Stavo tornando a casa. Ma non era questo il modo in cui volevo tornarci, perché se dovevo litigare con Lauro e farmi "lasciare" per la troppa testardaggine, preferivo starmene per fatti miei, con lui. Lauro era la persona più importante della mia vita, insieme a mia madre. Lo preferivo a mio fratello, perché un po' per me lo era, e a tutti gli altri. Adesso che mi era rimasto solo lui, non potevo perderlo, questo era pure un motivo stupido per perderlo.
Mi stavo rinchiudendo di nuovo in quelle quattro mura dove avevo tanto sofferto, stavo facendo la cosa giusta? Forse no, io volevo solo stare con Lauro. Poi mi era apparso un ricordo d'infanzia, delle vacanze al lido, Lauro con i suoi, ma ero ancora piccola per dargli minimamente conto, mio padre che mi prendeva sulle spalle e mi buttava in acqua da Antonio, noi che schizzavamo acqua, i miei felici, che ridevano. Allora avevo salito di fretta le scale, senza fermarmi, ed avevo preso le chiavi per aprire la porta.
Ero entrata piano e il calore della stufa in cucina mi aveva fatto tornare indietro con la mente, alcuni ricordi dolorosi, altri belli, in cui tutto sembrava andare sempre peggio, ma mi bastava e mi piaceva, perché avevo con me mia madre, la mia famiglia, e Lauro. Mio padre era felice del mio ritorno, mi aveva sorriso mentre lo squadravo. Faceva il camionista, era un po' panciuto, ma non era il classico coatto di quartiere, lo era solo per il tifo smisurato della sua amata Roma e per la parlata grezza; teneva molto al suo aspetto e non appena aveva un attimo di respiro dal lavoro andava da Daniele, il suo barbiere di fiducia e nostro amico di famiglia da sempre, a fare barba e capelli, infatti ora lo avevo trovato sbarbato e con i capelli tagliati freschi e con il gel che sbrilluccicava sui capelli, e una tuta del loro gruppo di consegne, pieno di sponsor, ne avevo una anche io, con dietro il cognome di mio padre e quello dei suoi soci.
Mi aveva fatto un sorrisone e io gliel'avevo ricambiato, avevo posato le pizze in tavola e poi le avevo sistemate sui piatti, senza dire niente. "Il figliol prodigo è tornato a casa" mi aveva detto. "Però ci aveva provato, all'inizio il padre non apriva" avevo fatto spallucce ridacchiando. "Forza Rosà, siediti che si fredda, va!" avevo lavato le mani nel cucinotto, quello che avevo ribattezzato "la stanza di mamma" quando ero più piccina.
Avevamo mangiato le pizze senza dirci niente, con gli occhi alla televisione, mio padre a quell'orario guardava sempre il telegiornale. "Comunque Rosalba io non ci credo che La t'ha fatto annà senza fà tanti complimenti eh" e aveva ragione. Ci eravamo pure lasciati, s'era per questo. "Hai ragione purtroppo, papà. Abbiam discusso fortissimo e in malo modo" mio padre alle mie parole aveva annuito quasi considerandola una cosa da niente. "Non c'hai manco idea di quanto tenga a te quel regazzetto, e anche tu ci tieni, se vede. A parte il fatto che dopo du storielle sceme con due ragazzi non t'è mai piaciuto nessuno, e questo significa" aveva fatto centro. Da quando mio padre aveva iniziato a capirmi così bene? Mi stava sorprendendo. A quell'affermazione mi era caduta pure una fetta di salame piccante dalla pizza.
"Lauro è il mio secondo fratello" avevo mentito, come ormai facevo da anni. Ormai nascondevo così bene questo sentimento, che era sempre stato il mio piccolo tesoro, la mia àncora di salvezza, il mio posto sicuro, era abitudine. Ero sicura che mio padre se la fosse bevuta solo per quanto fossi sicura io delle parole che dicevo, con un tono fermo e certo. Mi facevo quasi paura quando ero così brava a nascondermi.
Di solito le persone erano brave a fare il contrario, emergere, farsi notare, dire la propria, se non urlarla. Io avevo una personalità forte, era mia natura farmi notare, dire cose nemmeno pensate ma dettate dall'istinto, battermi per le mie verità, per le mie opinioni e per quel poco in cui credevo, però avevo imparato a soffocare i sentimenti come sotto un cuscino, a mentire sulle poche cose vere che c'erano di me, perché avevo imparato che così mi facevo un favore e lo facevo anche agli altri. Con Lauro ero vera, ero libera.
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Vorrei difenderti da tutto quanto. ||Achille Lauro||
FanfictionRosalba ha 16 anni quando Lauro, ancora un "rapperino" emergente, che diventerà poi Achille Lauro, le chiede di affrontare un viaggio insieme verso la strada che può portarlo verso il successo, verso la fama, fuori dal loro quartiere distrutto. "Ro...