"MORIREMO"

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"Gira a sinistra.....ora a destra.....prosegui dritto fino all'incrocio"
"Sapientona so dov'è casa tua"
"Oh già, vero, avevo dimenticato quando ti piaceva spaventarmi a morte davanti al portone"
Percy rise e io gli diedi un pizzicotto sul braccio
"Ahi!" si lamentò lui
"Te lo meriti testa d'alghe".

"Siamo arrivati".
Non vedevo mio padre ormai da mesi, erano cambiate molte cose dall'ultima volta ed ero preoccupata di vedere come avrebbe reagito vedendomi.
Scesi dall'auto, entrai nel palazzo, salutai Nick, il portinaio, e usai l'ascensore per arrivare al quarto piano. Appena davanti alla porta dell'appartamento bussai ma non rispondette nessuno, riprovai con più insistenza ma ancora niente, così usai le mie chiavi per entrare.
Tutto era esattamente come lo avevo lasciato: il divano posizionato davanti alla tv, la poltrona vicino alla libreria e i libri ancora nella stesso ordine in cui li avevo sistemati dopo il trasloco, ma i pavimenti e i mobili erano ricoperti da un velo di polvere come se non fosse più abitata da un po', preoccupata scesi di fretta le scale, dato che l'ascensore era occupato, e arrivai all'ingresso:
"Signorina Chase- mi chiamò il portinaio- sta per caso cercando suo padre?"
"Si" risposi col cuore che batteva forte dentro al petto
"Qualche settimana fa ha fatto trasportare un paio di scatoloni a questo indirizzo" disse porgendomi un foglietto, perché avrebbe mai dovuto trasferirsi?
"Grazie Nick".

Dopo circa dieci minuti arrivammo a destinazione: si trattava di una piccola palazzina di appena tre piani circondata da un'altrettanto piccolo giardino ben curato. Salii fino al secondo piano, così come era indicato nel foglio, suonai il campanello e dalla porta fecero capolino una donna sulla quarantina e due ragazzini, stavo proprio per scusarmi, credendo di essermi sbagliata, quando sentii una voce familiare:
"Chi è tesoro?"
Un uomo, dai capelli biondi e gli occhi castani, si avvicinò alla porta:
"Papà?" chiesi incredula
"Annabeth come sei arrivata qui?"
"Annabeth!
Annabeth!" continuò a chiamarmi ma io ero già corsa via in lacrime.
Non mi ci volle molto per capire come stavano le cose e realizzai di essere stata per tutto questo tempo un peso. Un peso da trascinare e sopportare. Un freno alla felicità di chi mi stava accanto ogni giorno. Fa male.
Fa male sapere che ogni istante passato con le persone che ami sarebbe stato migliore senza di te. Ogni ricordo, anche il più bello, perde il suo significato, come vedere le scene di un film di cui non fai parte, perché non sono altro che un aspetto collaterale.
Asciugai in fretta le lacrime che erano sfuggite al mio controllo e salii in auto con Percy:
"Annabeth" mi chiamò lui serio
"È andata bene" mentii
"Annabeth...."
"Va tutto bene -dissi interrompendolo- adesso andiamo alla festa"
Percy restò ancora un attimo a guardarmi, poi anche se non troppo convinto mise in moto e partimmo.

Appena arrivati al locale venimmo travolti da uragano Silena:
"Annabeth! Siete arrivati finalmente!"
disse abbracciandoci così forte che per poco non ci soffocava, poi mi mostrò la mano
"Guarda!" esclamò entusiasta,
notai solo allora che indossava un nuovo anello al dito, era d'argento con una piccola pietra incastonata, uno zaffiro, che richiamava il colore dei suoi occhi, subito sfoggiai un sorriso a 32 denti e la abbracciai
"Stasera Charles mi ha fatto la proposta ufficiale di fidanzamento, vicino al lago, è stato così romantico!" spiegò con occhi sognanti
"Ce ne hai messo di tempo" dissi scherzosamente voltamdomi verso di lui. Beckford poteva incutere timore con la sua altezza e le sue braccia muscolose ma aveva un gran cuore e ogni volta che parlava di Silena i suoi occhi si riempivano di luce.
"Percy! -urlò Jason ansimando mentre correva verso di noi- sono due ore che ti cerco, mi servono le chiavi della macchina per.... per quella cosa"
non appena le furono consegnate lo ringraziò e fece per andarsene:
"Non così in fretta- dissi trattenendolo per il colletto della camicia- so cosa hai intenzione di dire a Piper"
Jason guardò Percy come per dire "gliel'hai detto!?" ma lui alzó le mani come segno di innocenza
"Vedi di fare le cose per bene o ti farò pentire amaramente di questo giorno. Intesi?"
Il biondo annuì spaventato
"E preferisce i gigli alle rose" conclusi sorridendo e spingendolo verso la macchina.

Always for you { PERCABETH }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora