Prologo

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Un ragazzo stava camminando quasi spensierato, nonostante fosse appena uscito senza alcun permesso dal centro di recupero, finché non sentì degli spari d'arma da fuoco troppo poco distanti da lui. Si nascose per un momento dietro il primo muretto che si trovò davanti, sbucando fuori solo dopo aver sentito qualcuno correre davanti alla stradina e allontanarsi, così vide un corpo sul marciapiede.
Si avvicinò a quello che era un ragazzo, piegandosi sulle ginocchia.
<<Ti hanno sparato?>> dal tono della sua voce, la sua era più un'affermazione che una domanda. Lo afferrò da un braccio per farlo alzare, cercando di essere delicato quanto poteva per non causargli dolore.
<<S-sì>> il ragazzo si mantenne al suo braccio mentre si piegava leggermente per il dolore, e così i capelli scuri gli caddero davanti al viso, coprendolo. <<Mi se-serve qualcosa per stringere>> alzò per la prima volta lo sguardo sul ragazzo dai capelli rosso tinto, che aveva una carnagione pallida. Quello annuì.
<<Spostiamoci da qui, però>> lo trascinò nella stradina in cui si era rifugiato lui prima, lasciandolo appoggiarsi al muro, e lui scivolò lentamente giù finendo a sedersi sull'asfalto. Il rosso tolse la sciarpa che indossava e si piegò nuovamente davanti a lui, poi gliela passo da sopra la testa e dietro la schiena per posizionarla all'altezza dell'addome, dove aveva la ferita. Si fermò un momento e lo guardò.
<<Ora stringo>>
Il corvino annuì semplicemente, mordendosi l'interno guancia per trattenere eventuali gemiti di dolore. Così il ragazzo strinse abbastanza forte per far fermare l'emorragia e fece velocemente un nodo proprio sopra la ferita, cercando di non farci sfregare troppo il tessuto. L'altro si morse forte anche il labbro per trattenere un verso, lasciando strisciare un pugno chiuso sull'asfalto, per non concentrarsi troppo su quel dolore.
<<Grazie>> mugolò quando il rosso ebbe finito, e lui scosse la testa in risposta, alzandosi.
Il moro si appoggiò al muro con un braccio per fare lo stesso, poi si sbattè le mani sui jeans per pulirli dalla polvere.
<<Dove vivi?>> chiese il ragazzo pallido allontanandosi per guardare meglio il suo viso, visto che non lo aveva ancora fatto. Notò anche che rispetto a lui era un po' basso.
Il corvino scosse la testa, <<Mi hanno tolto la casa>>
Annuì stringendo leggermente la mascella, capiva che neanche lui doveva aver passato una vita facile. Perché sì, lui non l'aveva vissuta e non la stava vivendo.
<<Io ho una baracca che non dovrebbe essere molto lontana da qui, a piedi>>
<<Quindi non sei di qui..?>> chiese grattandosi la nuca, dopo aver annuito.
<<No, in realtà non so nemmeno io se posso dire di vivere nel paese in cui vivo se non ci sto praticamente mai>> rise, accompagnato dal moro <<però fino a poco fa 'vivevo' nel centro di recupero>> guardò per un momento in direzione dell'edificio ormai lontano, prima di iniziare a camminare.
<<Oh>> il corvino lo guardò sorpreso <<anche io sono uscito di lì, due giorni fa>> disse facendo un sospiro di sollievo, non si sentiva solo almeno. L'altro ragazzo lo guardò sorpreso a sua volta.
<<Come mai...?>> iniziò il rosso indicando la sua ferita con lo sguardo, sperando che lui finisse la frase.
<<Sono stato messo in mezzo a una sparatoia tra trafficanti di droga>> lo disse spostando lo sguardo in basso, poi, dopo qualche secondo di esitazione, continuò <<Anche io spacciavo, ma avevo smesso, e questo a loro non è andata bene>>
<<Ti capisco>> disse il rosso con un tono un po' malinconico, infilando le mani nelle tasche dei jeans.

Dopo una decina di minuti si fermarono davanti alla baracca, che era circondata da erbacce, ridotta male. Il ragazzo dalla carnagione pallida si piegò davanti a dei cespugli, infilandoci una mano dentro.
<<Cosa stai facendo?>> gli chiese il moro, accennando una risata.
L'altro prese la chiave che aveva nascosto lì e si alzò, mostrandogliela. Aprì la porta e la spinse, accompagnandola alla parete per non farla sbattere, poi entrò.
<<Fa' come se fossi in una discarica>> disse il rosso lanciando le chiavi da qualche parte, andandosi a buttare sul divano, poi spostò lo sguardo sul moro, che si era appoggiato al tavolo. Quello staccò un pezzetto di legno dal bordo, giocandoci, poi ricambiò il suo sguardo.
<<Ho voglia di una birra>> ammise Gerard facendo scivolare la testa sullo schienale, sbadigliando.
<<Ne hai?>>
<<Dici che dopo un po' iniziano a dare di piscio oppure no?>> rise leggermente, lasciando poi un sorriso sul volto.
L'altro lo guardò senza dire nulla, quindi sbuffò, poi si piegò per afferrare una borsa di vestiti che ricordava di tenere sotto il tavolino. Tirò fuori la maggior parte della roba, cercando delle magliette.
Nel mentre il corvino si sedette sul bracciolo del divano, guardandolo.
<<Mi presteresti qualcosa?>>
Gerard trovò due magliette dello stesso tessuto.
<<Viola o nera?>> si girò per guardarlo, ridendo.
<<Basta che è>> accennò un sorriso divertito il moro.
Lui gli lanciò la maglietta nera, poi si alzò e tolse la giacca, infilando quella verde in pochi secondi.
Si cambiò anche il moro, lanciandogli un'occhiata.
<<Come ti chiami? Non te l'ho ancora chiesto>> rise mentre finiva di cambiarsi.
<<Oh, giusto>>, ridacchiò il rosso, abbottonando i jeans <<Gerard, e tu?>>
<<Frank>> rispose il più basso accennando un sorriso.

𝙏𝙝𝙞𝙣𝙜𝙨 𝘾𝙖𝙣 𝙎𝙩𝙞𝙡𝙡 𝘾𝙝𝙖𝙣𝙜𝙚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora