Consiglio: REMEDY – Alesso
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"I believe, I believe, I believe, I believe
That loneliness is my decease
I believe, I believe, I believe, I believe
That you are the remedy"Finn Wolfhard non pensava che la sua giornata potesse andare peggio, mentre ringhiava imprecazioni contro il telefono che stringeva con presa ferrea tra le dita, quasi come se volesse stritolarlo.
«Che cazzo vuol dire che non puoi, Gaten?»
«Mi dispiace, Mr Wolfhard.» fu la voce grave dell'autista dall'altro capo del telefono.
«Ma gliel'ho già detto, l'autostrada è bloccata da un incidente. Non so quanto ci vorrà prima che il traffico defluiasca, potrebbero passare anche delle ore... Sono fermo da una vita.»
Finn non poté sentire altro; staccò il telefono in faccia a Gaten in un moto di rabbia che tentò inutilmente di reprimere. Se lo ricacciò nella tasca interna della giacca in un movimento brusco, prima di far vincere il barbaro impulso di tirarlo per terra con una tale forza che di sicuro lo avrebbe disintegrato in mille pezzi.
Non sarebbe stata di certo la prima volta.
E adesso come avrebbe fatto? Come lo avrebbe spiegato a lei?
Ci sarebbe rimasta male, di nuovo, e sarebbe stata colpa sua, di nuovo.Non poteva rimandare un'altra volta, cancellare la cena un'altra volta: non sarebbe stato corretto, eppure... che scelta aveva?
Ormai era tardi. Avesse chiamato un taxi, avrebbe comunque dovuto aspettarlo e si sarebbe fatto tardi.La avrebbe delusa davvero questa volta, poco ma sicuro. Sicuramente le sarebbe sembrata una scusa, con l'unica eccezione che questa volta non lo era, non lo era come lo era stata sempre negli ultimi mesi a quella parte.
Finn si portò una mano tra i capelli, iniziando a fare avanti e indietro nel parcheggio ancora vuoto, illuminato ormai dai lampioni che circondavano quasi tutto il perimetro, segno che il buio della sera era già calato in tutta la sua seducente oscurità.
Era la luce della notte che contornava di nero ogni sfumatura, rendendola tetra agli occhi della gente."Ci deve essere una soluzione per fare in tempo." continuava a ripetersi, cercando di venirne a capo.
Magari poteva chiedere un passaggio a qualche collega, sicuramente avrebbero finito da lì a poco quello stramaledetto convegno, ma significava comunque dover aspettare qualcuno, soprattutto stare ai comodi di qualcuno che non fosse se stesso e questa era una opzione che Finn Wolfhard di rado contemplava.
"No. Ci deve essere una soluzione."
"Ci deve essere una soluz– "
Non riuscì a terminare la formulazione di quel pensiero.
Non riuscì, perché il suo sguardo fu attirato da un guizzo, un movimento leggero percepito dalla coda dell'occhio.Finn Wolfhard si voltò di scatto, assottigliando le palpebre per mettere a fuoco, e fu in quel momento che la vide, nel buio della sera.
Vide la piccola ragazza camminare nella direzione opposta alla sua, la sua sagoma così esile che per un secondo sembrò che i suoi contorni si confondessero col buio.
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