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Oggi Cordelia parte. L’unica roccaforte che ho tra queste streghe sta per andarsene chissà per quanto. Spero di non esplodere.
La settimana scorsa ho rischiato di essere scoperta, per fortuna incantare Rachel è stata una passeggiata, da quella sera però mi sta alla larga. Spesso mi chiedo a cosa pensano queste ragazze, come sia vivere come loro, spensierate anche se a modo loro, felici.
Felicità, una cosa che mi è stata preclusa per anni.

Domani è sabato e molte delle ragazze andranno ad una specie di gita con una delle insegnanti. Ho finto di avere la febbre per poter rimanere alla scuola, ed esercitarmi. Non ho mai molto tempo per farlo perché c'è sempre qualcuno che potrebbe scoprirmi. Adesso ho una settimana tutta per me.
Ormai riesco a padroneggiare sei delle "Sette Meraviglie", tranne "Descensum", scendere nel proprio inferno personale, non ho il coraggio di eseguirla, ho paura di rimanerci intrappolata. Di scoprire cosa ci sarà.
Una volta scoperto cosa abita il mio inferno, dovrò trascorrere tutta la vita con l'angoscia che presto o tardi dovrò finirci per l'eternità.
Di rimanere con quel pensiero fino a che non dovrò finirci per forza.
Ho bisogno di aiuto per quella. Il solo pensiero di non trovare la strada per tornare indietro mi rende paranoica.
E se non sono poi così forte come penso?
E se sono un fallimento come diceva mia madre?
E se fosse vero?
Forse lo è.
La mole preoccupante di domande ha scatenato un grande appetito, senza rendermene conto ho trascorso mezza giornata a rimuginare sul problema, a rimembrare il passato, i miei genitori... a pensare a lui.
Scendendo giù nella cucina dell'accademia per prepararmi qualcosa per cena, mi accorgo che ai fornelli c'è già una persona, Misty Day.
Ho la brillante idea che potrei chiedere a lei come fare per completare le "Sette Meraviglie" senza rimanere invischiata nel mio inferno personale. Chi, meglio di lei, può venire in mio soccorso, considerando il suo terribile trascorso?
Girovago incerta nella stanza, la osservo nelle movenze e la studio a fondo.
''Posso farti una domanda?''.
Continua imperterrita a cucinare, come se non avessi nemmeno aperto bocca.
''Non sarò io ad impedirti di farlo, qual è il problema?''.
Ne devo approfittare: adesso o mai più. ''Com'è stato rimanere intrappolata nel...'', lascio cadere la frase, sperando che lei capisca a cosa mi riferisca.
'' Nel mio inferno personale? >>, conclude lei. "Non sapevo nemmeno di esserci. So solo che se ci ripenso, capisco perché è chiamato inferno.''
''Capisco'', mormoro soprappensiero.
Senza alcun preavviso, mi afferra per le spalle scuotendomi e spaventandomi a morte.
''No! Tu non capisci, l'angoscia, la tortura, il dolore, la paura! E pensare che dovrò ritornarci mi fa impazzire!'', strepita concitata, posso scorgere il terrore nel suo viso. Gli occhi si riempiono di lacrime, il discernimento è come fluito via. Lascia la presa ferrea sulle mie spalle, ha un'espressione sconvolta, lo sguardo perso nel vuoto, non torna neppure a cucinare, sembra che ogni cosa abbia perso importanza, ruota su se stessa e a passo rassegnato se ne va.
Se prima avevo semplicemente timore, ora sono terrificata alla sola idea. Mi si è perfino chiuso lo stomaco..
Credo che sia arrivato il momento di chiedere aiuto.
Appuro che orecchie indiscrete non possano udire la telefonata che ho bisogno di fare, compongo il numero ed attendo inquieta.
''Pronto? È il “New Orleans East Hospital"?”.
''Sì, come posso aiutarla?''
Feci un respiro profondo.
''Volevo sapere quando è possibile venire a visitare uno dei vostri pazienti?''
''Mi dica il nome!’’
''Devan, Devan Campbell''.




Ringrazio DarkYuna91 per le correzioni e la pazienza!

L'altra parte di me (Michael Langdon 2.0 Sequel) BOOK ONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora