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Avevo la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo. Come se un'ombra nera e maligna, stesse crescendo alle mie spalle. Nutrendosi della mia ansia e della mia preoccupazione. Qualcosa di cattivo, a cui bastava una tua piccola distrazione, per inglobarti. Farti sua. Portandoti in qualche remota regione del buio.

Avete presente quella sensazione? Io sì. In quel preciso momento la stavo provando. Per la prima volta nella mia vita, avevo dato un volto a tutte le innumerevoli scene che avevo letto nei libri. Horror e thriller erano il mio pane quotidiano. Ma in quel momento avrei voluto soltanto dimenticarli all'istante.

Camminavo veloce per le vie del centro, illuminate solo dal chiarore di alcuni logori lampioni. Accompagnata dal suono dei miei passi sul marciapiede e dal fruscio delle foglie.

Mi strinsi nella giacca invernale e mi calai il cappuccio sulla testa.

Nonostante fosse ancora novembre, quell'anno la neve era caduta in anticipo e abbondante. Facendo così calare bruscamente le temperature.
Neppure il mio fidato cappuccio col pelo, riusciva a bloccare le folate gelide che mi facevano lacrimare gli occhi.

Quella sera avevo fatto più tardi del solito al locale. Clay mi aveva chiesto di sostituire Audrey che era ancora a casa ammalata. Controvoglia avevo accettato. Non mi piaceva l'idea di tornare a casa troppo tardi, ma i soldi extra mi facevano comodo.

- Eddai Emily! Lo sai che non te lo chiederei se non ne avessi bisogno ! C'è una festa di laurea e mi serve tutto il personale possibile per contenere quei pazzi. -

- E questo dovrebbe farmi accettare più serenamente il turno extra?! - lo avevo guardato male.

- Per favore! - mise il broncio, al quale sapeva non potevo resistere .

Gli avevo lanciato lo strofinaccio che avevo in mano.

- Smettila di cercare di rabbonirmi. Spera solo che le mance siano abbondanti, se no me la prenderò con te. -

Lui mi aveva fatto un sorriso a trentadue denti e mi aveva stretto in un abbraccio.

- Emily sei la migliore! -

- Lo so. -

La serata era andata avanti per un bel pezzo, e la mezzanotte era passata da parecchio quando anche l'ultimo gruppo di universitari se ne andò verso la discoteca in fondo alla strada.

- Ragazzi, mi dispiace ma non posso trattenermi oltre. - avevo detto indossando la sciarpa e preso i guanti.
- I miei saranno già a dormire e domani devo fare apertura... non odiatemi! - questa volta gli occhioni da cerbiatto li avevo fatti io.

Erano intenti a pulire da terra una chiazza di vomito e a raccogliere pezzi di vetro.

- Tranquilla, - aveva risposto Clay - i prossimi turni di pulizia bagno sono tutti tuoi. -

- Ma non potete essere così cattivi! - mi finsi offesa. - Ed io che vi ho anche portato la cena... - indicai i resti della torta salata sul bancone.

- Chi ha parlato, Clay? Avete sentito qualcosa? - si era intromesso Freddy, l'aiuto cameriere, con ancora un boccone di torta in mano.

- No, credo sia stata l'aria che veniva da fuori. - gli fece seguito Aaron il barman.

- Ah ecco... Mi pareva che non ci fosse nessuno. - si spalleggiarono

- Basta! Me ne vado razza di ingrati. - avevo detto con fare melodrammatico.

Li avevo sentiti sghignazzare, mentre chiudevo la porta alle mie spalle e mi incamminavo verso casa.

Ormai a quell'ora l'unico mezzo di trasporto ancora in funzione,che mi avrebbe potuto portare a casa, erano i taxi. Il modesto appartamento dei miei genitori era troppo in periferia, troppo fuori mano per autobus notturni o metro.

Non Posso AmartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora