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Non sono nemmeno trascorse ventiquattro ore, ma la mia eccitazione è ancora accesa, pressante e carnale.
Non riesco a smettere di pensare alla sua lingua che lambisce il mio sangue, il contatto con il suo corpo lussurioso e gli occhi oscuri.
Cosa potrà mai essere la mia punizione?
Da Devan mi aspetto di tutto, non è mai stato loquace, soprattutto adesso che ho scoperto un lato di lui che non conoscevo.
Così passano i giorni mancanti a Samhain, a crogiolarmi nel fantasticare cosa il mio fratellastro ha in serbo per me.
Il mio guardaroba negli anni non è poi molto cambiato, forse solo evoluto in qualcosa di più audace. Con la pubertà ho sviluppato un seno procace, e questo mi fa sentire molto più femminile, ma fino ad oggi non ho ancora avuto il coraggio di indossare nulla che lo potesse esaltare, ma stasera ci sarà una festa in maschera, e mostrare un po’ di decolté di certo non sarà nulla in confronto agli outfits succinti per i quali le ragazze della scuola sicuramente opteranno.
Non sono pudica, sono solo insicura del mio corpo.
I miei pensieri vengono interrotti dalla campanella: finalmente un po’ di tregua. Mi dirigo verso la caffetteria, Devan è già lì con il suo gruppo di amici. Vado verso il mio solito tavolo e sposto la sedia, faccio per sedermi quando sento la sedia posizionarsi esattamente sotto di me come se qualcuno da dietro l’avesse spinta. È stato Devan. Mi giro verso di lui e mi fa l’occhiolino.
Lo ignoro, sono frustrata da giorni per colpa sua.
Questo però mi fa venire in mente una cosa, lui è come me, almeno credo. Sono stata così impegnata a pensare alla mia punizione quasi da scordarmi questo particolare vitale. Quella stessa sera mi aveva comunicato anche ne avremmo parlato dopo la festa di Samhain.
Le ore sono volate, mi trovo davanti allo specchio di camera mia a prepararmi per la festa.
Indosso un vestito nero con scollo a V che finisce sotto il seno, arriva nei pressi del ginocchio e le maniche a tre quarti sono larghe all’estremità. Sento bussare. “Avanti!”.
Da dietro la porta sbuca Devan. Si ferma all'entrata e mi osserva, mi sento nuda ed esposta sotto il suo sguardo, come se fosse in grado di sviscerarmi nel profondo e spogliarmi l'anima. Ovunque i suoi occhi si poggiano, sento ribollire il sangue.
“Non so se ti lascerò uscire così stasera.”. Afferma malizioso, la lingua inumidisce la bocca dischiusa in un gesto volutamente erotico.
Lo scruto attraverso il suo riflesso nello specchio.
“ Sto così male vestita così?”.
Scivola lento dietro di me e con le mani mi sposta delicatamente i capelli all’indietro, così da scoprire tutto il collo. Con le dita lentamente sfiora la pelle serica, scendendo giù verso le clavicole.
Penso che si fermerà lì invece continua con una leggiadria che acuisce la percezione sul corpo, ogni cosa in me brama di essere accarezzata da lui. Il suo tocco è come lava, mi sento bruciare dalle viscere.
Osservo la scena allo specchio, il che rende tutto ancora più sensuale. Scende oltre le clavicole, serpeggia sempre più giù nella scollatura del vestito, fino a tracciare l’incavo tra i seni. Deglutisco e rumorosamente.
Lo vedo sorridere, sa perfettamente l’effetto che provoca. Continua a perlustrare sensuale, va oltre l’incavo dei seni, apre la mano e la grava sul mio addome tirandomi aggressivo a sé. I nostri sguardi si incrociano allo specchio, sono senza fiato, avverto l'erezione premere imperiosa sulla mia schiena, solo gli strati di stoffa ci dividono, ma è come se potessi percepire il calore del suo desiderio spasmodico, ardere per essere liberato da me.
“Spero questo basti come risposta, su come mi fai sentire vestita così.”. Stampa un bacio umido sulla guancia, che sembra tutto fuorché casto e mi lascia sola. Tiro un sospiro, stavo per esplodere. Mi sento impazzire. Mi fa impazzire.
Dopo aver fatto gli ultimi ritocchi mi dirigo verso l'uscita, afferro le chiavi della macchina, ma prima che io esca di casa, Devan me le sfila di mano.
“Guido io!”. Annuncia. Alzo gli occhi al cielo e salgo nel lato passeggeri.
La casa di Katy è piuttosto lontana a piedi, ma con la macchina non ci vogliono più di 30 minuti.
