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Sabato;

Jungkook aveva trascorso l'intera notte a disperarsi, tra il tirarsi le ciocche dei capelli fino a farsi del male e il piangere al telefono con Hoseok, che altro non poteva fare se non cercare di confortarlo. Provò a ripetergli che non fosse un gran problema e neppure la fine del mondo, ma diamine, per Jungkook era ancora peggio di tutto ciò. La sua vita era finita, si sentiva talmente tanto afflitto che gli pareva di sprofondare ad ogni passo che faceva. Difatti, il giorno precedente, era stato tanto difficile per lui uscire dal supermercato a causa dell'imbarazzo.

Aveva pure rinunciato ai suoi cereali.

E Jungkook non rinunciava mai ai suoi preziosi cereali al miele.

Aveva cominciato a commentare sotto le foto di Taehyung con la sicurezza di non venir mai scoperto e invece era tutto andato all'aria. Ma ciò che forse lo rendeva più arrabbiato, era il non sapere chi avesse detto alla sua cotta che proprio lui era Jungkook. Certo, non poteva immaginare che fosse stato proprio Jimin il primo a dire a Taehyung che un tizio di nome Jungkook frequentava il suo stesso corso di danza, ma dopo aver trascorso ore a pensarci, finalmente una lampadina si accese nella mente del ragazzo.

"Jimin!" urlò Jungkook, sedendosi sul letto. Si tirò per l'ennesima volta i capelli: dannazione, come aveva fatto a non pensarci prima? Quel verme dalla testa bionda.

"Che ti prende adesso?" domandò con voce stanca Hoseok, che ormai era al telefono con il moro dalle cinque di quel mattino, quindi ben quattro ore e mezza. Lo aveva chiamato lui stesso dopo aver visto la raffica di messaggi che gli aveva inviato Jungkook mentre lui era andato a cenare dai nonni, e così, dopo un po' di conversazione via chat, aveva deciso di alzare la cornetta.

"Credo sia stato Jimin"

"Cosa te lo fa pensare?"

"Al suo compleanno c'era pure Taehyung. E inoltre mi ha invitato completamente a caso, non siamo neppure amici!" pronunciò esasperato. Si sentiva uno stupido per non averlo intuito subito. "Come ho fatto a non accorgermene prima... di sicuro Taehyung gli avrà detto che c'era questo ragazzo che commentava e lui gli avrà risposto 'oh sai, a danza un tipo di chiama proprio Jungkook!'"

"Sì, ma, fattelo dire: sei stato proprio stupido a inserire il tuo vero nome nella biografia del profilo, Jungkook. Tanto stupido."

"Non ci ho pensato..." ammise il moro, alzandosi finalmente dal letto. Per la prima volta dopo ore si era deciso a mettere i piedi su una superficie, ma non appena lo fece sentì le forze mancare a causa della notte passata completamente senza dormire. "Oh. Meglio se mi risiedo." mormorò riportando il sedere sul materasso.

"Vai a dormire, Jungkook, ormai è fatta, non si torna indietro. Tanto prima o poi sarebbe accaduto e lo sai"

"Ma non così presto" sbuffò. Non poteva però dar torto al suo migliore amico che, come sempre, aveva ragione. Sarebbe stato più semplice se avesse cominciato a parlare a Taehyung senza fare l'idiota ed utilizzare uno stupido sito per tradurre delle canzoni inglesi, con anche la speranza di imparare qualche parola. Alla fine di tutto, non ne ricordava nemmeno mezza. "Sono un fallimento"

"Stai zitto, cazzo, zitto, vai a dormire" Jungkook udì un fruscio: probabilmente Hoseok si stava passando una mano sul volto. Sembrava esasperato, ma come biasimarlo, in fondo avevano passato un sacco di ore a parlare della crisi profonda in cui si era trovato.

"Va bene, scusa se ti ho disturbato, ora credo che berrò una camomilla e poi mi farò una bella dormita, nella speranza di non svegliarmi mai pi-"

"Smetti di pensare e vai a dormire, Jungkook!"

"Okay, okay"

"E ricordati che non è la fine del mondo, va bene? Tutto si sistemerà. Ne riparliamo magari lunedì, durante l'ora di inglese, dato che questa materia ti piace tanto" ironizzò Hoseok con una risata. Conosceva bene le difficoltà del ragazzo e altrettanto l'odio che covava per l'inglese.

"No, non inglese"

"Uh?"

"Devo iniziare a studiarlo per bene, Hobi. Sono serio. Non voglio di nuovo il debito."

"As you wish, darling"

Appena udì Hoseok parlare in inglese, Jungkook spense la chiamata e anche il telefono, ma non per andare a letto, bensì per prendere le cinque schede colme di vocaboli in inglese che avrebbe dovuto studiare ancora a settembre, ma che non aveva mai neppure letto.

"Da qualche parte dovrò pure cominciare"

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