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- Come stai, Sandy? -

Mi ritrovai a fissare quegli occhi blu quasi neri, incupiti dalla penombra del corridoio, senza riuscir a spiccicare parola. Le sue iridi mi catturavano senza pietà, lasciandomi inquieta. 

Si avvicinò di qualche passo, poi allungò una mano accarezzandomi la pelle del collo.

Il mio viso andò a fuoco. Avevo chiaramente sentito una scossa percorrermi il corpo al suo tocco. 

Mi ritrassi dal contatto, riuscendo a malapena a tenere lo sguardo nel suo. Il cuore aveva preso a battermi furioso nel petto. Lo potevo sentire chiaramente, mentre un migliaio di farfalle mi svolazzava nello stomaco. 

- Sei silenziosa, gattina. - ghignò, rifilandomi il suo sorrisino di scherno.

- Non chiamarmi così. -  sibilai.

Brody mi prese per la vita, attirandomi verso di lui. - Finalmente mi parli... - afferrò il sacco poggiandolo ai miei piedi. Poi mi sospinse verso la parete - ... come dovrei non chiamarti? Sandy o gattina? Non so ancora il tuo nome. Come dovrei rivolvermi a te? -

La sua grande mano prese a scendere sul mio braccio, disegnandomi leggere linee. Le lunghe dita forti si muovevano leggere, facendomi venire la pelle d'oca ad ogni passaggio. I suoi occhi fissi sul mio viso a scrutarmi in ogni piccolo dettaglio.  

- Non serve tu sappia il mio nome o che ti rivolga a me. - dissi allontanandolo, ovviamente senza successo. Mi spinse nuovamente contro la parete e mi prese per la vita. La sua stretta forte e salda mi stava facendo schizzare delle scosse elettriche per tutto il corpo. Fremevo sotto al suo tocco, ad ogni suo minimo gesto.

Passò la punta del naso lungo la mia mascella, per poi farla scendere sul collo dove inspirò leggermente il mio profumo.

Si ritrasse solo il tempo necessario a fissarmi negli occhi, catturando il caramello delle mie iridi con uno sguardo caldo e penetrante, poi ridiscese con le labbra sulla pelle del collo. Le mani mi partirono da sole, ancorandosi al suo petto. 

Camuffai quel momento di cedimento in un gesto di allontanamento. Ma ottenni solo un piccolo spostamento, e lui ridacchiò.

Il suo respiro caldo mi scaldava la pelle, che poi rabbrividiva quando l'aria la raffreddava. I muscoli del suo petto guizzavano ad ogni leggero movimento che faceva, tirando il tessuto della camicia che indossava e delineandosi sotto le mie mani.

Lentamente passò la punta della lingua sulla mia giugulare, che pareva impazzita. Litri di sangue conferirono tutti verso il mio basso ventre, togliendomi lucidità. Le mie mani si strinsero a pugno sgualcendo la camicia costosa e dalla mia gola salì un gemito, soffocato solo dal mio imbarazzo. Calda e ruvida, la sua lingua, disegnava linee di pura lava sulla mia pelle accaldata. Non stavo ragionando. Era come se le sue azioni avessero momentaneamente spento il mio cervello, ma acceso una parte di me che non riuscivo a controllare. 

- Che cosa mi stai facendo, eh piccola? - mi sussurrò roco all'orecchio.

Cosa cazzo ci stai facendo tu, vorrai dire?! Dio, sto andando a fuoco.

Non sapevo a cosa si stesse riferendo, sapevo solo che avevo la pelle d'oca per l'intensità con cui aveva pronunciato quelle parole. Il tono volutamente basso e profondo che aveva usato fece fremere i miei punti più intimi, alzandomi la temperatura interna. 

Premette il suo corpo sul mio facendomi sentire tutta la sua eccitazione. Poi risalì il profilo del mio viso fino a far combaciare le sue calde labbra con le mie.

Santa polenta! Il paradiso ha un volto finalmente.

Il cuore mi batteva furioso nel petto, mentre percepivo la morbidezza delle sue labbra e la forza con la quale mi stava intrappolando sotto di sé.  La sua bocca si modellava perfettamente alla mia, rivendicando ciò che gli avevo negato la volta precedente a casa.

Non Posso AmartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora