Sul tavolo della cucina si stagliavano piatti colmi di ogni avanzo raccattabile dal frigorifero, Jace non si faceva mai mancare nulla, soprattutto quando si trattava del proprio stomaco. Era seduto a capotavola, con accanto Church, che spiluccava la sua porzione da un piatto con molta calma.
«Hai intenzione di metterci tutta la notte?»
Il gatto alzò la testa per rispondergli con un miagolio canzonatorio, per poi mostrargli la lingua e continuare a mangiucchiare.
Isabelle entrò in cucina fischiettando, avvolta nella camicia da notte candida. «Posso partecipare? Ho una fame!»
«Accomodati».
La cosa stava andando troppo per le lunghe e il cacciatore cominciava a sospettare qualcosa sul fatto che quasi tutti avessero degli strani appetiti notturni, ma quando Izzy gli passò davanti una fetta di torta al cioccolato accantonò i sospetti e si dedicò ad essa. Tutto il resto avrebbe potuto aspettare un altro pò.
Luci spente, serrande semichiuse, vestiti abbandonati ai piedi del letto con noncuranza, il silenzio della stanza interrotto da sospiri. Le labbra di Magnus erano richiamate da quelle di Alec come fossero due metà dello stesso cuore che batteva all’unisono, sempre più forte.
Non c’era più nessuno a disturbarli, erano vicini, talmente vicini che i loro petti si potevano toccare. Il cacciatore affondò le mani tra i capelli colorati dello stregone, trattenendolo per affondare la lingua nella sua bocca e baciarlo con più intensità. L’altro non si mostrò per niente dispiaciuto, anzi, passò un braccio attorno alla vita del compagno, abbracciandolo. L’altra mano cominciò a risalire al di sotto della maglietta, scrutando ogni centimetro di pelle del ventre e del petto di Alec.
Isabelle aveva ragione, come sempre. Il pensiero passò per la mente del cacciatore per qualche istante, per poi tornare su quella mano che lo percorreva e che adesso gli stava sfilando anche la maglia del pigiama. Lasciò cadere l’indumento lì, dove capitava, arrossendo per il fatto di trovarsi davanti allo stregone con indosso solo i boxer.
Magnus lo osservò con i suoi occhi da gatto, affascinato, ammaliato. Aveva ammirato il corpo di Alec coperto dai vestiti per tutto il tempo in cui gli aveva dedicato le sue attente cure, ma adesso era tutta un’altra cosa.
«Qualcosa non va?» la voce del Nephilim gli uscì di bocca come il più flebile dei sussurri, ma bastò per arrivare all’orecchio dell’altro.
«No» rispose il Nascosto, con lo stesso tono «sei bellissimo».
«Burro di arachidi!!!» urlò Isabelle tirando fuori il barattolo dalla dispensa. .
«Non puoi mettere il burro d’arachidi sul pollo al curry!» Jace afferrò il piatto, sottraendolo al cucchiaio colmo di burro d'arachidi che la cacciatrice stava per versarci sopra.
«Perché no? Il burro di arachidi è buono, il pollo al curry anche e due cose buone messe insieme non possono essere cattive!»
Church continuò indisturbato a mangiare dal suo piatto, ancora pieno per più della metà, ostinato a impiegare più tempo possibile nel finirlo. Sapeva bene che i cacciatori non lo avrebbero mai lasciato da solo in cucina al cospetto di tanta roba da mangiare, altrimenti si sarebbe spazzolato tutto.
Ripensare a questo suo piccolo difettuccio gli fece scuotere le orecchie. Cosa poteva farci? Era un gatto, e la vita del gatto era la più bella che gli potesse capitare: a lui toccavano coccole, vitto, alloggio e un posto privilegiato nella manutenzione dell’Istituto.
«Ma neanche sul ramen!»
«M insomma! Dove lo posso mettere questo benedetto burro di noccioline? Se c’è vuol dire che va usato, per Raziel!»
«Si, ma non come credi tu!»
Dal piano di sotto si sentì l’eco di due voci che si accavallavano, probabilmente Iz si era di nuovo messa ai fornelli a discapito di Jace. I due non diedero loro molto peso, fin quando restavano di sotto, per loro era un vantaggio.
Magnus costellò Alec di baci umidi, partendo dalla bocca, per poi passare al collo, alle spalle, al petto, e giù, sul ventre, fino all’elastico dell’intimo, trasmettendogli dei lievi brividi. Quando risalì per posarsi di nuovo sulle labbra e baciarlo con passione, infilò una mano oltre l’orlo dei boxer, passandola sul membro del cacciatore, strappandogli un gemito sommesso.
Lo stregone non poté fare a meno di godere di quei sospiri che accompagnavano i movimenti delle sue dita.
Alec gli passò le mani sulla schiena nuda, premendo, quasi graffiando contro la pelle dell’altro.
“Per l’Angelo!” pensò tra sé, spalancando gli occhi, quando una delle dita dello stregone cominciò a insinuarsi dentro di lui. Magnus notò la sua tensione, e riprese a baciarlo.
«Devo andare di sopra» esordì Jace, mollando i piatti sul tavolo, alla mercé di Isabelle.
Sia la cacciatrice, sia Church, si bloccarono, fissandolo. No, non poteva andare di sopra, non ora! Entrambi lo sapevano.
Il gatto miagolò qualcosa alla ragazza, che alzò un sopraciglio, non capendo di cosa si trattasse.
«Puoi ripetere?» Church ripeté il miagolio, attirando questa volta anche l’interesse di Jace.
«Entomologia, certo!» prese il cacciatore «È lo studio di una precisa branca di insetti, è da lì che sono riuscito a capire la metafora delle api e delle …» sbiancò in viso, ripensando al fatto di aver lasciato il piano di sopra incustodito.
«Jace? Ti senti bene?» Isabelle fece per posargli una mano su una spalla, ma lui scappò verso le scale. «Church, ti avevo raccomandato di miagolare piano!» Ilgatto abbassò le orecchie, sentendosi colpevole «Dobbiamo fermarlo!»
Jace percorse il corridoio fino alle scale più velocemente che poté.
Ecco perché sentiva la necessità di tornare di sopra, come poteva essere stato tanto distratto da lasciare scoperto il posto di guardia? Se solo pensava a tutto ciò che quel Nascosto avrebbe potuto combinare!
Arrivato sul pianerottolo fece per imboccare la seconda gradinata, ma il piede si posò su qualcosa di scivoloso che gli fece perdere aderenza al suolo, facendolo cadere giù per tutti gli scalini percorsi. Isabelle arrivò giusto in tempo per vederlo disteso sulla schiena, con le gambe che sforbiciavano nel vuoto fino a lasciarlo col sedere per aria e i piedi vicino la testa.
La cacciatrice non poté fare a meno di ridere nel vederlo in quello stato.
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Porporina gialla e blu
FanfictionQuando Magnus Bane rispose furioso, non poteva sapere chi ci fosse dall'altro lato del citofono.