Cap. 4:Moca per tre.

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Rosalba's Pov

Mi sveglio presto, non so esattamente che ore sono, ma la flebile luce del sole degli ultimi giorni di Dicembre passa per le persiane, deduco che sia già mattina inoltrata.
Prendo il telefono, e ancora stesa, lo accendo. Sono le sette e venti.

Mi alzo facendo piano e mi accorgo che in cucina non c'è nessuno, quindi di mia iniziativa do una pulita in giro, e cerco la Moca per farmi un caffè. Dopo poco arriva anche Edoardo.

"Sei mattiniera? Ti sei alzata che è presto fracico" ride, prendendo un pacco di sigarette e piazzandosi fuori.
"Abbastanza. Mattituna e pure insonne, vedi te" dico cercando il caffè solubile per la moca.
"Fanne uno anche per me!" dice accendendo una sigaretta.
Metto la moca per due, e nel frattempo canticchio. Ho un motivetto in testa, non so neanche esattamente da che canzone provenga ma continuo a canticchiare, con addosso una felpa e dei leggins e i capelli in una coda bassa scomposta. Suppongo di non essere una bellezza conciata così.

Il profumo del caffè riesce a svegliare anche quel dormiglione di Lauro, che finalmente entra in cucina ancora preso dal sonno, mentre bevo il caffè appoggiata al tavolo senza neanche sedermi.
"Buon giorno scriteriata, ma che cazzo di ore sono? Ti svegli così presto?"
"Sono le otto e un quarto ora La, e io sono sveglia da un po' sì, ma sono mattutina" quasi rido, mettendo il caffè sul fuoco per lui.
"E pure insonne, m'ha detto" Edoardo fa capolino da fuori mentre prende il suo di caffè e ha il telefono in una mano.
"Ma se quando eri piccola dormivi sempre della grossa, dai, non ci credo" ride, per prendermi in giro.
"Le cose cambiano.
Però devo dire che non mi sento distrutta dormendo poco" biascico.
"Vabbè dai Ros, dammi questo caffè e tagliamo la testa al toro mò. Non ne dovresti bere se dormi poco" quasi mi rimprovera.
"Daje La, mi piace svegliarmi a orari indecenti la sera e svegliarmi presto la mattina. Posso fare molte più cose" dico, con positività, mentre vado a prendere il mio zaino per cercare un pacchetto recondito di Camel blu.
Ne ho ancora undici, ne sfilo una e me la metto fra le labbra.
"Accendi?" gli dico, quando vedo che sta giocando con l'accendino. Con un colpo rapido mi accende la sigaretta, senza neanche tanto entusiasmo, io mi metto fuori e lui mi segue.

"Da quanto fumi?" mi chiede accendendosene una lui, giusto per non girarsi una canna.
"Mah, dai diciassette si è fatta più routine, prima ne fumavo una ogni tanto. Quando è morta mia madre -inspiro- ho preso il vizio in modo potentissimo, ma ora l'ho controllato. Una ogni tanto, insomma. E manco le finisco" arrivo a più della metà e la passo a lui, che aveva già finito la sua.
Questo mio gesto gli fa spuntare una risata sghemba.
"Come ai vecchi tempi?" mi fissa facendo un breve tiro dalla mia sigaretta.
"Come ai vecchi tempi" si avvicina a me, e restiamo in silenzio.

In un attimo rammento quei vecchi tempi di cui parlavamo io e Lauro.
Era tutto così bello, così sereno, così tranquillo, tutto anche così noioso, perché era routine, scuola, produzioni, ma erano scherzi, divertimenti, sigarette, corse coi motorini, e le prime idee che balenavano in testa a Lauro. Lauro voleva andarsene da qui già da tanto tempo, diceva che in qualche modo voleva fare una rivoluzione e portarci  in alto tutti, in tutti i modi possibili, anche se l'unica arma che aveva erano quattro barre, cose strane.
Lauro stava vivendo l'inizio della cosa più bella della sua vita, che lo aveva soddisfatto più di tutto e di tutti, 'che fra poco non si fidava neanche di noi, di chi gli era stato vicino. Aveva comunque tanti motivi per non fidarsi di me, che da sola, gli avevo detto no, quando mi chiedeva compagnia, il supporto femminile, insomma. E io, orgogliosa come mai, gli avevo detto no, perché mi aspettavo solo amore da lui. 

Quel silenzio mi dava l'aria di un equilibrio malsano.
Mi aspettavo che urlasse da un momento all'altro o che scoppiasse a ridere, o che facesse uno di quei suoi gesti stupidi e impulsivi che riuscivano a farmi innamorare di lui sempre più. E invece no, siamo rimasti in silenzio per un bel pezzo, fino a quando la sigaretta che gli avevo passato rimase un filtro un po' distrutto e anche di più, ferma sul posacenere.

Vorrei difenderti da tutto quanto. ||Achille Lauro||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora