Insolente

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Consiglio: Lady Wood - Tove Lo

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"Dirty on the inside, damaged goods with nothing but pride
Yeah, you give me wood, give me lady wood"





"Tesoro, non scordare l'impegno che abbiamo preso. Almeno stasera vedi di non inventare scuse. Sai che mi manchi." 18.50 P.M.

Finn Wolfhard lesse velocemente il messaggio, ricacciandosi il telefono nella tasca interna della sua giacca, un attimo dopo.

Si concesse di alzare gli occhi al cielo, ma fu un movimento delle pupille così fulmineo che nessuno se ne accorse.

"È già tardi." fu il pensiero turbato che attraversò la mente del giovane imprenditore, ancora seduto a quel tavolo in quella stramaledetta sala conferenze.

Era già tardi e lui doveva andare via: questa volta aveva promesso. Aveva promesso che ci sarebbe stato e non poteva disdire all'ultimo minuto, non di nuovo; lei ci sarebbe rimasta troppo male.

Finn sospirò pesantemente sulla sedia, prima di voltarsi verso il suo più fidato collega.
«Devo andare via Cal, e qui la stanno tirando troppo per le lunghe.» gli spiegò in un sussurro, sporgendosi un po' verso di lui.

«Che hai di meglio da fare, amico?» chiese quello con tono ironico, alzando un sopracciglio con aria incuriosita.

«Un impegno che non posso rimandare.» si limitò a rispondere Finn con aria di chi non ammetteva altre domande.

E Caleb sembrò comprenderlo, perché scrollò le spalle e fece finta di nulla.
«Dovrebbe esserci un'uscita secondaria dall'altra parte dell'edificio da cui siamo entrati per eludere i giornalisti all'entrata, ma... come pensi di eludere quelli qui?» disse l'amico, indicandoli con un guizzo degli occhi, spostando impercettibilmente il capo nella loro direzione.

«Non penso di eluderli in nessun modo: semplicemente mi alzerò e me ne andrò.» rispose Finn, come fosse la cosa più ovvia del mondo.

«Cosa? Ma non puoi, siamo nel bel mezzo del convegno! Finn, davvero. Ti dipingeranno come un maleducato, come un insolente e– »

«Caleb, io sono un insolente.» ribatté il giovane imprenditore, interrompendo l'amico, voltandosi verso di lui con un sorrisetto sghembo, furbo, dipinto sulle labbra rosee.

«Finn, non puoi, è... scortese, lo sai anche tu.» cercò di convincerlo, ma lui non si degnò neanche di rispondere.

«Ormai starà finendo, non puoi ritardare un'altra mezz'ora?» continuò Caleb, sperando di riuscire a convincerlo.

Ma questo in tutta risposta, così dal nulla, scattò in piedi.

«Ma che cazzo!» imprecò Caleb sottovoce con tono frustrato.

Finn rivolse un sorriso educato alle persone di fronte a lui, i cui occhi adesso gli erano tutti puntati addosso, stupiti dal fatto che si fosse improvvisamente alzato.

«No, non posso.» rispose a Caleb tra i denti, un movimento delle labbra così impercettibile che nessuno se ne accorse eccetto per l'amico che, all'udire quella risposta categorica si strinse nelle spalle, rassegnandosi.

Dal cuore di carta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora