Mi sono risvegliata frastornata. Avevo Lauro accanto, che dormiva beato, la luce del sole che filtrava dalle persiane, io che un po' tremavo per la notte che avevo passato, per ciò che mi aveva attanagliato, perché era successo tutto troppo in fretta.
Non stavo capendo più niente da quando ero entrata a casa di Lauro, era successo solo un casino. Mi ero rivelata fragile, immatura e bambina, in grado soltanto di dormire sotto la figura di quel ragazzo-anzi, di quell'uomo- che mi aveva lasciato sola, che era tornato distruggendo le poche certezze che avevo addosso e nonostante tutto sostenermi. Era tutto strano, come se vivessimo in una bolla.
"Sei...già sveglia?" Lauro aveva il sonno leggerissimo, e captava tutto. Questa sua domanda che mi poneva ogni mattino quando dovevo andare a scuola mi riportò indietro nel tempo. Quando era tutto sbagliato e semplicemente sereno.
"Eh sì. Mi alzo prima che resto ferma qua"
"Vestite bene te porto a 'n bel posto più tardi"
"Ma come? Non ne ho vestiti carini qui..." ero spiazzata. Non potevo mica uscire in tuta sportiva e Adidas. Cioè, l'ho fatto così tante volte da non sapere neanche più cosa fosse la mia femminilità, ma se mi dice di vestirmi bene sicuramente non posso."Allora passiamo da casa tua e prendiamo della roba. Tuo papà lavora a st'ora? Nnamo Ros" dice, con la voce mezza confusa. Mi guarda ancora, mi segue con lo sguardo fino in cucina e poi lo sento alzarsi.
Edoardo era già sveglio e sfoggiava una camicia larga Versace e dei pantaloni eleganti con la piega, ma strappati sulle ginocchia, con degli scarponcini neri lucidi. Erano tutti piuttosto particolari nel vestire.Mi sono fatta un caffè senza dire una parola e l'ho bevuto in fretta. Mi sentivo di nuovo fuori luogo dopo ciò che era successo la sera prima. Mi sentivo problematica e da aiutare, e per me non c'era peggio.
"Oh Rosà ma poi t'apposto no?" mi ha chiesto Edoardo, mi sono passata i capelli tra le dita e ho annuito debolmente, tesa come un violino. Lauro deve averlo capito, perché non smette di guardarmi con un modo di fare nervoso.
"Sì sì sta benissimo Rosalba" risponde lui al posto mio. Me lo immaginavo. Ci conosciamo così bene a vicenda. Ci sono momenti in cui so esattamente ciò che vuole dire e ciò che non vuole dire, e qui ho le prove che anche per lui è così.
"Va bene, ho capito. Chiudo il discorso" Edoardo se ne va a fumare, ma Lauro lo ferma. Io vado in bagno nel frattempo per fare una doccia e darmi una sistemata ai capelli, li sento parlare."Mamma mia ma Rosalba è traumatizzata. Sta popo male sta ragazza ce la siamo accollati" effettivamente, Edoardo ha ragione. Sono arrivata così, che sto peggio di prima e sto distraendo Lauro da ciò che è il motore della sua vita, la musica.
"Edoà dì n'artra cazzata del genere e te traumatizzo io. Sta pischella ha sofferto tanto. Io so stato coglione con lei. N'a posso fa andà de nuovo" noto che Lauro è un po' alterato e questa cosa mi fa piacere, devo dire.Sono uscita dal bagno come se non avessi sentito nulla e con tranquillità mi sono seduta.
"Regà voi siete tutti eleganti io sto in tutone quindi se passassimo da casa mia..." senza neanche finire di parlare, Edoardo mi fa segno di scendere e così scendiamo tutti.Salgo a casa, di mio padre nemmeno l'ombra, ma la vicina del piano di sopra, Germana, che tante volte mi aveva aiutato perchè le ricordavo sua figlia, che viveva in Giappone, una certa Jessica, mi aveva aperto e mi aveva dato le chiavi di riserva che tenevo sempre in un punto in scala. "Grazie signora Germana" la ringrazio entrando in casa, e lei mi sorride. "Non c'è di che Rosalba, puoi salire tutte le volte che vuoi. Sai cara qualche giorno fa sono passata da Anna, e ho messo tanti fiori, era una mia grande amica, oltre che la mia vicina preferita...è tanto che non ci vai, vero?" le sue parole mi disintegrano. Ha ragione. Ha fottutamente ragione, faccio schifo, non vado neanche da mia madre. Lauro si avvicina a me come sapesse già cosa fare, io annuisco. "Ce l'ho un po' con me stessa per non esserci andata in questo periodo...ma ho avuto molti problemi e, niente, grazie ancora, mo' vado" entro direttamente a casa, con un nodo in gola, e sospirando mi dirigo nella mia stanza, Lauro mi segue come un'ombra e gira per la mia stanza, Edoardo si è seduto sulla mia sedia girevole glitterata, lui invece è fermo davanti all'unica cosa che era cambiata nella mia stanza. In un ripiano avevo una foto bellissima di mia madre, in cui lei sorrideva a trentadue denti, quella foto risaliva al 2012, lei indossava una camicia senza maniche a fiori che essendo una foto in primo piano risaltava il suo viso, incorniciata da un portafoto in oro, che era come fosse fatto a trecce, e dietro c'erano la lettera che lei aveva scritto a me e quella per Lauro, per cui lei stravedeva. Mentre cercavo i vestiti nell'armadio, lui aveva preso tra le mani la foto e se l'era stretta al petto, come tante volte avevo fatto io. Anche Lauro voleva tanto bene a mia madre. Prendo i vestiti, decisa, e chiudo le ante dell'armadio.
