Attenzione !!!
Seguono scene che potrebbero urtare un pubblico sensibile. Presenza di riferimenti sessuali spinti.
Se non volete leggerli, vi prego di passare al prossimo capitolo. La vostra comprensione della storia non ne risentirà.
Vi ho avvisati.
Unknown's POV
Passavo leggere le dita sulla carta lucida con le immagini catturate dall'obbiettivo della macchina fotografica, per sempre impresse su di essa. Quegli scatti così personali che parevano parlare alle mie orecchie. Disegni rubati di attività quotidiane, così anonimi da passare inosservati ad un primo sguardo, ma così pregni di significato per me.
L'odore della pellicola, dei solventi per sviluppare le foto, dalla carta patinata. Un rituale che ormai mi era famigliare dopo le centinaia di volte che ero stato costretto a farlo. Sì, costretto. Perché nessuno doveva sapere di quelle foto, nessuno doveva venirne a conoscenza. Foto così private da scioccare chiunque ci passasse gli occhi sopra. Nessuno avrebbe capito.
I suoi occhi attenti e allegri, impegnati a guardare chissà cosa, mi parlavano di promesse. Mi chiamavano incantandomi come un marinaio ammaliato dal canto delle sirene, capace di infrangersi sugli scogli solo per non smettere di ascoltare quel richiamo. Scaglie dorate affogate in un mare d'ambra e cioccolato fuso riflettevano il sole che le colpiva. I raggi luminosi che schiarivano la sua pelle bianca e perfetta, con solo qualche efelide a renderla colorata.
I lunghi capelli mossi da un vento catturato dall'istantanea che mi rigiravo tra le mani. Così leggeri ed impalpabili che neppure le nuvole. Le gambe tornite ed il sedere rotondo immortalati nell'inizio di un salto. Le braccia proiettate verso avanti e le mani strette intorno a quelle dell'uomo che avevo abilmente omesso dalla fotografia.
E la vedevo, la piccola luce che le attraversava le pupille, l'avevo impressa bene sulla pellicola. Una luce maliziosa che parlava di piani per il dopo. Seduceva con quella timidezza che sapevo essere radicata dentro di lei. Innocente e pura, ma bisognosa di esperienze peccaminose.
Rosse e succose le labbra ammiccavano, senza saperlo. Umettai le mie, pregustando il loro dolce sapore di proibito. Piccole labbra pronte a dare piacere, fino a far perdere il senno ad un uomo. E le immaginai, quelle labbra che troppe volte avevo sognato di possedere, di mordere e lacerare con i denti. Quella labbra invitanti dal sapore di burro di cacao alla mora che lentamente si coloravano di rosso sangue. Quelle labbra che febbrilmente volevo mordere e ferire per imprimere su di esse il mio marchio.
Oh, mia dolce innocente sirena, prima o poi quei piccoli boccioli saranno miei. Prima o poi ti troverai costretta a fare tutto quello che crudelmente mi neghi da troppo tempo.
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene al pensiero di quanto c'ero andato vicino, prima dell'arrivo di quell'uomo. Serrai i denti mentre lentamente una rabbia cieca si faceva largo tra le fibra del mio essere. Come si era permesso di interrompermi? Chi gli aveva dato l'autorità per negarmi ciò che era di diritto mio?!
Lei avrebbe pagato anche per quello. Lei ed il suo corpo mi ripagheranno di tutti i mesi di attenta pianificazione andati in fumo.
Un rumore di metallo si disperse nell'ambiente non appena strinsi maggiormente la catena che avevo in mano. Un leggero gemito mi distrasse dai miei sogni. Arrotolai ancora di più il freddo metallo che reggevo tra le dita, diminuendo l'afflusso di ossigeno ai polmoni della testa che si muoveva tra le mie gambe. Affondai le dita della mano libera tra i suoi capelli, spingendola sempre più giù, in profondità, alla disperata ricerca di un piacere che ancora mi sfuggiva. Sentii i suoi conati ma non me ne preoccupai.
La fermai tirandola per la testa e facendola poi voltare strattonando il collare di metallo che teneva intorno alla gola. Emise un piccolo rantolo involontario, ma null'altro: come le era stato ordinato. In silenzio si posizionò a quattro zampe sul letto con la testa rivolta verso il basso. Le mani legate dietro la schiena si chiusero a pugno non appena la penetrai con un colpo secco, ma anche in questo caso non disse una parola. Continuai a possederla fissando il muro che avevo davanti.
Le foto abilmente ritagliate e appese, con i dettagli di quel corpo che affollava la mia mente ogni secondo del giorno e della notte, accarezzando i miei sogni proibiti.
Agganciai la corda al gancio che scendeva dal muro poi con le mani libere presi la sua gola e le alzai la testa chiudendola tra le dita. Lo scorrere del sangue sotto di esse mi diede il colpo finale e con un ringhio venni dentro a quel corpo che mi si apriva davanti.
Un corpo che soddisfava solo le mie voglie fisiche, ma non quelle mentali. Lasciandomi un senso d'insoddisfazione che cresceva ogni volta di più.
Sarai mia, dovessi uccidere tutti quelli che ci separano.
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Non Posso Amarti
RomanceEmilia ha dovuto rimboccarsi le maniche e mettere da parte i suoi sogni per aiutare la famiglia. É gentile, solare ed ha una vocina interiore che le si ripropone (come la peperonata). Non le mancano gli amici e neppure gli spasimanti. Ma la sua vita...