Martina era rientrata in velocità al castello, abbandonando il cavallo nella sua stalla e, una volta in camera, si era subito gettata sotto le coperte. Aveva fatto in tempo a chiudere a malapena gli occhi quando sentì la porta della sua camera aprirsi.
«Buongiorno Martina!» esclamò la voce di Claude entusiasta.
La stanza si illuminò di luce e colori. Le sue tre bellissime dame da compagnia vi entrarono, tutte ancora in camicia da notte e capelli spettinati eccetto Julie, la più precisa, vanitosa e ricca.
Quest'ultima si sedette sul letto vicino alla Principessa, che finse di risvegliarsi a fatica, e cominciò ad accarezzarle i capelli scuri e boccolosi.«Martina, ieri sera hai fatto il bagno senza poi tamponare i capelli? Sono tutti bagnati! Non li hai nemmeno pettinati!» Esclamò disgustata, cercando di sistemare la chioma arruffata della Principeesa «Spero tu non abbia intenzione di presentarti così al tuo futuro marito!»
Claude ridacchiò e si sedette anche lei accanto Martina.
Le prese la mano e la strinse leggermente pronunciando con euforia:«Sei emozionata? Stai per incontrare il tuo futuro marito!»
«Ho sentito dire che tutti gli Asburgo hanno un difetto fisico per il quale la loro mandibola è particolarmente sporgente.» la interruppe Julie.
«Non credo tu sia di grande aiuto, Julie!» La rimproverò Isaline, prendendo la parola per la prima volta da quando era entrata nella stanza. «Martina sposerà un uomo che a malapena conosce. Dovrà vivere tutta la vita con lui. Lascia che almeno si crei un'immagine idealistica di come vorrebbe che fosse.»
«Non credo che le utopie facciano al suo caso.»«Julie ha ragione. Non ho il privilegio di crearmi un prototipo di come vorrei che fosse Carlos.» disse Martina stropicciandosi gli occhi.
«Non ti ricordi nulla di lui? Della prima volta che ci vi siete incontrati?»
«Non molto. Non abbiamo passato molto tempo insieme. Suo padre era solito tenerlo chiuso in camera a giocare da solo. È stato alla Corte francese per settimane, o almeno questo è quello che racconta mia madre, ma io l'ho visto solo una volta.»
«E com'era la sua mandibola?»
«Claude!»
«Un accenno di quella di suo padre, credo.»
«Girano voci sul fatto che Felipe non riesca nemmeno a masticare e che per questo ingoi il cibo.»
«Io ho sentito dire che nelle giornate piovose non esce! Non riuscendo a chiudere la bocca l'acqua piovana vi entra!»
«Questa è una sciocchezza!»
Le quattro ragazze cominciarono a ridacchiare gioiose.
«Non so che cosa pensare in realtà.» Martina si incupì, guardando le sue dame, una ad una.
Loro arrestarono il riso, percependo la preoccupazione della loro amica.
«Non ti spaventa terribilmente tutto ciò? L'ignoto?» domandò Isaline.
«Credo sia normale, Isaline.» Tutte le quattro ragazze si girarono improvvisamente verso l'uscio della porta della stanza della Principessa.
Catherine de Medici si trovava in piedi, davanti a loro, l'espressione glaciale e severa, le mani congiunte al ventre e la testa alta.«Potrete tornare tra qualche istante. Ora uscite, tutte e tre. Voglio stare da sola con mia nipote per qualche istante.»
Le tre fanciulle, assoggettate dalla potenza e rigidità della Regina Madre, lasciarono la stanza in silenzio e a testa bassa, dopo aver accennato un inchino.Martina si mise a sedere e guardò sua nonna con aria confusa, arricciando le scure sopracciglia.
Catherine era vestita elegantemente, come al suo solito. Portava un lungo abito in seta rosso, con alcuni ricami arancioni sull'ampia gonna che imitavano lo stemma della famiglia dei Valois. Il corpetto, stretto il più possibile, era rifinito con del pizzo più scuro ed appoggiata al seno la donna portava una preziosissima collana di rubini scintillanti, evidenziati dalla profonda scollatura ed il viso, scoperto a causa dei capelli raccolti.
Sebbene Catherine non fosse più nel fiore dei suoi anni, rimaneva comunque una donna alla moda, seducente e carismatica, proprio come lo era Mary, la madre di Martina, che a volte sembrava più figlia di Catherine rispetto a Francis, sangue del suo sangue.
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the black queen
RomansSe Francis II di Valois e Mary Stuart avessero avuto più tempo, se il loro matrimonio non avesse avuto i giorni contanti ed il destino fosse stato dalla loro parte, avrebbero potuto dare una forma concreta al loro amore, il loro sangue, unito, avreb...