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Nascosi le mani tremanti sotto le cosce, tenendo lo sguardo basso. Il biondino alla guida sembrava concentrato sulla strada mentre Brody, che se ne stava seduto anch'esso sui sedili posteriori, teneva lo sguardo fisso su di me. Sembrava come se mi stesse studiando, come si fa con una nuova specie animale.

Per nulla inquietante...

Come a confermarmi di aver fatto la scelta sbagliata sentii chiaramente le sirene di una pattuglia sfrecciarci accanto nella direzione opposta. Mi agitai sul sedile, incapace di stare ferma con le gambe e le braccia che parevano impazzite. Sembrava che tutto il mio corpo fosse in preda a dei tic.

Mi dimenavo come un'anguilla controllando da tutte le parti se fossimo seguiti. Scenari degni di un film hollywoodiano cominciarono ad affollare i miei pensieri. Epiloghi ben più tragici di quelli di Tarantino si crearono davanti ai miei occhi: auto della polizia che ci rincorrevano a sirene spiegate, spari e stridii di ruote, manette e carcere a vita.

Ok, ora stavo veramente delirando. Dovevo calmarmi e cercare di dare delle risposte sensate a tutte quelle domande che mi assillavano. Domande come: chi aveva chiamato la polizia? Erano stati avvertiti da qualcuno che aveva visto la scena? O dai ragazzi della confraternita? Cosa ne sarebbe stato del mio lavoro se mi avessero denunciato?

A tutto ciò si aggiunse anche l'ansia di trovarmi da sola con due uomini, per di più che non conoscevo. E che per qualche strana congiunzione astrale, avevo seguito senza neanche fiatare.

La sensazione di essere in trappola mi colpì come un treno in piena faccia. Dove cazzo mi stavano portando?!

Mi sembrava fossimo diretti verso la zona alta della città, quella dei grandi palazzi con portiere, quella con banche e assicurazioni a ogni incrocio. Quella parte che ormai non conoscevo più, ma che mi aveva visto crescere.

- C-casa mia non è ... da questa parte. - balbettai. Per tutta risposta il biondo alla guida ridacchiò e si scambiò uno sguardo d'intesa con Brody attraverso lo specchietto.

Mi andò il sangue al cervello in meno di un secondo e iniziai a urlare.

-V-voglio andare a casa, fatemi scendere! - Mi slacciai la cintura, tirando freneticamente la maniglia dello sportello. Ero stata chiusa dentro. Scalciai e sforzai ancora, come una matta.

- Smettila, rincoglionita! Mi fai fuori l'auto! - mi urlò da davanti il biondino mentre rallentava la macchina ed accostava.

- Fottiti, stronzo! - gli urlai di rimando, lanciandomi come una pazza tra i due sedili davanti e sfrecciando fuori dal lato del passeggero mentre ancora le ruote si muovevano.

Ma perché diavolo mi stavo cacciando in tutti quei guai? Possibile che la sola vista di Brody non mi facesse più ragionare!?

L'aria fredda mi sferzò il viso, dandomi la scossa ideale per correre a perdifiato, volendo mettere più chilometri possibili tra me e loro.

"Chilometri" ahahah, che ridere.

Ma ero riuscita a fare solo qualche centinaio di metri che sentii due grosse braccia sollevarmi da terra e caricarmi come un sacco di patate, in spalla.

- Lasciami! Mettimi giù! - scalciai, sbattendo i pugni sulla sua schiena.

Brody per tutta risposta mi schiaffeggiò il sedere facendomi strabuzzare gli occhi. - Vedi di finirla di dare spettacolo. -

Ti ha veramente schiaffeggiato le chiappe?! Ahahahah! Muoio.

Ritornammo verso la macchina e mi stavo già preparando per scappare di nuovo, pronta a sgusciare via mentre mi poggiava a terra, che lui deviò verso uno degli alti palazzi che davano sulla strada. Potei vedere solo la faccia sconvolta e leggermente sorridente del portiere, prima di essere depositata con malagrazia nell'ascensore. Le cui porte poi si riaprirono direttamente su quello che doveva essere l'attico.

Non Posso AmartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora