CHE DIAMINE CI FAI QUI?

530 15 4
                                    

Nei capitoli precedenti:
Annabeth lascia San Francisco e i suoi amici Luke e Talia per trasferirsi con suo padre a New York dove conoscerà Piper.
Nel frattempo viene controllata da Percy e Jason che si infiltrano nella sua scuola.
Dopo un tentato rapimento da parte di Ottaviano Percy porta Annabeth nell'unico posto sicuro: il campo mezzosangue.

Mi svegliai di scatto, era ancora notte e la luna brillava alta nel cielo; come di consueto i miei demoni erano venuti a trovarmi.

Davanti a me Percy stava giocarellando con un ciondolo, una conchiglia credo, che faceva scivolare tra le mani ma, appena accortosi del mio risveglio lo rimise subito in tasca, così decisi di non fare domande.

Presi qualche istante per ammirare il paesaggio circostante a cui con la frenesia del giorno precedente non avevo dato minimamente importanza: le stelle illuminavano il cielo buio e il vento muovendosi tra le foglie degli alti pini creava un fruscio simile al suono di mille flauti; un angolo di paradiso naturale ben lontano dal chiasso delle macchine che sfrecciano per le strade di New York e l'aria impregnata di smog tipica di ogni grande città.

I miei pensieri furono interrotti dalla voce di Percy:
"Già sveglia?"
"Em si sai sono una persona mattiniera" risposi con tono ironico indicando la luna.
Le sue labbra si aprirono in un sorriso amaro: "Sono gli incubi vero?"
"ma come ..." non mi lasciò nemmeno completare la frase che disse: "e sì, lo so perché li faccio pure io" "a volte vorrei solo che esistesse un interruttore per porre fine a tutto questo" aggiunse quasi sottovoce.
Detto ciò mi alzai e lo segui mentre si addentrava nella foresta.

******
Rischiai più volte di inciampare a cadere a terra, stavo persino rotolando giù dalla collina se solo Percy non mi avesse afferrato in tempo, tant'è che ogni tanto si girava verso di me per controllare che non fossi sparita cadendo in qualche altro buco, il che era un po'imbarazzante, ma in quel momento la mia testa era da tutt'altra parte e poi stavo ancora pensando a qualche ora prima quando con quel "finire tutto questo" mi era sembrato intendesse qualcosa di più degli incubi, ma cosa?

*****
Dopo ben cinque ore passate a camminare cercando di non farmi ammazzare cadendo, rotolando o infilzandomi con quei rami che spuntavano dal nulla eravamo finalmente arrivati al Campo Mezzosangue e ciò che si presentò ai miei occhi fu sufficiente per ripagare tutta quella fatica:
davanti a me si trovavano 12 case disposte a U al centro delle quali era posizionanto un grande focolare ancora spento, a destra l'arena e immensi campi di fragole, concentrandosi sembrava quasi di sentirne l'odore fresco e dolce,
a sinistra invece il mio sguardo fu catturato da un'ampia distesa blu, la baia di Long-Island.
Il campo era attraversato da un fiume oltre il quale riuscivo a intravedere un'anfiteatro un pietra proprio sull'esempio greco a sinistra, un paio di campetti e una casa leggermente più grande delle altre a destra.

"Allora" disse Percy "dobbiamo andare laggiù"e con il dito indicò la casa oltre il fiume vicino ai campi di fragole
"Chirone - continuò- il direttore del campo, ci chiarirà le idee sul da farsi, andiamo" e con un gesto della mano mi incitò a seguirlo.
Com'era possibile che dopo tutto quel tempo passato a camminare non avesse addosso nemmeno un briciolo di sudore, anzi sembrava che si fosse appena svegliato da un riposino pomeridiano, mentre io avrei solo voluto accasciarmi in un angolino lì per terra e dormire.
"Sei già stanca!?" disse con un sorrisino notando la mia faccia che chiedeva chiaramente pietà, ma l'orgoglio ebbe la meglio così risposi :"No per niente" e accellerai il passo superandolo, Percy rise scuotendo la testa e con una piccola corsetta mi affiancò.
Ecco vedi correva pure! Dove trovava tutta quella energia per me era ancora un mistero.

Arrivammo finalmente a quella che Percy mi disse chiamarsi "casa grande" e ad accoglierci fu un viso inaspettatamente famigliare
"P-professor Brunner?!"
"Beh Annabeth, da oggi puoi chiamarmi Chirone" disse lui con un sorriso caldo imitando un inchino solo con le braccia per via della sediarotelle su cui era costretto.
"Ma-ma lei non era un professore di architettura?" balbettai confusa con una smorfia che fece ridere Percy a cui diedi una gomitata seguita da uno sguardo omicida tra i migliori del mio repertorio per incitarlo a smettere.
"Beh a volte mi tocca rimediare a certi ritardi- fece una breve pausa- vero Percy?"
"Emm già" rispose il diretto interessato grattandosi la nuca per l'imbarazzo.
Detto ciò il profes.. emmm volevo dire Chirone si accinse ad entrare seguito da una massa di capelli corvini.
Solo dopo qualche minuto passato ad osservare il nulla, ferma sulla soglia della porta come una perfetta idiota cercando di metabolizzare tutto, li seguii anch'io.

Always for you { PERCABETH }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora