Cap. 6- Il sorriso più bello

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Lja

Non sapevo come avrei attraversato il mare.
Non avevo denaro con me e se anche avessi rubato una barca, mi sarebbe mancata la forza per remare fino a casa.
Così, giunta nei pressi del grande porto di Fioraside, evitando che mi vedesse qualcuno, mi spogliai del mantello e dell'armatura, restando vestita di bende e stracci, tra i quali, conservavo tuttavia gelosamente la bambola di Nagii.
Così facendo mi tuffai in acqua dal ponte d'attracco delle navi, con una leggerezza tale da non emettere un suono. Nuotai fino a nascondermi opportunamente dietro una piccola feluca ancorata sul fondo.

Vidi in lontananza dei marinai, fortunatamente umani, caricare merci e botti sulla propria nave, come provviste per il viaggio.
Gli uomini diedero gli ultimi saluti ai propri parenti, salirono a bordo e si prepararono a partire, levando l'ancora.
Alzate le vele al vento, cominciarono ad allontanarsi dalla loro terra, ignari del fatto che mi fossi arrampicata fino alla prua della loro nave, rimanendone serramente aggrappata con mani e piedi.
Ma non sarei potuta rimanerci appesa tutto il tempo, pertanto, attesi semplicemente che fossimo abbastanza lontani e raggiungessimo le prime isole del mar Isoleo.
A quel punto mi lasciai cadere nuovamente fra le onde del mare.
Mi allontanai a nuoto dall'imbarcazione il giusto perchè potessero avvistarmi dal ponte.

Iniziai così a sbracciare, gridando "Aiuto!"

"Naufrago in mare!" Sentii urlare. "È una ragazza!"

Il mio piano funzionava a perfezione.
Finsi di annegare.
Un uomo si gettò in acqua per salvarmi, mentre gli altri lanciarono lui una fune alla quale potesse aggrapparsi e tornare a bordo con me fra le braccia.
Lasciai che mi credessero svenuta per qualche minuto.
L'uomo che si era tuffato distese delicatamente il mio corpo sul ponte.

"Guardate le orecchie, è un'elfa!"
Sentii dire.

"Un'elfa oscura!"

"Certo che è bellissima."
Commentò qualcun altro.

Uno di loro si propose nell'eroico gesto di farmi recuperare i sensi, tramite la respirazione bocca a bocca. Ero ancora sdraiata e inerme, quando costui avvicinò la bocca alla mia.
Per evitare il peggio, poco prima che il suo alito fetido potesse profanare le mie labbra, rinvenni a piccoli colpi di tosse.

"Guardate! Si è svegliata!"

Schiusi lentamente le palpebre e, con sguardo di totale confusione, rivolsi gli occhi all'umano, dal lungo naso prominente, che mi stava di fronte, chinato a pochi centimetri da me.
Osservai in seguito ciascuno dei presenti, recitando la parte della fanciulla dispersa e spaventata.
Il nasone mi si allontanò, rialzandosi del tutto.

"Ti senti bene?" Chiese.

"Mi gira la testa.." Sussurrai affannata.

"Devi riposare? Vuoi qualcosa da mangiare?" Domandò quindi un biondino, timido mozzo.

"Siete molto gentili, ma vi chiedo solo il favore di portarmi a Toqajv." Risposi.
E così fu.

Il mio morale era naturalmente molto basso, ero depressa, demoralizzata.
Non vedevo l'ora di scendere a terra, di riabbracciare mia madre e Nagii.
Mi chiesi solo come avrei spiegato l'accaduto, che parole avrei mai potuto usare. La morte di mio padre, il tradimento di mio fratello, era troppo da sostenere, sia per me che per loro.
Mi rimproverai di molte cose durante il viaggio di ritorno.
Avevo fatto attenzione, come mi era stato raccomandato da mia madre prima di partire, ma forse non abbastanza. Forse avrei potuto impedire tutto questo.
Tornavo in patria da sola, da sconfitta.

Le Cronache di Hadm -La dinastia dei Kohah (PARTE PRIMA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora