Cap. 11: Un angelo in terra col diavolo dietro.

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Lauro's Pov

Mi ero fumato un'altra canna, per calmare i nervi. Ne stavo fumando una dopo l'altra, a tratti avevo anche i brividi. Non mi salivano nemmeno. E quindi continuavo a girarle e a fumarmene ancora, sperando di tranquillizzarmi.

Come Rosalba era capace di farmi perdere le staffe, nessuno. Era capace di farmi perdere la pazienza, di farmi sprofondare nell'ansia, era fottutamente capace di tutto con me, perché qualsiasi cosa volesse farmi, io glielo lasciavo fare, perché non riuscivo a fermarla, perché non volevo si fermasse, in fondo. E perché nessuno riusciva a condizionare me e le mie azioni con un solo sguardo, con una mezza parola, come riusciva a fare lei. Mi dava incredibilmente fastidio la sensazione di essere vinto dalle emozioni, la sensazione di essere debole e sotto il suo controllo, mi faceva impazzire.

Mi ero seduto sul bordo del divano e mi tremavano le gambe. Non ero così nervoso più o meno da quando era piombata di nuovo nella mia vita. Quella ragazza mi stabilizzava, mi faceva sentire importante dentro l'anima, perché fuori ero quel personaggio controverso pieno di fan, dentro ero una persona qualunque con tutti i miei guai, e solo lei metteva tutto a posto.

"Okay Lauro, la devi smettere di fare così, va bene? Respira a fondo e statte bono, m'hai fatto venì n'mal di testa che non ti immagini" mi aveva detto Edoardo in piedi davanti a me, con le dita sulle tempie, come a massaggiarsele. Edoardo era una delle persone più tranquille ed equilibrate che conoscevo, uno dei pochi che poteva sovrastare le mie crisi di nervi e i miei gesti impulsivi con una parola detta piano. Era una persona speciale, gli volevo bene più di un fratello.

"Se n'è andata. Esce così, come se fosse casa sua, come se io fossi d'accordo. Come se su padre, dopo tutta la merda che gli ha detto, fosse tutto sto stinco di santo. Ma ti rendi conto? A me sta regazzetta me combina solo guai, è una ragazza instabile e con degli impicci ner cervello eppure..." gli avevo urlato, mentre spegnevo ciò che rimaneva della canna fumata sul posacenere. "Eppure che cosa Là?" mi aveva detto per esortarmi a sfogare quella rabbia e quei nervi che avevo addosso.

"Eppure la amo, cazzo! L'amo da sempre, da sempre Edoà capisci? L'amo con tutti i suoi impicci, con tutti i suoi problemi, con quel carattere di merda che ha, con quell'orgoglio di merda che ha e che ci fotte e ci ha fottuto ogni volta, ogni cazzo de volta, Edoà" Edoardo mi aveva guardato fisso senza dire una parola.

"Ascolta Laurè, non otteniamo niente incazzandoci. Tu la ami, e questo lo sappiam-" non l'avevo fatto proseguire. "No, io non la amo e basta, come una qualsiasi! Mi sono innamorato parecchie volte nella mia vita, e lo sai, ma non amerò mai nessuno come amo Rosà, mai. E mi scazzo a stare senza di lei, dopo tutti questi anni senza sapere niente, niente di niente Edo" mi ero alzato ancora più nervoso di prima, ma da una parte felice di aver detto finalmente ad alta voce quello che provavo per lei.

Mi attanagliava il senso di colpa nei suoi confronti, dovuto al non esserci stato quando aveva perso la persona più importante della sua vita, sua madre, al non averle asciugato le tante lacrime che avevano fatto le righe sul suo viso, al non averla aiutata quando aveva bisogno di me. Ora che era con me, non dovevo perderla di nuovo. Eravamo due persone sole, avevamo solo noi stessi. Eravamo sempre stati noi due, Peter Pan e Trilli, spalla a spalla contro questo quartiere del cazzo. L'unica differenza era che la polvere di Peter Pan era polvere di stelle, la mia era cocaina, e che la mia Trilli, oltre che contare i soldi e dividere le dosi, non la toccava, perché gliel'avevo da sempre proibito.

Lei e la sua famiglia mi avevano parato il culo un sacco di volte, mi avevano dato un posto dove stare la notte, mi coprivano quando avvenivano quelle retate di polizia che tante volte si erano portate i miei amici. Sua madre mi voleva bene come un figlio e se quella depressione non l'avesse rosicata viva, ora sarebbe stata contentissima di rivedermi, e anche io lo sarei stato. Anna era il sole di casa Santini, aveva una parola buona per tutti, e nessuno vedendola da fuori avrebbe mai pensato che soffrisse di depressione, perché aveva sempre il sorriso e la risata contagiosa. Era la prima a farsi in quattro per tutti ed era la piena dimostrazione che se Dio sceglie chi deve morire e andare da Lui, vuole solo persone d'oro, mentre la merda la lasciava in questo inferno senza fiamme.

Vorrei difenderti da tutto quanto. ||Achille Lauro||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora