Se Francis II di Valois e Mary Stuart avessero avuto più tempo, se il loro matrimonio non avesse avuto i giorni contanti ed il destino fosse stato dalla loro parte, avrebbero potuto dare una forma concreta al loro amore, il loro sangue, unito, avreb...
Martina aveva sempre amato il mese di maggio. Quando giungeva quel momento dell'anno era impossibile per lei non ricordare le giornate passate all'aperto, negli ampi giardini della corte. Essi cominciavano ad emanare profumi primaverili, distese di fiori coloravano i prati e gli alberi tornavano a germogliare. Ripensava sempre con una certa nostalgia a quei tempi, perché con il passare degli anni, la magia nascosta dietro alla sua vecchia quotidianità aveva cominciato a scomparire, gli impegni erano aumentati, aveva cominciato ad assumersi le responsabilità che il ruolo da principessa le aveva imposto e a guardare il mondo in modo diverso, sotto una lente più matura. Tuttavia la sua innata bravura risiedeva nel nascondere all'apparenza l'anima infantile e selvaggia che continuava a scorrere nelle sue vene reali. Non credeva fosse legato alla giovane età, ma piuttosto al suo spirito. Riusciva a conciliare perfettamente le regole di corte alle sue pulsioni segrete e quei piccoli momenti di libertà che assaporava le bastavano per vivere serenamente.
La primavera era cominciata ormai da un po'. La notte avvolgeva il castello, proteggendo i segreti dei suoi abitanti e permettendo loro di evadere per un po' dalla realtà, rifugiando le loro inquietudini nei sogni. L'unica eccezione era proprio la Principessa, che restava distesa su un fianco, con gli occhi scuri spalancati ed una mano sotto al cuscino, incapace di addormentarsi. La giornata che l'aspettava avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Si trattava del giorno che aspettava da tutta la vita. Avrebbe incontrato il suo futuro marito: Carlos, principe di Spagna. Da molto tempo, infatti, la casata franco-scozzese cercava il supporto ed appoggio spagnolo. Carlos era il secondo genito del Re di Spagna Filippo II, che era in cerca di un'alleanza, così come i Valois. Per Mary Stuart, Regina Di Scozia e madre di Martina, c'era il bisogno di trovare alleati per sconfiggere la nemica cugina Elisabetta I d'Inghilterra e poter, finalmente, unire Scozia ed Inghilterra sotto lo stesso regno.
Martina si alzò dal letto, scostando le coperte e camminando silenziosamente verso la porta che dava sull'ampio corridoio. I piedi nudi si mossero velocemente sul pavimento freddo fino a giungere alle stalle. Silenziosamente, la Principessa si avvicinò al suo cavallo bianco, ci montò sopra e partì in corsa verso il bosco. Cavalcare aveva sempre fatto parte delle sue piccole evasioni: era un modo per entrare in contatto con il mondo, con la natura, con la libertà. Correva, sudava, lasciava i capelli ricci e scuri svolazzare liberi nel vento, spettinarsi. Poteva indossare vestiti semplici, pratici oppure uscire addirittura in vestaglia, come aveva fatto quella stessa notte. Corse e corse per ore, perse la nozione del tempo, ma era certa di non essersi allontanata troppo dal castello. Sentiva i polmoni pieni di aria pura, la testa svuotata dalle preoccupazioni e l'animo risollevato.
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Il bosco era silenzioso, terribilmente tranquillo. Il cielo stellato cominciava a rischiararsi. Il sole era ormai quasi sorto, il paesaggio era tinto di un rosa pallido, che piano piano si intensificava. Gli uccelli tornarono a cantare. Prima di rientrare, stremata per la corsa, Martina decise di fermarsi a fare riposare un po' la sua giumenta e ne approfittò un bagno fresco in un laghetto. L'acqua era gelida e, unita alla fresca arietta mattutina, creava un certo refrigerio. La Principessa si immerse nell'acqua e, dopo una breve nuotata, si appoggiò ad una sponda fangosa del laghetto con l'intento di rilassarsi.