Lo scatto della serratura interruppe il silenzio che si era andato a creare. La luce proveniente da una piccola lanterna si fece spazio nella penombra, illuminando lo spazio angustio, lo sporco annidato sul pavimento e negli angoli e le sbarre arrugginite della cella.
«È ora di andare» disse una voce dura, che non ammetteva obbiezioni.
L'uomo si alzò dal giaciglio di paglia che usava per dormire in quella stanza buia e fredda, si diresse verso quella luce che, invece di condurlo alla salvezza, lo stava portando a morte certa.
La guardia, rischiarata dalla lanterna, indossava ricchi tessuti con lo stemma della città e del re, aveva un coltello sottile alla cintura e manteneva una postura regale.
La guardia gli porse una spada lunga quanto il suo braccio e uno scudo, sicuro che l'altro non l'avrebbe attaccato. Poi lo spinse fuori dalla cella e lo condusse verso una porta da cui provenivano grida di persone e il cozzare del metallo. Quella soglia che aveva varcato così tante volte da aver perso il conto. Quell'azione, però, gli provocava sempre una stretta allo stomaco. Ogni volta si ritrovava a domandarsi se sarebbe rientrato nella cella che lo ospitava ormai da tempo, oppure se sarebbe stata l'ultima volta.
«Buona fortuna amico, ne avrai bisogno» proferì l'ufficiale, prima di andarsene con la lanterna, lasciando l'uomo di nuovo nell'ormai familiare buio.
L'ingranaggio di metallo girò, facendo sollevare la sbarra e aprire le porte. L'uomo venne accecato dalla luce improvvisa. Quanto era passato da quando aveva visto il Sole l'ultima volta? Il senso del tempo veniva annientato dall'oscurità e dal silenzio della prigione.
Da giorni, molti dei gladiatori più forti attraversavano quella sbarra e non tornavano più indietro. Si era diffusa la voce che ci fosse una belva che nessun guerriero era riuscito ancora a sfiorare e che non risparmiasse nessuno. L'uomo aveva già affrontato animali terrificanti e pericolosi, ma aveva il presentimento che con questo non avrebbe trionfato. Se non ci erano riusciti combattenti più forti di lui, perché mai sarebbe dovuto uscirne indenne?
Si fece coraggio e uscì dall'apertura entrando nell'arena, mentre un insieme di applausi e grida lo accoglievano.
Avanzò verso il centro e si arrestò, serrando le dita intorno al manico della spada. La morsa allo stomaco si era intensificata al punto da rendergli difficile respirare. Da una botola grande il quadruplo di quella da dove era uscito lui, si udì un ruggito, prima che le porte venissero spalancate.
Dopo pochi secondi, un enorme drago rosso uscì veloce come un fulmine lanciandosi sulle reti che proteggevano il pubblico.
La belva aveva gli occhi iniettati di odio e, per un secondo, l'uomo ebbe pietà di lui. In fondo erano nella stessa situazione. Entrambi intrappolati e costretti a uccidere per continuare a vivere. La loro esistenza si era ridotta a sperare di tornare nella cella buia e silenziosa.
Il drago si fermò, annusò l'aria e girò di colpo la testa nella sua direzione. Qualcuno del pubblico gli gridò di combattere, di uccidere la bestia, ma che possibilità aveva contro un essere del genere?
Il drago rosso si avventò su di lui, senza preavviso, e il gladiatore lasciò cadere a terra la spada e lo scudo, arrendendosi al suo destino. Stava per fare la stessa fine di quelli prima di lui e di quelli che sarebbero venuti nei giorni successivi, e avanti così finché non fosse arrivato qualcuno più forte del drago o quest'ultimo non si fosse liberato da solo.
Mentre la belva allungava le zampe con gli artigli affilati sporchi di sangue secco verso di lui, aprendo le ali per rallentare, ripensò a tutta la sua vita: all'infanzia vissuta giocando con altri bambini e a come, appena diventato uomo, fosse stato catturato, mentre il suo villaggio veniva distrutto e portato in quel luogo solo per far divertire altre persone.
Ripensò a tutti quei gladiatori che aveva dovuto uccidere negli scontri precedenti, a come fosse felice e sollevato nel vincere sugli altri uomini, perché questo avrebbe significato continuare a vivere.
Chinò la testa per non vedere l'enorme bestia piombare su di lui, sperando che lo uccidesse in fretta, per porre fine a quel tormento. Il drago gli fu addosso e non vide e non sentì più niente.
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Ecco il prologo! Per chi avesse già letto la versione precedente, si sarà accorto che non è cambiato molto, ma dai prossimi capitoli ci saranno scene del tutto nuove o riscritte meglio!
Cercherò di aggiornare spesso, in modo da non farvi attendere troppo tra un capitolo e l'altro.
Instagram: animadidragoo.
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La Regina d'Argento
FantasíaPRIMO VOLUME DELLA SAGA Aveva sempre pensato che ci fosse un fondo di verità nelle leggende. Ciò a cui non aveva mai creduto era di diventare a sua volta una leggenda. Noreen vive con il padre nella capitale delle terre di Daktsee, conducendo una vi...