3 mesi dopo,
ultimi giorni di AprileSherlock's POV
Il periodo in cui davo ripetizioni a John è finito da un pezzo.
Anche se non ci ritroviamo più per le lezioni, continuiamo ad essere amici ed a passare del tempo insieme.
Molto tempo.Sono seduto al mio tavolo, come sempre da solo.
Sto guardando John che ride e scherza con i suoi amici e sorrido nel vedere che almeno lui si sta divertendo.
Sembra che si sia accorto del mio sguardo e allora comincia a imitare i suoi amici, per farmi ridere.
Fa dei versi veramente strani, mentre gli amici si mettono a ridere, ignari del fatto che John volesse far ridere me.
Ogni volta che un suo amico lo riprende lui sposta sempre lo sguardo su di me, per vedere se sto ridendo.
Continua così per una decina di minuti.
Dieci minuti nei quali rido e in cui, per una volta, durante i pasti non mi sento completamente solo.Sono uno degli ultimi ad uscire dalla Sala Grande e appena varco il portone d'ingresso vedo il viso amichevole di John.
"Ehi Sherlock!" Mi saluta venendomi incontro.
"John. Come mai sei qui?" gli chiedo curioso.
"Ti stavo aspettando perché volevo parlarti di una cosa." mi dice lui sorridente.
Annuisco e insieme usciamo all'aperto.Stiamo camminando sulle rive del lago Nero, mentre rimaniamo in silenzio.
"Quindi cosa volevi dirmi?" gli chiedo dopo un po' non sentendolo parlare.
Lui si ferma e mi guarda serio.
"Senti, lo so che ci conosciamo solo da Gennaio e che quindi avresti tutte le ragioni per rifiutare... ma ti andrebbe di passare qualche settimana da me in estate? Ogni anno mi prometto di invitare qualche mio amico per combattere la noia devastante e il caldo asfissiante, ma diciamo che cambiavo sempre idea. Con te però è ... diverso." fa una pausa. "Mi piace stare con te... ci sto bene".
Mi dice tutto con estrema sincerità, sorprendendomi.
Sapevo di stargli simpatico ma non pensavo certo a questo.
"Per qualche settimana?" gli chiedo interrogativo, non avendo ancora realizzato la faccenda.
"Si, cioè come vuoi. Una, due settimane come tutta l'estate. I miei genitori non hanno niente in contrario e potresti dormire nella camera di mia sorella, tanto sta sempre da amici." Mi risponde pensieroso.
"Si, per me va bene. Mi piacerebbe molto. Manderò un gufo ai miei per informarli e poi ti farò sapere." gli sorrisi ancora sorpreso dalla sua richiesta.
Lui mi annuisce sorridente in risposta.
Continuiamo a camminare mentre il vento inizia a diventare via via più insistente.
"John è questo venerdì che hai quella partita importante?" gli chiesi.
"Si, speriamo vada tutto bene. È la partita più importante di tutto il campionato." mi risponde lui in pensiero.
Noto che sta cercando di tenere chiuso il colletto della divisa scolastica per contrastare il vento.
Senza pensarci troppo mi tolgo la mia sciarpa e gli dico di girarsi.
"Ecco..." gli dico mentre circondo il suo collo con la mia sciarpa blu.
"Ehi! Potresti essere tu quello ad ammalarti!" esclama afferrando delicatamente il mio polso.
"Si, è vero. Io però non ho una partita importante tra qualche giorno."gli dico alzando un sopracciglio.
Lui continua a tenermi il polso e mi guarda preoccupato:"Non voglio che tu ti ammali solo perché ho dimenticato la mia sciarpa nel dormitorio."
"Tienila solo fino a quando ritorniamo dentro, okay?" gli dico deciso.
"Va bene." annuisce poco convinto, lasciando la presa sul mio polso.John's POV
Alla fine decido di cedere e di tenermi la sciarpa.
Me la sistemo sul collo e rimango colpito da quanto sia calda, ma soprattutto dal profumo.
Non è nauseante e forte come quello che usano i miei amici,anzi, è dolce e semplice.
Alzo la sciarpa fino a coprirmi il naso e mi accorgo di come quel semplice profumo mi trasmetta sicurezza e calore.
Guardo Sherlock di sfuggita e noto che sta tenendo la testa bassa e le mani sull'orlo della divisa scolastica.
I suoi riccioli si muovono in modo caotico e disordinato, come se volessero fare a pugni con il vento.
Sorrido per l'immagine e torno a concentrarmi sulla strada, accelerando il passo in modo che Sherlock non stia troppo allo scoperto.Rientriamo ad Hogwarts, ringrazio Sherlock e gli porgo la sciarpa.
Lui se la rimette mormorandomi un "Non ti preoccupare".
Noto che i suoi capelli sono un disastro e mi metto a ridere.
"Ma te smetti mai di ridere?" mi chiede lui cercando di trattenere un sorriso.
Io avvicino la mano ai suoi capelli e cerco di sistemarli.
"Ecco. Adesso non sembri uscito da un manicomio."annuncio guardandolo divertito.
"Grazie mille allora. Ci vediamo John." esclama prima di allontanarsi.
"Sherlock aspetta!" lo raggiungo, mentre lui si volta con uno sguardo interrogativo.
"Senti... ti andrebbe di venire alla partita di quidditch venerdì?" gli chiedo speranzoso.
La verità è che sono davvero in ansia.
In questa scuola si aspettano tutti molto da me e mi sembra di poterli deludere in qualsiasi istante.
L'unica persona che invece mi da la forza è proprio lui.
"Si... se ci tieni si. Di solito non mi interessano queste cose, ma per te si. Certo, che ci sarò." mi risponde lui sicuro.
"Perfetto! Allora a venerdì. Grazie Sherlock... tu non sai quanto mi faccia piacere. Davvero." gli dico sincero, afferrandogli la mano e stringendola.
Sherlock guarda le nostre mani per qualche secondo, poi il suo sguardo torna sul mio e mi sorride.
"Figurati." risponde stringendo a sua volta la mano.
Ci salutiamo e mi allontano da lui pensieroso.
Questa partita mi infonde un'ansia indescrivibile.
A volte mi ritrovo a svegliarmi nella notte e a volte, invece, non dormo proprio.
Tutti in questa scuola si aspettano molto da me: gli amici, i compagni di squadra e persino i professori.
È bello sapere che avrei comunque qualcuno al mio fianco, in caso dovessi fallire.
È bello soprattutto che questo qualcuno sia Sherlock Holmes.
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15/02/2019
Chiarimenti sui tempi:
La storia è iniziata più o meno a Gennaio e, dal primo al terzo capitolo, trascorrono circa due settimane.Come sempre vi invito a lasciare qualche commento, per sapere se la storia vi sta piacendo.
Scusate per gli eventuali errori grammaticali.
-N
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Gold/Johnlock
Fiksi PenggemarUna fanfiction sulla Johnlock ambientata ad Hogwarts. Perché? Perché si.