Era il primo giorno di scuola, Shoko era parecchio eccitata, avrebbe frequentato lo stesso istituto del suo idolo: Imawari Uzumaki! Inoltre sarebbe stata accompagnata invece che dalla sua noiosissima madre, da colui che aveva sempre considerato suo padre. Non erano molti gli uomini che accompagnavano i figli il primo giorno di scuola, ma lui era l'assistente di Uzumaki-sama.
"Comportati da signorina perbene." la redarguì Shiho mentre faceva due codini alla figlia con degli elastici.
"Sono carina?" chiese dubbiosa.
"Perchè ogni volta che esci con lui me lo chiedi? Lo sai che appartiene alla tua mamma?" rise lei fingendosi gelosa.
Shikamaru sospirò, mentre con la piccola attraversava il villaggio per recarsi a scuola. Desiderava ardentemente di essere per una volta invisibile, visto tutte le chiacchere che aveva generato in passato e Shoko non gli rendeva questo compito facile. Avrebbe potuto rifiutarsi, ma Shioho era stata trattenuta per tutta la notte in ufficio e al ritorno desiderava solo dormire.
"Eccole le pettegole!" borbottò mostrando un sorriso falso.
Il gruppetto di comari si avvicinava sempre di più e avrebbe dovuto trovare una buona scusa per stare accompagnando Shoko a scuola, la sua vita privata non le riguardava. Proprio grazie a gente come loro tutto quello che aveva costruito, rischiava di franare.
"Che bello, vedere un padre tanto affettuoso." commentarono quando i due gli passarono accanto fingendo indifferenza.
"Finalmente le cose sono andate al loro posto." fece eco una seconda.
Shikamaru non era uno che si arrabbiava facilmente e quando accadeva vi erano conseguenze assai nefaste. Mollò la mano della bambina tornando sui suoi passi, ma si bloccò.
"Ripetilo sei hai il coraggio vecchia bagascia!" ringhiò la giovane che dal vestiario si intuiva non appartenere a Konoha.
"Lasciala andare Yodo. Non farti notare subito." ordinò Shinki.
"Quella si è permessa di offendere la famiglia di Shikadai-kun! Come posso non incazzarmi?!" replicò mollando la presa.
"Lo sai che mio padre detesta questo genere di atteggiamenti. E io non sopporto dovermi giustificare."
Yodo lasciò la presa qualche secondo prima che Gaara sbucasse con il seguito dall'angolo della strada.
"Siete solo dei mocciosi maleducati." tossì la comare.
Il Kazekage non considerò nemmeno quanto stava accadendo, si diresse subito verso Shikamaru, gettando uno sguardo gelido alla bambina in sua compagnia che lo aveva raggiunto e gli teneva la mano.
"Buon giorno Kazekage-sama." lo salutò con rispetto come del resto aveva fatto sempre. Entrambi erano uomini che preferivano chiarire in altra maniera le loro questioni personali, era il fratello minore di Temari e nessuno si sarebbe stupito se lo avesse affrancato con un nome più confidenziale.
"Nara-san, c'è già qualcuno in ufficio iscrizioni a questa ora?" domandò sapendo che solitamente era l'aiutante dell'Hokage ad occuparsi di queste questioni.
"Certamente. Ho chiesto al maestro Hiruka di sostituirmi mentre accompagno Shoko a scuola per il suo primo giorno." rispose placido.
"Ne sono lieto." sorrise chinando lievemente la testa in segno di saluto. Nel frattempo il gruppetto del quale faceva parte Shinki lo aveva raggiunto senza creare ulteriore scompiglio, Yodo però non poteva smettere di fissare quell'uomo che era il ritratto di Shikadai.
Shikamaru sospirò pesantemente. Sapeva che avrebbe dovuto parlare con Gaara e questa cosa lo metteva sempre a disagio. Era sempre stato molto protettivo, figuriamoci nei riguardi di sua sorella avrebbe passato un brutto quarto d'ora. Si chiese come mai Shikadai non fosse con loro, credeva che avrebbe fatto parte del gruppo di Shinki.
In realtà il giovane Nara era andato per prima cosa a cercare la sua nemesi...Hidashi e fargli capire che il suo dominio a casa sua sarebbe finito molto presto. E sopratutto sperava di rivedere Mirai Asuma.
"Hotuto..."
"Non ti permetto di usare tale confidenza." tagliò corto Shikadai.
"Nara-sama sa che sei tornato a casa?" chiese Hidashi sperando che il giovane fosse stato messo al corrente che a causa della sua improvvisa partenza molti equilibri erano stati sul punto di spezzarsi.
"No." farfugliò perdendo la sua baldanza iniziale, rivedere suo padre era una delle cose che lo mettevano maggiormente a disagio e non parliamo del fatto che avrebbe preferito sprofondare che affrontare la madre.
"Quindi tu non sai nulla?" domandò Mirai raggiungendoli in ritorno dal chiosco dove era andata a prendere da bere.
"Che diamine dovrei sapere?" domandò spazientito.
"Sarà meglio che ti siedi. La storia è lunga e dolorosa per certi versi e sono sicura che non ti piacerà." replicò Mirai.
Dubbioso Shikadai si accomodò sulla panchina.
Aprì senza fa rumore il cancello del vialetto e cominciò a camminare senza alzare la testa. Non capiva perchè si vergognava così tanto, infondo era semplicemente tornato a casa sua. Quando alzò lo sguardo, notò immediatamente un uomo seduto sulla veranda che giocava a Shioji con un avversario invisibile, non riuscì a trattenere un sorriso, suo padre non era cambiato. Aveva sempre adorato osservarlo nei suoi ragionamenti silenziosi davanti a una scacchiera. Cercò di farsi forza e continuò ad avanzare, presto il padre si sarebbe accorto della sua presenza.
Shikamaru rizzò le orecchie senza però distogliere la sua attenzione da quello che stava facendo, quei passi gli erano familiari anche se non li sentiva più da tempo, si erano fatti più pesanti segno che suo figlio era cresciuto e che non era ancora abbastanza abile da celare la sua presenza oppure semplicemente voleva che si accorgesse del suo arrivo. Era turbato, rivedere il suo ragazzo dopo tutto quel tempo e rispecchiarsi ancore in quegli occhi verdi tanto simili a quelli della moglie. Trasse un profondo respiro e solo quando Shikadai appoggiò un piede sul parquet si decise a salutarlo.
"Stare con quelli di Suna non ha certo migliorato le tue maniere." commentò voltandosi con un mezzo sorriso sul volto.
"Padre io..." trattenne a stento un singhiozzo. Avrebbe voluto comportarsi come un uomo, ma era bastata la voce del genitore a farlo crollare.
"Ci sei mancato...Mendokuse." aggiunse poi alzandosi per raggiungerlo, ma non fece in tempo i passi del ragazzo si fecero veloci, il parquet vibrò qualche istante prima che Shikadai si gettasse tra le braccia di suo padre, incapace di controllare le lacrime.
"Sei diventato alto." commentò accarezzando la testa scura.
"Finalmente sei tornato." disse Temari sbucando sulla soglia.
"Madre? Tu sei qui?" domandò stupito asciugandosi il viso, ma continuando a tirare su con il naso.
La bionda prese un fazzoletto dalla tasca dello Yukata, asciugando il naso del ragazzino che anche se infastidito preferì non contestare. Tali attenzioni gli erano mancate.
"Certo e dove altro dovrei essere?" chiese stupita ripiegando il fazzoletto.
"Mi era stato detto che avevi lasciato il clan Nara. Sono stati Hidashi e Mirai a raccontarmi tutto." sbottò infine offeso per essere stato preso in giro.
Shikamaru si grattò la testa imbarazzato, adesso gli toccava spiegare come si erano veramente svolti i fatti e doversi giustificare davanti al figlio lo metteva sempre a disagio. Non era certo più un bambino e avrebbe capito se gli stava mentendo.
"Dopo cena faremo una partita a Shoji e forse troverò la forza di raccontarti tutto." concluse Shikamaru rientrando con la famiglia in casa.
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L'ombra Nascosta
Hayran Kurgul destino sembra volersi far beffe di Nara quando a Konoha giunge un ragazzo con le stesse fattezze di Hidan. Temari sembra profondamente turbata dal suo arrivo Mentre Shikadai dovrà tenere per sè una scoperta sulla piccola Himawari Uzumaki Un segre...