Il sole era quasi tramontato ed erano passati due giorni da quando Re Francis aveva lasciato la corte per l'emergenza che aveva richiesto la sua presenza.
Guardando il sovrano lasciare il castello, il vociferare dei cortigiani si era fatto sempre più sottile, fino a trasformarsi in un profondo silenzio.
Non erano ancora giunte notizie a Corte.
Nessun cenno di ciò che fosse successo e di cosa stesse accadendo nei boschi.Martina aveva lasciato le sue stanze, richiedendo alle sue dame di passare del tempo da sola.
Era passata per l'enorme biblioteca del castello ed aveva scelto un libro da portare con se' in giardino.
Qualche margherita era sbocciata sul verdeggiante prato e l'aria profumava di primavera.
L'aria fresca faceva giocherellare i suoi capelli ramati nel vento e lei, con gesti decisi, cercava di sistemarli, in modo tale da non essere disturbata durante la lettura.
Aveva scelto Petrarca: virtuoso e travolgente.
Era riuscita a liberare la mente e, come d'abitudine, tra una pagina e l'altra le piaceva alzare lo sguardo verso l'orizzonte, pronta a ragionare sulle parole dell'autore.
In lontananza avvistò Carlos, che passeggiava solo. Osservava il suolo, procedendo con molta calma.
Anche lui, dopo qualche istante, si girò nella sua direzione e la vide.
Contemporaneamente ed istintivamente entrambi si indirizzarono l'uno verso l'altra.«Come vi sentite oggi? » si permise di chiedere lui, dolcemente.
«Sono ancora turbata. » accennò lei.
« Voglio scusarmi con Voi per la mia assenza, per il tempo che avremmo potuto impiegare per conoscerci e che, invece, ho usato in altro modo. Sono stata con le mie dame. Ho preparato i miei bagagli e pregato.» rispose, accennando ad un sorriso e cercando di soffocare il battito frenetico del suo cuore.Lui piegò le labbra carnose in un mezzo sorriso e porse la mano a Martina perché lei vi poggiasse la sua. «Avete voglia di passeggiare?» le domandò «È così una bella serata.»
Lei accettò l'invito ed i due cominciarono a vagabondare tra i maestosi cespugli intagliati, i fiori colorati ed i limpidi laghetti artificiali del giardino.
Il ritmo dei loro passi era molto lento ed il battito del cuore della Principessa si uniformò ad esso.
La presenza di Carlos, il suo modo pacato di rivolgersi a lei, l'attenzione che riponeva nell'approcciare, come se si trattasse di un oggetto fragile, era quello di cui aveva bisogno in momento di confusione e timore come quello.« Vi mancherà molto il castello quando verrete a vivere in Spagna? » osò chiedere il giovane Principe.
« Mi mancherà molto la mia casa. La mia gente. Il mio Paese. »
«Cosa ne dite di fare un gioco?» propose Carlos, dipingendo sorriso furbo sul volto olivastro.
«Sentiamo..» rispose Martina prontamente.
«Imponiamoci delle domande a cui rispondere, qualsiasi tipo e dovremo rispondere sinceramente. Nessun giudizio a costo di nessuna bugia.»
Martina sorrise divertita ed accettò la proposta.
« Cominciate Voi. » la incoraggiò il Principe.La giovane levò il capo e, con un accenno di sorriso, non esitò a domandare:«Vi rallegra l'idea di sposarmi? »
« Arrivate dritta al punto! » ridacchiò.
« Non ho ottenuto la mia risposta. Voglio sapere se siete felice che sia io la Vostra futura moglie o speravate in qualcun'altra. Diversa. » ribadì Martina.
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the black queen
RomanceSe Francis II di Valois e Mary Stuart avessero avuto più tempo, se il loro matrimonio non avesse avuto i giorni contanti ed il destino fosse stato dalla loro parte, avrebbero potuto dare una forma concreta al loro amore, il loro sangue, unito, avreb...