizzata dal resto della compagnia per la fine delle vacanze, non che ci fosse molto da festeggiare ma ogni scusa era buona.

VIRAHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora