VIII

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Era trascorsa una settimana nella nuova casa, abbastanza velocemente nonostante fossero sempre un po' stanchi a causa del lavoro. Riguardo ai baci che c'erano stati, nessuno aveva proferito parola. Gerard aveva preferito lasciare da parte quel ricordo, quasi come volesse dimenticarlo, perché non sapeva ancora bene cosa provava per Frank. E, qualsiasi cosa fosse, non voleva provarla. Nessun pensiero probabilmente avrebbe cambiato il suo, aveva paura dei suoi stessi sentimenti, lo aveva capito e si era detto che era meglio così, avrebbe evitato di fare cazzate, anzi, continuato, perché l'aveva già fatta baciandolo. Secondo lui.
Ma poi, cosa si aspettava? Cosa avrebbe dovuto provare? Cosa voleva dimostrare, era sicuro che volesse davvero rispondere a lui e non a se stesso? No, non lo era. Non si era mai trovato a doversi chiedere se provasse qualcosa per un uomo, e invece Frank aveva cambiato le cose, e lui ne era terribilmente preoccupato. E sì, la colpa era solo sua, aveva cominciato lui, quando da mezzo ubriaco lo aveva quasi baciato, ma era mezzo ubriaco. E infondo lui sapeva di volerlo fare, quindi l'alcool aveva solo "aiutato".
E, dio, avrebbe solo dovuto immaginarlo. Pensare.
Ma magari non voleva farlo, no? Perché, però, avrebbe dovuto pentirsi di una cosa che lo aveva fatto stare bene?
Perché i sentimenti erano troppo forti da provare. Lui non li aveva mai provati, mai, nemmeno con sua moglie. Lui non riusciva a capire perché, perché dovesse essere così difficile arrivare a un punto, e non era lui che non voleva trarne a una conclusione, semplicemente non ci riusciva. Non sapeva da dove sarebbe dovuto partire a pensare, per riordinare la mente, non sapeva cosa pensare. Riusciva solo a chiedersi provo qualcosa per Frank?
Frank prova qualcosa per me?
Ho sbagliato?
E se non l'avessi fatto... se non avessi sbagliato, cosa dovrei fare?
Non era facile ugualmente, era totalmente in confusione, e per nasconderla, a suo malgrado, aveva iniziato a essere più distaccato.
Frank però, se ne accorse, e sapeva che riguardava quello che era accaduto tra loro due. Decise che avrebbe iniziato a fare lo stesso, per fargli capire che non era interessato a lui, anche se non era vero. Perlomeno non avrebbe perso la sua amicizia. Ma... erano amici? Potevano considerarsi tali?
Gerard ormai trovava ogni scusa per non guardarlo nemmeno più quando gli parlava, o almeno, quando vedeva Frank voltarsi verso di lui, distoglieva prontamente lo sguardo.
Questo faceva sentire Frank come se avesse fatto qualcosa di male, per come lui lo stava trattando, ma aveva deciso di non volerci fare più caso.
Nella sua vita non poteva esserci soltanto Gerard.

<<Buongiorno, potrei avere due cornetti alla crema e un cappuccino?>> chiese una donna sui vent'anni con un sorrisone amichevole, mentre spostava i capelli neri dietro le orecchie.
<<Certo. Arrivano subito>> rispose Frank ricambiando spontaneamente il sorriso, contagiato da quello che aveva davanti.
<<Grazie, noi siamo lì>> indicò un tavolino, e Frank annuì, poi andò in quel punto con la sua amica.
<<Carino, mh?>> chiese l'amica, ridacchiando, mentre si sedeva di fronte a lei.
<<Co-chi?>> chiese ingenuamente lei, risvegliandosi dai suoi pensieri, poi capì.
<<Hayley!>> rise.
La ragazza alzò le mani, poi giocò con una propria ciocca di capelli castani, arrotolandola più volte attorno a un dito.
<<Però è basso>> rise anche lei. L'amica fece spallucce, fingendosi disinteressata, così Hayley continuò.
<<Hey, ho visto come lo hai guardato>> sollevò un sopracciglio, tenendo un sorrisetto, <<o dovrei dire fissato?>> marcò l'ultima parola in tono beffardo.
<<Ma smettila>> disse lei roteando gli occhi, sorridendo leggermente.
<<Perché non lo inviti ad uscire?>>
<<Sei pazza?!>> sussurrò la ragazza dai capelli neri, incredula, spalancando gli occhi per un attimo.
<<Sono seria>> ridacchiò lei, <<e poi, lo hai visto come ti ha sorriso? Chissà>> fece spallucce.
<<Sì ma...>> morse distrattamente l'unghia dell'indice mentre appoggiava il mento sul palmo della mano.
<<Chissà>> ripetè Hayley, interrompendola, accennando un sorriso al suo nervosismo. La trovava tenera quando faceva così.
<<Uhm>> prese a mordersi leggermente il labbro inferiore, lottando contro i suoi pensieri che la bloccavano e confondevano. <<È troppo banale lasciargli il numero su uno di questi?>> indicò il piccolo contenitore dei fazzolettini, posto quasi al centro del tavolino.
<<No, affatto, non importa>> rispose Hayley, quasi saltando sulla sedia, entusiasta.
<<Okay, okay...>> sbuffò all'atteggiamento dell'amica, <<ma se andrà male -borbottò un sicuramente tra sè e sè- sentiti in colpa>>.
<<Sì s->>
<<E>> le puntò un dito contro, interrompendola, <<dovrai comprarmi tanti dolcetti>> mise il broncio incrociando le braccia sotto il seno, facendolo rialzare e mettere in mostra esageratamente.
Frank stava passando dal loro tavolino e, mentre lasciava il vassoio su di esso, davanti a loro, posò per un momento lo sguardo sul petto della ragazza. Spostandolo poco dopo sul suo viso la notò rossa, e desiderò solo sprofondare. Si sarebbe benissimo accontentato di farlo proprio lì, nel pavimento, davanti a loro.
<<Jamia?>> chiamò l'amica per salvare entrambi da quella situazione, prendendo un pezzo del suo cornetto alla crema e assaggiandolo, <<è proprio buono>> ridacchiò mettendo una mano davanti alle labbra. Lei si girò a guardarla.
<<Lascia subito la mia brioche!>> esclamò indignata.
Nel frattempo Frank era già sgattaiolato nuovamente dietro al bancone, sospirando di sollievo e ringraziando inconsciamente l'amica di quella ragazza.
Hayley rise lasciandole il cornetto in mano, sussurrando poi un oh-oh, facendosi bruciare da Jamia con lo sguardo.
<<Muta>> disse guardandosi le braccia, spostandole velocemente sotto il tavolo, poi cercò il moro con lo sguardo per vedere se la stava guardando, ma non era così. Tirò fuori un fazzoletto di carta dal contenitore e prese una penna dal taschino del suo trench beige, poi scrisse il suo numero in modo ordinato e lasciando abbastanza spazio tra un numero e l'altro per renderlo il più comprensibile possibile.
<<Perfetto>> disse Hayley osservando i suoi movimenti con un sorriso stampato in volto, poi le prese la carta di mano e, prima che potesse cambiare idea, lo infilò appena sotto il vassoio.
Jamia si guardò intorno nervosa, e poco dopo l'amica si alzò e le afferrò un braccio per poi trascinarla verso il bancone.
<<Ma hey, non ho finito il mio cappuccino->> disse corrugando la fronte mentre cercava di liberarsi dalla presa di Hayley, ma lei si fermò solo per poi spingerla verso il bancone, facendola ritrovare di fronte a Frank.
Jamia gli rivolse un piccolo sorriso, leggermente imbarazzata, poi spostò lo sguardo in basso e prese i soldi dal borsellino, lasciandoli sul piattino rosso che veniva usato per lasciare il resto. Frank, questa volta, forzò un sorriso breve, prendendo poi i soldi.
<<Grazie, buona giornata>> disse come al solito quando doveva salutare un cliente, e Jamia rimase un po' delusa, ma rispose allo stesso modo prima di uscire, accompagnata dalla sua amica.
Dopo aver controllato che non ci fossero nuovi clienti da servire, il moro andò a ritirare i vassoi dai tavolini e, quando prese quello su cui aveva messo la colazione alle due ragazze di prima, si ritrovò in mano quel fazzoletto.
Jamia. Lesse poco sotto il numero.
Jamia lo aveva appena incontrato e voleva uscire con lui. Lui, beh, era sorpreso, non se lo aspettava.
Ma lei non lo conosceva, lo aveva solo visto, ci aveva scambiato a malapena due parole monotone.
Non importa si disse, non mi farà male conoscere qualcuno, potrei farmi degli amici, chissà, uscire il sabato sera... andare al cinema, o in discoteca.
No, non era una brutta idea, però, come avrebbe potuto fare solo amicizia se quella Jamia non aveva proprio la sua stessa intenzione? O, almeno, non solo quella, e di certo stava aspettando un segnale da parte sua.
Se ci stava, avrebbe chiamato, in caso contrario, peccato, lo trovava davvero molto carino.
Mise il foglietto nel taschino della camicia, all'altezza del petto, sospirando, poi finì di pulire i tavolini e ordinare il bancone.
Tolse la giacca del lavoro e mise la propria, poi cercò Ryan con lo sguardo, trovandolo a pulire il pavimento.
<<A domani>> alzò la voce per farsi sentire mentre abbassava la maniglia della porta, tirandola poi verso di sè.
<<Ciao, Frank>> si fermò un momento per guardarlo e gli rivolse un sorriso.

<<Hey, com'è andata a lavoro?>> chiese Gerard dalla cucina, sentendolo entrare.
<<Ehm... bene>> sussurrò un credo tra sè e sè, sfilando la giacca e appoggiandola al divano per poi raggiungerlo. <<C'è.. c'è un buon odore>> annusò l'aria, poi lo guardò accennando un piccolo sorriso, anche se lui, come al solito, rimaneva voltato dall'altro lato.
<<Mhm, davvero?>> mise quello che aveva preparato in un piatto, rivolgendogli poi uno sguardo, ma Frank aveva ormai il capo chino, e annuì soltanto in risposta.
Si sedettero a tavola, Gerard accavallò le gambe e si mise a giocare con una propria ciocca di capelli mentre teneva lo sguardo fisso sul pavimento della stanza. Frank iniziò a mangiare, guardandolo con la coda dell'occhio.
<<Non mangi?>> gli chiede, mandando giù un boccone. L'altro scosse la testa.
<<Mi sono preparato un panino un paio d'ore fa, avevo fame>> fece spallucce.
<<Oh, okay>>.
E la loro conversazione finiva lì.
Capitava che Gerard non lo aspettasse, che se ne stesse per i fatti suoi, anche per molto. Sembravano essere diventati quei coinquilini noiosi, che si scambiavano buon lavoro e buonanotte, anche se nei fine settimana -nonostante condividessero il letto- si addormentavano senza parlare di nulla.
Spesso, Gerard trascorreva i pomeriggi davanti alla tv, senza riposarsi per non stare vicino a Frank, e poche volte si addormentava sul divano, quindi delle occhiaie violacee si fecero strada sul suo viso pallido, rendendolo smorto e stanco, e Frank doveva trattenersi dal dirgli che lavorava troppo. Poi, però, lo fece.

<<Gee>> cercò di iniziare con un tono gentile e non accusatorio, credeva che -probabilmente- gli avrebbe dato fastidio. <<Non puoi continuare a fare tutti i turni di notte>>.
Gerard lo guardò sollevando un sopracciglio.
<<Pensi che mi diverta?>> sbottò gesticolando con una mano, passando l'altra fra i capelli.
<<No, certo che no. Vieni.. vieni a lavorare al bar>> gli chiese, incerto della risposta, grattandosi la nuca.
Gerard fece una risata sarcastica, prima di passarsi una mano sul viso, poi scosse la testa e se ne andò, lasciandolo a fissare la parete davanti a lui.
<<Fanculo, Gerard>> disse come se fosse ancora di fronte a lui.
L'altro lo sentì, ma non tornò indietro, nonostante una parte di sè volesse. Avrebbe voluto chiedergli scusa così tante volte, ma ormai credeva di non poter più rimediare. Ma non sapeva di sbagliarsi, perché anche se lo trattava male, Frank avrebbe accettato volentieri le sue scuse, lo avrebbe solo insultato un'altra volta, e forse lo avrebbe preso di forza dai capelli e baciato con violenza, perché quella era di sicuro una punizione per essergli mancato.

𝙏𝙝𝙞𝙣𝙜𝙨 𝘾𝙖𝙣 𝙎𝙩𝙞𝙡𝙡 𝘾𝙝𝙖𝙣𝙜𝙚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora