A mali estremi.

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Magnus afferrò saldamente i fianchi di Alec, cominciando a muoversi ritmicamente, spingendosi dentro di lui. il cacciatore inarcò la schiena, muovendo il bacino ad accompagnare gli affondi dell'altro.
Dopo l'agguato di Jace di quel pomeriggio si erano ben assicurati di non venire interrotti un'altra volta, per evitare la sofferenza di uno e una crisi di nervi dell'altro. E, finalmente, erano riusciti a ritagliarsi un po' di tempo per loro. C'era voluta sera, ma c'erano riusciti.
Lo stregone prese a passargli le mani sul corpo, percorrendone ogni centimetro per poi vederlo inarcare maggiormente la schiena, per avvicinarsi il più possibile a quei palmi aperti, che adesso si dirigevano sul ventre, fino a raggiungere l'erezione. Alec affondò la testa nel cuscino, quando le dita sapienti di magnus lambirono la sua passione.

Doveva trovare il modo di raggiungere quella dannata finestra!
Erano ore che girava attorno al palazzo in cerca di un appiglio. Dopo il piano effettuato quel pomeriggio, Jace era tornato davanti la porta del Nascosto, ma al posto del campanello aveva trovato un foro nella parete, dal quale pendevano dei cavi colorati recisi, e la porta era stata insonorizzata con un incantesimo. Aveva provato comunque a bussare, ma nel momento in cui la mano aveva toccato il battente vi era affondata come in una panetta di burro.
Lo avevano tagliato fuori! LUI!
Guardò per l'ennesima volta la finestra alla quale mirava, e si rese conto che c'era solo un modo per arrivarci. L'unico problema era che lui non era Spiderman.
Prese lo stilo e si tracciò una runa di resistenza sul braccio sinistro, poi se lo rimise in tasca e prese due pugnali che si era portato appresso nel caso avesse incontrato qualche ospite demoniaco e li ficcò nel muro, issandosi e facendo leva sulle punte degli stivali a mò di alpinista.

Alec si irrigidì di colpo, venendo con un gemito più alto, seguito poco dopo dallo stregone. Quest'ultimo si stese sul suo petto, col respiro ancora affannoso. Il cacciatore affondò le mani tra i capelli colorati dell'altro, con gli occhi ancora lucidi e socchiusi, ma qualcosa lo riportò sull'attenti.
«Hai sentito?»
Magnus sollevò di poco la testa, ascoltando «Non ho sentito niente» mormorò.
«Eppure ho sentito un suono metallico» insistette il cacciatore.
Rimasero entrambi in ascolto, fino a quando il suono non si ripeté.
«Adesso lo hai sentito?» lo stregone annuì «Non sono diventato paranoico!»
«No, Alec, non sei paranoico. C'è qualcuno là fuori che necessita di una lezione»

Era a metà strada, tra non molto sarebbe arrivato e avrebbe potuto mettere in atto un'altra parte del suo piano.
Il cacciatore poteva già sentire il dolce sapore della vittoria diffondersi in bocca come una caramella mou!
Estrasse un pugnale dal muro e lo conficcò più in alto, spingendosi in su con le punte degli stivali, poi estrasse l'altro e ripeté l'operazione, un passo per volta, con calma.
Aveva percorso un altro paio di metri, quando le ante della finestra si spalancarono. Rimase immobile, schiacciato contro il muro, sperando di non essere stato scoperto, ma, appena alzò lo sguardo, incontrò un paio di occhi da gatto che lo puntavano rilucendo nella semioscurità della notte.
«'Sera, Jace. Qual buon vento ti porta sul muro di casa mia?» il sarcasmo dello stregone era palese.
«Sai com'è, passavo di qua»
Magnus sorrise e Jace non si fece sfuggire un il lampo che gli passò negli occhi, e neanche il fatto che sembrava non indossare il pigiama.
«Vuoi una mano?»
«Ti ringrazio, ma mi sembri già abbastanza accaldato»
«Se il problema è questo, ho qualcosa che potrebbe aiutarti» lo stregone schioccò le dita e pronunciò qualcosa nella sua strana lingua e un'ondata d'acqua gelida si abbatté sul cacciatore, rigettandolo sul marciapiede.
"Maledetto Magnus Bane!!!" pensò Jace, mentre gli ultimi residui d'acqua gli cadevano addosso. Non aveva messo in conto una mossa del genere.

«Fatto?» chiese Alec mentre osservava la sua dolce metà chiudere la finestra e voltarsi verso di lui.
«Farfalla 1, cacciatore 0!» la cosa fece ridere entrambi, anche se sapevano di aver vinto solo una battaglia e che la guerra non sarebbe finita presto. Magnus si distese accanto a lui, con un sospiro sollevato «Credi che per stanotte saremo soggetti ad altri attacchi?»
«Non credo. Sono sicuro che adesso si starà deprimendo per aver fallito, ci vorrà domani per cominciare a preoccuparsi» conosceva bene Jace, avrebbero avuto un altro po' di tregua.

Porporina gialla e bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora