Alec non aveva più visto Jace per tutto il pomeriggio. Era incredibile il modo in cui aveva preso la sua dichiarazione nei confronti di Magnus; non aveva detto una sola parola, si era semplicemente alzato ed era uscito dalla stanza. Il Lightwood non si aspettava niente di simile, non riusciva a capire se l'aveva presa bene o male, l'unica cosa palese era la sorpresa.
Il Nephilim si avvicinò alla finestra, sedendosi sul davanzale, osservando la strada che passava davanti all'istituto; procedeva tutto tranquillamente, i mondani andavano e venivano nel loro costante rincorrersi l'un l'altro, ignari dei pericoli che incombevano sulle loro teste. Inermi, alla mercé del vizio e dell'inganno, sempre pronti a fare promesse che non avrebbero mai mantenuto, sempre pronti a calpestare il più debole pur di prevalere, tendendosi anima e corpo verso i demoni che gli sussurravano all'orecchio. Eppure lui era un Nephilim, e il suo compito era proprio quello di proteggerli, sterminando i demoni col suo arco, nascosto nell'ombra delle rune, celato agli occhi di chi non voleva vedere il mondo invisibile.
Continuò a guardare quei puntini che si muovevano di gran carriera, perso nei suoi pensieri, finché non ne vide uno spiccare tra tutti gli altri avanzare verso le porte dell'Istituto.
«No ...! Non è possibile!»
Jace aveva ormai abbandonato le pareti del frigorifero per andare a sfogarsi con l'unico essere vivente in grado di poterlo consigliare da quando Hodge non faceva più parte dell'Istituto.
«Non posso credere che l'abbia detto! Come può piacergli quello stregone da quattro soldi?»
Da parte sua, Church gli rivolse un miagolio rassegnato.
«Si, ok! Lo ha salvato, ma questo gli da il diritto di farsi piacere dal mio parabatai? Insomma, io e lui ci conosciamo da quando eravamo bambini, siamo parabatai!»
Il gatto sembrò seccato e sbuffò alzando gli occhi al cielo.
«Cosa?! Certo che sono geloso, quel pagliaccio vuole portarmelo via!»
Qualcuno bussò alla porta e Jace, ormai nel corridoio, andò ad aprire precedendo Church. Quando il battente si schiuse si trovò davanti Magnus Bane.
«Buona sera Nephilim, Alec è in casa?»
Jace, rosso in faccia dalla rabbia, gli chiuse la porta in faccia, ricevendo uno sguardo di disapprovazione dal gatto.
«È inutile che mi guardi così».
Dal fondo del corridoio, intanto, si sentì un ticchettio di passi sulla di qualcuno che stava correndo nella loro direzione e non ci volle molto a capire che quel qualcuno era Alec.
«Jace, hanno bussato, perché non hai aperto?»
«No! Alec, non fare entrare la farfalla!»
Ma ormai il Lightwood aveva già spalancato la porta e stava facendo gli occhi dolci allo stregone, che aveva a sua volta sentito l'affermazione dell'altro e aveva cominciato a guardarsi attorno in cerca di qualcosa di svolazzante per aria.
«Farfalla?» chiese.
«Si, io sono l'ape. Entra, dai».
Magnus non capì granchè, ma non si fece ripetere due volte l'invito, quindi entrò, andando a lasciare un lieve bacio sulle labbra del cacciatore dai capelli scuri, facendolo arrossire. Jace, da parte sua, non poté evitare di guardare con quanta sfacciataggine quell'essere stava allungando le grinfie sul suo Alec.
«Perché sei qui?» sbottò con tono freddo.
Magnus infilò una mano in tasca, tirando fuori la stregaluce e porgendola al Lightwood.
«L'avevi lasciata a casa mia».
«Sei stato davvero gentile a riportarmela. Beh ... adesso ... visto che sei qui, ti andrebbe di restare per cena?» Alec finì tanto velocemente la frase da pensare che l'altro non avesse capito una sola parola, ma non era così.
«Se non è un disturbo, accetto volentieri».
Jace sentì l'impulso di correre a mettere la testa nel congelatore prima che gli esplodesse, ma si trattenne dal farlo, limitandosi a guardare il suo caro quasi fratello che accoglieva in casa lo stregone e lo scortava in cucina per presentarlo agli altri. Al loro seguito, Church scodinzolava, fiducioso nel trovare una porzione di cibo riservata anche a lui.
«Non ci posso credere, anche il gatto mi da le spalle!» ma erano tutti troppo lontani per poterlo sentire.
«È assurdo!» proclamò Simon, sorpreso «Hai fatto tanta strada per una pietra?»
Non ci volle molto affinché Magnus conquistasse la simpatia di Isabelle e del diurno e, nonostante la proposta della cacciatrice di mettersi ai fornelli, avevano ordinato la cena da Taki's e si erano messi a tavola tutti insieme per mangiare e chiacchierare. Anche Jace si era seduto con gli altri, ma non aveva aperto bocca e si era limitato a scomporre il cibo che aveva nel piatto in una poltiglia indistinguibile.
«La luce è tanto importante per noi stregoni quanto lo è per gli shadowhunters, non potevo lasciare andare in battaglia Alec senza la sua stregaluce».
Jace mugugnò qualcosa, ma nessuno capì cosa avesse detto, né lo presero in considerazione.
«Che tenero!» sospirò Isabelle, sognante, facendo arrossire di nuovo suo fratello.
Magnus sorrise, imbarazzato anche lui. non si era mai trovato in una situazione simile e non sembrava esserne dispiaciuto.
Church si avvicinò alle gambe del cacciatore dai capelli biondi, facendogli le fusa. Una volta attratta la sua attenzione, si fermò, guardandolo con la testolina piegata di lato, come a chiedere "ma tu quello lo mangi?". Jace, dall'alto della sua seduta, si chinò fino ad avvicinare le labbra alle orecchie del gatto.
«Prima mi volti le spalle in battaglia e poi torni da me quando vuoi qualcosa? Vergognati, venduto al nemico!»
Church, offeso, si voltò dandogli la coda in faccia e andò dritto da Simon, ben contento delle sue coccole e subito pronto a porgergli un pezzo di pesce.
«Che ne dici di restare qui stanotte?» chiese di botto Isabelle, richiamando l'attenzione di tutti. «Tu sei stato tanto gentile da ospitare Alec e poi è tardi e ancora non abbiamo mangiato il dolce».
«Oh, io accetterei volentieri, ma non vorrei che ...».
«Dai, rimani! Non ci dispiace affatto avere ospiti, soprattutto se sono simpatici come te».
Magnus sorrise, poi annuì, guardando il cacciatore moro seduto al suo fianco. «Se insisti tanto, accetto. Così Alexander potrà spiegarmi perché ha detto di essere un'ape».
«CAMERE SEPARATE!!!» urlò Jace alzandosi di scatto dalla sedia e alzando un indice contro i due che, fino a pochi attimi prima, si stavano scambiando uno sguardo magnetico.
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Porporina gialla e blu
FanfictionQuando Magnus Bane rispose furioso, non poteva sapere chi ci fosse dall'altro lato del citofono.