Mi ritrovai in un grande letto morbido, tra lenzuola calde e scure.
A rischiarare leggermente l'ambiente era la luce di una lampada da terra in metallo. La luce giallastra scacciava in parte il buio, facendomi ammirare la stanza. Una grande finestra alla mia sinistra, con lunghe e pensanti tende grigie, un armadio di legno grezzo, due possenti porte anch'esse di legno.Mi tirai a sedere con un gemito di dolore. Il collo e la testa mi pulsavano violentemente. La gola mi doleva ogniqualvolta deglutissi, come se la saliva fosse di carta vetrata. La nuca mi rimandava un dolore sordo, continuativo. Passai una mano tra i capelli, impigliandomi le dita in una garza e nel nido che si era venuto a creare.
Spaesata mi guardai attorno, senza trovare nulla che mi facesse capire dove mi trovassi. Non un quadro, non un libro, non un suppellettile ad adornare la camera minimalista e spoglia.
Sfiatai una piccola risatina pensando a quanto fosse diversa dalla mia di camera.
"Come se fosse scoppiata una bomba" raffigura bene l'idea.
Una stanza in cui tutte le superfici erano ingombre di ninnoli, cornici con foto e oggettistica varia. Un' intera parete formata da ritagli di giornale, copertine di libri, film, canzoni e foto. Mentre quella che dava verso la porta invece aveva un espositore con tonnellate di orecchini, bracciali, collane.Il casino regnava sovrano e di sicuro raffigurava bene la mia personalità, caotica ma spensierata.
Quella in cui mi ritrovavo era invece spoglia ed asettica, come se il proprietario non volesse lasciare il segno di se.
La porta davanti a me si aprì velocemente, lasciandomi sconcertata, ed interrompendo le mie elucubrazioni. Una visione epica mi si stagliò davanti.
Sul limitare della camera, con un vassoio in mano, se ne stava una delle raffigurazioni più belle che avessi mai visto del genere maschile. Alto quasi come la porta, senza maglia ed in pantaloncini, un uomo di almeno cento chili di muscoli mi sorrideva sornione.
I miei occhi non riuscirono a fermarsi in tempo.
Lo avevo guardato e scansionato come una liceale alla prima cotta. Registrando dettagli come: lunghi e sodi muscoli delle braccia, leggermente gonfi a causa del peso del vassoio, spalle larghe ed allenate, pettorali scolpiti. Di quella visione tutto gridava al sesso.
Ormoni impazziti,eh?!
Poi il mio sguardo scese lungo i suoi addominali, che finivano in una perfetta "V" che scompariva sotto al pantaloncino da basket, lasciandomi quasi delusa.
Quasi?! Non essere ridicola, lo stai mangiando con gli occhi.
Zitta tu.
Con tutto quel ben di Dio da scansionare, non lo avevo ancora guardato in faccia e, non appena lo feci, sentii il mio viso avvampare.
Occhi azzurri, di un colore che non pensavo possibile in natura, incastonati in un viso affusolato, dai tratti decisi. Riccioli neri che gli ricadevano morbidi sulle orecchie, incorniciando quel viso da sturbo. Una bocca carnosa e rosea che mi sorrideva maliziosa.
Un Dio. Ero a casa di un Dio.
- Gattina, se continui a guardarmi così, finisce che mi sciupi. -
Beccata.
Avvampai ancora più violentemente, mentre lui mi riservava un sorriso da rimorchio che sicuramente aveva affinato negli anni.
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Non Posso Amarti
عاطفيةEmilia ha dovuto rimboccarsi le maniche e mettere da parte i suoi sogni per aiutare la famiglia. É gentile, solare ed ha una vocina interiore che le si ripropone (come la peperonata). Non le mancano gli amici e neppure gli spasimanti. Ma la sua vita...