"Uscite n'attimo che me vesto" dico, e loro si alzano. "Per me non ce ne sarebbe manco bisogno, Rosà" se la ride Lauro, ma io lo caccio via lo stesso. Indosso rapidamente una camicia particolare con una gonna corta in pelle e degli stivaletti col tacco. Mi trucco semplicemente con del fondotinta e del mascara, e quasi mi trema la mano quando cerco di sbattere le palpebre per applicarlo sulle ciglia, era da tanto che non vedevo la vera me, anche se a tratti non sapevo neanche se fossi più io con tutoni e code basse o con trucco e tacchi. So solo che rivedermi così dopo tanto tempo mi piaceva e non poco. Mi spruzzo un po' del mio profumo preferito, alla mora selvatica, che mia mamma mi prendeva da una sua amica a Ostia, e di cui, fortunatamente ne ho ancora altre due boccette-mia mamma me lo regalò per la prima volta quando avevo undici anni, e per l'ultima un mese prima della sua morte e alternavo solo con Acqua Di Gioia di Armani- di questo profumo alla mora Lauro andava pazzo benché non sapesse neanche di cosa fosse fatto. "Okay okay potete entrare!" urlo aprendo la porta, e trovo Edoardo e Lauro con la bocca schiusa. "Da così a così popo" dice poi Edoardo ridendo, sono consapevole che le mie curve, poche ma al punto giusto, vengono occultate dalle tute e dai leggings con le felpe enormi che indosso e che ora fanno capolino. "Vieni vieni, fatte vedè, sei raggiante" si avvicina a me e mi prende la mano per farmi girare su me stessa come faceva quando ero più piccola e mi vestivo elegante. Poi, non so neanche con quale coraggio, mi annusa il collo mentre mi abbraccia. "Esiste ancora sto profumo? Mamma che buono e che ricordi, cazzo" mi stacco dall' abbraccio, annuendo. Prendo la borsa e la lettera di mia madre a Lauro, che lui mi vede posare, e con un gesto rapido mi ferma la mano. "Che è?" mi chiede. "Te la do stasera, quando torniamo, ma leggila quando te la senti" "Non posso ora?" mi chiede sperando di leggerla a casa mia, ma so che gli rovinerebbe la giornata. "No, è chiaro" ridacchio. "Vaffanculo" mi risponde quasi ridendo. Leggo il nervosismo che trapela dai suoi occhi, e allora istintivamente gli stringo il polso.
Lauro mi fissa, mentre rimango ferma con la mano sul suo polso. "Mi sei mancata. Facciamo ritornare tutto com'era prima, ti prego." sento i brividi a ogni parola che dice. Non rispondo, vedo che se la prende, ma in realtà è che non so cosa dirgli.
Oh, Lauro. Se solo tu capissi che ti amo come ti ho sempre amato, che vorrei affondare la testa sul tuo petto come facevo da bambina con tutta l'ingenuità del mondo ma con quella consapevolezza di essere solo tua, se solo ti accorgessi che mi rendi tranquilla, che mi rendi felice.
"Non possiamo tornare indietro, molte cose non coinciderebbero più. Non c'è mia madre per esempio, tu sei pieno di successo, di tour, di paparazzi" sento la gola ardere dopo aver detto queste parole. "Sono sempre lo stesso" "Niente è più lo stesso, nemmeno tu, o io" secca e piccata, sputo queste parole con cui so di infrangere il suo orgoglio. Me ne sono pentita poi. Lì Lauro ha mollato la presa. Non mi ha parlato per un po', poi mentre Edoardo fumava, con gli occhi incazzati e nervosi soprattutto, mi ha fissato. "Sei sempre tu, Rosalba. Distruggi tutto ciò che cerca di rinascere, ma quando ti distruggi tu, da sola, vuoi che il mondo ti aiuti" le sue parole mi feriscono, ma non riesco a dire altro se non che abbia ragione. "Non ho chiesto a nessuno di aiutarmi, e non sono sempre io. Sono cresciuta, sono tempi moderni per me e per la mia e la tua vita" con lo sguardo di chi mi vorrebbe sotterrare, Lauro cerca di dire qualcosa serrando i pugni.
"Ah, allora sono io l'unico idiota che ancora pensa a te e cerca in tutti i modi di aiutarti" mi pento di tutto quello che ho detto. Faccio cenno di no con la testa.
"Se non è così dimostramelo, dimostrami cosa cazzo hai dentro, allora. Torniamo ad essere quelli di prima. L'acqua del mare si rimescola, ma è sempre la stessa" non mi guarda neanche, io non gli rispondo. Sono così stupida. Fossi stata ancora la bambina ingenua e impulsiva di cinque anni fa gli avrei urlato quanto lo amo.
Spazio Autrice:
Dietro questo capitolo si nascondono grandi novità, dico solo questo comunque, sono piuttosto soddisfatta del risultato e di come mi sta venendo la storia, anche se ho dovuto rivedere un sacco di volte i capitoli. Voi? Fatemi sapere che ne pensate con un commento. Bea
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Vorrei difenderti da tutto quanto. ||Achille Lauro||
FanfictionRosalba ha 16 anni quando Lauro, ancora un "rapperino" emergente, che diventerà poi Achille Lauro, le chiede di affrontare un viaggio insieme verso la strada che può portarlo verso il successo, verso la fama, fuori dal loro quartiere distrutto. "Ro...