Devo ammettere che la festa sembra ben riuscita. C’è parecchia gente, cibo, alcol, fumo. Nulla di tutto questo mi interessa però, il mio solo pensiero è Devan.
Dopo poco mi sono già stufata della confusione, quell’ambiente non fa per me. Decido di prendere della birra, magari avrebbe aiutato a comportarmi come una ragazza di sedici anni ubriaca e magari a divertirmi.
Sbagliato! Ho bevuto quattro birre, un’ora dopo, sono seduta abbracciata al WC della stanza di Katy, dove Devan mi ha portato circa dieci minuti fa e dove credo di aver vomitato anche l’anima.
“Mai più.”. Borbotto a stenti.
Sento la risata di Katy, che mi fissa denigratoria dallo stipite del bagno e sbotto stizzita:
“O la fai sparire dalla mia vista, o questa volta non mi fermo!”. Intimo senza ombra di divertimento. Mi alzo per sciacquarmi la bocca mentre Devan fa uscire Katy dalla stanza per tornare subito ad aiutarmi.
Poggia le mani sulle mie tempie e dice:
“Permettimi di farti stare meglio.”.
Lo guardo di sottecchi.
“Puoi davvero farlo?”.
“Sì.”. Risponde serio.
Chiudo gli occhi. È un istante, sento come una forza che mi attraversa il corpo in un attimo, e scomparendo si porta via il malessere.
“Grazie.”. Bofonchio senza aprire gli ancora gli occhi.
Si avvicina e poggia le labbra sulla fronte, abbracciandomi. Mi sento al sicuro tra le sue braccia. Quando scendiamo giù, la festa non sta proseguendo, non c’è più musica, nessuno si muove. Sono tutti fermi, immobilizzati. In mezzo a loro ci sono tre figure incappucciate che ci danno le spalle. Mi fermo terrorizzata. Non capisco cosa sta succedendo.
“Devan.”. Lui interrompe afferrandomi la mano.
“Tranquilla, con me sei al sicuro.”. Sorridendo mi trascina di fronte alle tre persone incappucciate. “Vuoi ancora sapere dei miei poteri? Di ciò che sono?”. Mi chiede quasi emozionato.
“Ma certo.”.
Fa delle breve presentazioni.
“Miss Miriam Mead, Samantha Crowe ed Anton LaVey.”. Dopodiché mi fa risalire sulle scale da dove ho un’ottima visuale dell’ambiente sottostante.
Senza che nessuno abbia detto qualcosa tutti i partecipanti alla festa si mettono in cerchio attorno al tavolo che è stato posizionato al centro della stanza. Dal cerchio di persone si fa avanti Katy.
Ha lo stesso sguardo perso nel vuoto come tutti gli altri. Deve essere opera di Devan. Si sdraia sul tavolo. Una delle donne porge a Devan un pugnale, che sale lentamente sul tavolo e, si posiziona con le cosce ai lati dei fianchi di Katy.
Tutto il resto accade con una velocità impressionante.
Devan squarcia il petto di Katy con il pugnale, ne tira fuori il cuore e gli da un morso.
Un turbinio di emozioni mi pervade. Da una parte sono impaurita, terrorizzata, dall’altra trovo la scena spaventosamente eccitante, il modo in cui le sue labbra si appoggiano al cuore, il gemito di puro piacere dopo averlo deglutito. D'improvviso alza il cuore a mezz'aria ed esclama:
“Padre!”.
La luce viene a mancare, diventa tutto buio, non riesco più a vedere nulla.
Dopo qualche istante si riaccende.
Devan non è più vicino al corpo esanime di Katy, lui è lì, ai piedi della scala.
È una visione magnifica è terrificante, le mani lungo i fianchi sono ricoperte di sangue, così come la bocca peccaminosa e il mento. Il particolare più spaventosamente eccitante sono i suoi occhi, completamente neri.
Rimango immobile mentre lui comincia a salire le scale, lentamente. Arrivato nei pressi, mi prende delicatamente la mano, ne bacia il dorso e la porta sulla sua guancia.
“Ancora curiosa di sapere cosa sono?”. Mi chiede a mo' di sfida.
Faccio di sì con il capo, non riesco a trovare la mia voce.
Mette un piede sul mio scalino e con le braccia mi intrappola con le spalle alla ringhiera, accosta la bocca al mio orecchio e sussurra:
“Sono l’anticristo.”.


Ringrazio DarkYuna91 per le correzioni e la pazienza!




L'altra parte di me (Michael Langdon 2.0 Sequel) BOOK ONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora