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“Buon compleanno, sorellina.”. Il suo sguardo è  compiaciuto, sorride come se avesse vinto alla lotteria, mentre io mi sento usata, un oggetto, una bambolina di pezza inanimata tra le sue mani crudeli.
Sono adirata, non mi sono mai sentita così umiliata, nonostante il piacere che mi ha dato, ha portato via una parte di me. Chiudo gli occhi e inspiro lentamente per calmarmi. Non funziona. Sento una mano che accarezza il braccio.
“Freya.”. Sposto il suo braccio bruscamente. “Cos'hai? C'è qualcosa che n..”.
La mia mano parte sola, senza preavviso, ed entra in contatto con la sua guancia con un rumore secco. Lo schiaffo lascia una traccia rossastra sulla pelle pallida.
“Non toccarmi.”. La mia voce è  tremante, perché devo piangere in momento simile, quando vorrei gridargli contro? Mi avvicino a lui e con i pugni gli colpisco il petto. “Perché? Perché?” esclamo mentre continuo a colpirlo e a piangere. Tenta di abbracciarmi, ma lo allontano. “Lasciami da sola! Ho bisogno di stare sola!”. Esce dalla stanza senza obiezioni.
Appena sento la porta chiudersi afferro le lenzuola, il coprimaterasso, le federe, le coperte, mi sfilo quella maledetta t-shirt, l’intimo e infilo tutto in una busta. Voglio buttare il tutto. Entro in bagno e apro l'acqua calda e cerco di calmarmi.
Finito entro in cucina e vi trovo Devan seduto davanti la pizza. Non mi guarda.
“Perdonami, non avrei dovuto spingermi così oltre.”.
“No, non avresti dovuto!”. Gli rispondo scocciata.
“Però non mi sembra che ti stessi lamentando, anzi.”.
Afferro la prima cosa che mi capita sotto mano e faccio per lanciargliela quando compare dietro di me e mi ferma il braccio. “Scusami.”. Sussurra seducente, andando a sciogliere il nucleo pulsante della collera.
“Non negherò di aver provato piacere, ma non era così che me l'ero immaginata, non è così che doveva andare. Volevo fosse speciale e non a causa della tua rabbia e possessività. Mi hai trattata come un oggetto, hai calpestato i miei sentimenti.”. Mi giro per guardarlo negli occhi, anche se non è facile perché ho le vista annebbiata dalle lacrime, e trovo il suo viso senza espressione alcuna. Sento una scossa, come se un fulmine mi avesse trapassata. “ A te non importa. A te non importa nulla di me!”. Sono arrabbiata, delusa, continuo ad urlare e a picchiarlo in petto. “Non ti sei mai preoccupato per me, sono sempre stata un giocattolo!”.
Afferra le mie braccia e le stringe con forza, il suo sguardo è furibondo.
“Come puoi solo pensare queste cose? Tu sei l'unica persona importante, l'unica che conta davvero!”. Grida collerico, divenendo paonazzo in viso.  “Tu mi fai felice Freya, e quando ho visto quell' ignobile guardarti in quel modo, io... io ho desiderato averti ancora di più.”. Chiudo gli occhi. “Ho avuto paura che potesse portarti via, ho realizzato che un giorno mi avresti potuto abbandonare.”. Lascia andare le mie mani e s’inginocchia a terra. “Perdonami, avevo il timore di terrorizzarti e allontanarti, e alla fine è successo comunque.”. Devan mi ha ferita, ma col tempo potrò passarci su.
Dopotutto lui è l'anticristo, non posso certo aspettarmi un rapporto normale, in verità non posso aspettarmi alcun rapporto. Questo suo tormento per me non deve essere facile per lui.
Mi inginocchio a mia volta di fronte a lui, gli prendo il viso tra le mani.
“Io non vado da nessuna parte. Mi hai ferita sì, mi hai spaventata, sì. Questo non vuol dire che lascio perdere alla prima difficoltà. Tu sei l'unica persona importante per me. Come potrei lasciarti senza ferire me stessa?”.
Inaspettatamente mi abbraccia. “Non farò più nulla senza il tuo consenso. Non riesco a vederti star male.”
Dopo aver mangiato la pizza, ormai fredda, Devan mi ha fatto andare in camera e mi ha chiesto di vestirmi con indumenti più invernali, non capisco perché. Non ho alcun desiderio di uscire. Mi guardo allo specchio, e sono decisamente pronta per una tempesta di gelo.
Devan mi aspetta all'entrata.
“Tu perché non sembri una palla di neve?”. Gli chiedo vedendolo con solo una felpa e i pantaloni da tuta.
“Non ne ho bisogno. Vieni.”. Mi porge la mano e andiamo verso l'entrata. "Chiudi gli occhi.".
Lo sento aprire la porta di casa e sussurrare qualcosa d’incomprensibile.
“Puoi aprirli.”.
Sono confusa.
“Non vedo nulla.”
Quando vedo un fiocco scendere, poi un altro, e un altro ancora, finché non perdo il conto. Corro fuori e comincio a girare sotto la neve come una bambina. Io amo la neve, ma qui la neve non cade mai. Immagino fosse questa la sua sorpresa per me. Corro verso di lui ad abbracciarlo.
“Grazie! È il regalo più bello! Possiamo averla anche domani?”. Gli chiedo speranzosa.
“Tutto quello che vuoi.”. Gli do un bacio sulla guancia per ritornare a correre sotto la neve.
La domenica è passata a giocare sotto la neve, mi sono goduta ogni istante possibile! Abbiamo giocato a palle di neve, fatto un pupazzo enorme, e persino qualche foto. Il compleanno più agrodolce della mia vita. Io non avevo idea di cosa regalare a Devan, quindi mi sono limitata a comprargli qualche videogioco, nulla di entusiasmante in confronto al suo regalo.
Il ritorno a scuola è stato piuttosto penoso per me. Devan è più possessivo che mai, non che a scuola ce ne sia bisogno, dato che sono un’emarginata, ma nelle ultime due settimane è andato tutto degenerando. Adesso grazie a lui e alle sue troppe attenzioni, come accompagnarmi in aula, venirmi a prendere, trascinarmi al tavolo dei suoi amici a mangiare, tutti mi prestano attenzione.
Io odio essere al centro della scena, soprattutto perché la mia non è affatto positiva. Ma non posso farci nulla, come posso contrastare i desideri dell'anticristo? Devo solo resistere qualche altro giorno prima delle vacanze di Natale. E nulla e nessuno avrebbe rovinato le vacanze.
Qualche giorno fa i nostri genitori sono tornati dal loro viaggio lavorativo e ci hanno regalato 10 giorni a New Orleans. Partiremo il 24 e torneremo l'anno nuovo. Non mi aspettavo un regalo del genere, non da loro, forse, nel profondo, ci vogliono davvero bene.
Sono interrotta dai miei pensieri dalla mano di Devan che stringe possessivo la mia coscia, mentre siamo seduti al suo tavolo alla mensa. Mi giro a guardarlo con espressione interrogativa. Qualcosa lo ha fatto arrabbiare, sta cercando di calmarsi. Poggio una mano sulla sua e con l'altra cerco di calmarlo accarezzandogli il braccio, questi suoi attacchi ultimamente sono peggiorati, forse per gli ormoni, o perché sta crescendo, non ne ho idea.
Sul tragitto per casa gli chiedo del perché della rabbia di oggi a pranzo e la sua risposta non è arrivata, come al solito del resto.     
                                         Domani è finalmente giovedì, il giorno della partenza, ho già preparato la mia valigia, e aiutato Devan con la sua. Non vedo l'ora di trovarmi in una città dove nessuno ci conosce, dove nessuno sa chi siamo, dove possiamo essere liberi di non nasconderci. Inoltre si sa che a New Orleans ci sono molte streghe, magari potremo andare a visitare quell'accademia, o incontrarne una. Magari con le streghe posso andare d'accordo, dopotutto abbiamo parecchio in comune, giusto?

Ringrazio come sempre DarkYuna91 per le correzioni e la pazienza!

Note: un capitolo un po' corto e filler, ma prometto MOLTA PIÙ azione per il prossimo~
Spero vi stia piacendo la storia ;)
▪︎Nana▪︎

L'altra parte di me (Michael Langdon 2.0 Sequel) BOOK ONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora