Detto, fatto! Magnus era stato sistemato nella camera vuota del secondo piano. A dividerlo dalla stanza di Alec c’era quella di Jace.
Il Nascosto si era disteso sul letto, fissando il soffitto. Tutto ciò era incredibilmente frustrante.
Anche Alec era disteso sul suo letto, ma, al contrario dello stregone, lui fissava il pavimento lasciando penzolare la testa dal margine del materasso.
«È un incubo» disse voltandosi sul fianco sinistro.
Lui e Magnus sotto lo stesso tetto e tenuti lontani da un parabatai iperprotettivo e malfidato. Non avevano avuto neanche un attimo per restare da soli e parlare con calma.
Alec guardò l’ora sull’orologio che aveva sul comodino, ormai erano in camere separate da più di tre ore, Jace non impiegava mai più di dieci minuti per addormentarsi - spesso anche molto meno -, ma aveva comunque aspettato per assicurarsi che dormisse profondamente.
Il Lightwood saltò giù dal letto e si diresse verso la porta, tendendo l’orecchio dopo ogni passo per assicurarsi di non sentire alcun rumore provenire dall’altra stanza. Quando vi fu vicino afferrò la maniglia, la abbassò e aprì il battente. Nel corridoio non c’era nessuno, quindi uscì e lo attraversò, con la mano tesa, già pronta a bussare alla porta dello stregone, ma una voce alle sue spalle lo fece trasalire.
«Dove credi di andare?»
Quando si voltò, il Lightwood sapeva già chi si sarebbe trovato davanti.
«Sonno leggero, eh?»
«Torna in camera tua». Jace guardò Alec fare marcia indietro e chiudersi la porta alle spalle. «Apetta curiosa».
Fece per tornare in camera sua anche lui, quando qualcosa di soffice gli si posò contro una gamba, attirando la sua attenzione.
«Non è possibile, Church! Hai mangiato solo qualche ora fa!»
Il gatto miagolò, insistente, e il cacciatore, notando anche lui un certo appetito, non poté fare altro, se non assecondarlo.
Isabelle attese che Church e Jace scendessero le scale per uscire in corridoio e bussare alla porta del fratello.
«Che altro vuoi?» esordì il cacciatore dai capelli scuri, sorpreso poi dal trovarsi di fronte sua sorella.
«Muoviti, non riusciremo a trattenerlo a lungo!» disse lei, strattonandolo fino alla porta dello stregone.
Alec si lasciò trasportare, ma, al momento di dover bussare, bloccò la mano di Iz, trattenendola per il polso.
«Ehi!» protestò la cacciatrice.
«E se non vuole essere scocciato? Se sta dormendo?»
Isabelle lo guardò, soppesando le sue parole, poi gli diede un colpetto sulla fronte.
«Aiha!»
«Per l’Angelo, Alec! È da quando ha messo piede nell’Istituto che ti sonda con gli occhi! Quello là non sta certo dormendo e, ti posso assicurare, essere disturbato da te è l’ultimo dei suoi problemi e la prima delle sue priorità».
«Tu ti fai i film».
Isabelle bussò alla porta con la mano libera, fregando una volta per tutte il fratello, che adesso la guardava con aria sconcertata.
«Ammutinamento!» le sussurrò, ma la ragazza non poté fare altro che sorridere a quelle parole. D'altronde, lei gli stava solo facendo un favore, no?
Magnus saltò in piedi, andando ad aprire la porta. Sapeva già di chi si trattava, quel Nephilim seccatore aveva già bussato altre tre volte per intimargli di non infastidire il suo parabatai, ma adesso era veramente stufo.
Spalancò il battente, pronto a cantarne quattro a Jace, ma si accorse che non c’era lui dall’altra parte della soglia, bensì Isabelle ed Alec. La ragazza spinse il fratello, che andò a cadere dritto dritto tra le braccia dello stregone, salutò agitando una mano e andò via senza dire nulla.
Anche Alec pronunciò un flebile «C-ciao!» alzando la testa per guardare l’altro.
«Alla buonora! Lilith ha esaudito le mie preghiere!»
Aveva vissuto per secoli, ma non si era mai sentito tanto felice vicino a qualcuno.
Lo stregone prese a giocare con una ciocca di capelli di Alec, ammirandone il colore, per poi spostare lo sguardo su quei due piccoli cieli che erano i suoi occhi.
«E pensare che avrei potuto perderti, se solo fossi arrivato con qualche minuto di ritardo».
Magnus si sorprese nel sentirsi pronunciare ad alta voce quelle parole.
«Ma non è successo» rispose Alec «e adesso sono qui, con te»
Lo shadowhunter si sporse sul cuscino dell’altro, baciandolo. