Le due settimane successive furono un vero e proprio tornado di avvenimenti.
Ovviamente i miei genitori non mi avrebbero mai permesso di trasferirmi, quindi dovetti improvvisarmi detective e rovistare la notte tra le loro agende per trovare il momento giusto per fare le valigie ed andarmene. Non potevo fisicamente impacchettare le mie cose in anticipo visto che mia mamma non mi lasciava privacy neppure all'interno della mia camera, che era costantemente tenuta pulita ed in ordine sotto la sua supervisione. Non si faceva scrupoli ad entrare mentre mi cambiavo o a spostare le cose a suo piacimento.
Il giorno in questione si rivelò essere anche il preludio al giorno del giudizio di Noè. Pioveva così tanto che anche il piccolo tragitto tra la macchina di Dry e l'ingresso del palazzo fu abbastanza per bagnarci da testa a piedi.
- Direi che rappresenta al meglio il mio umore. - le dissi buttando alla rinfusa i vestiti nelle valige che aveva portato. - Meglio sbrigarsi, non vorrei che tornassero prima. -
- Calmati. Non saranno qui prima di due ore, abbiamo tutto il tempo. - cercò di tranquillizzarmi appoggiandomi una mano sulla spalla ed accarezzandomi dolcemente.
- Sì, lo so. Ma prima facciamo, prima mi tolgo il magone. -
Mi si stava spezzando il cuore.
Erano comunque i miei genitori e dovevo ammettere che lasciarli, specialmente in questo modo, mi faceva male. Avevo sperato di poter ragionare con loro, e magari trovare una soluzione. Ma dopo lo schiaffo si erano chiusi tutti e due in un mutismo ermetico. Niente saluti a colazione, niente chiacchiere a cena. Un silenzio glaciale.E quella schiaffeggiata, ero stata io! Avrei dovuto tenere io il muso a loro.
Recuperai tutto quello che poteva servirmi per i primi tempi. Sapevo che dopo essermene andata, soprattutto in quella maniera, i rapporti con loro non sarebbero che peggiorati. Ma non potevo di certo portarmi via una vita intera di roba in poche ore.
Quindi decisi di prendere lo stretto indispensabile per affrontare il freddo dell'inverno e qualche vestito più leggero se le cose fossero andate avanti in quella maniera anche in primavera.
Ma dopo poco più di un'ora avevamo già riempito quattro valige ed anche qualche zaino.
- Senti, è inutile cercare di far star tutto in ordine nelle valige. Meglio se prendiamo anche qualche sacco. - dissi.
- Ok, io intanto le porto giù, così da capire meglio che cosa ti manca. Intanto prepara il resto. -
Alla fine avevamo riempito completamente la macchina di Dry, tanto che non c'era più posto neppure sui sedili posteriori.
Passai un ultimo sguardo nella camera mezza vuota, fermandomi sulle fotografie che ritraevano me e Kevin tracciando il contorno del suo viso con le dita. Scioccamente sperai che quel gesto potesse raggiungerlo. Ficcai le cornici nella borsa che avevo in braccio, poi gli lasciai una lettera nella federa del cuscino, come ero solita fare con le bustine di figurine dei calciatori. Avevo scritto qualche riga con le lacrime agli occhi, sperando che capisse le mie motivazioni, anche se immaginavo che per un bambino di dieci anni dovessero essere assurde.
Quella era la parte che mi fece più male nei giorni successivi. Il non poterlo vedere.
I miei mi chiamarono di continuo dopo aver letto le poche parole che avevo lasciato loro. E quando finalmente gli risposi partirono all'attacco senza lasciarmi neanche il tempo di spiegare pacatamente le mie motivazioni. Alla fine arrivarono anche a minacciarmi se non tornavo a casa immediatamente non mi avrebbero più fatto vedere Kevin.
A ridestarmi dai pensieri fu una delle quattro coinquiline di Dry comparse in cucina con ancora il pigiama addosso. Pigiama che per inciso ritraeva delle cavallerizze intente a cavalcare peni disegnati a mo di cartone animato, con tanto di occhi, bocca e naso.
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Non Posso Amarti
RomanceEmilia ha dovuto rimboccarsi le maniche e mettere da parte i suoi sogni per aiutare la famiglia. É gentile, solare ed ha una vocina interiore che le si ripropone (come la peperonata). Non le mancano gli amici e neppure gli spasimanti. Ma la sua vita...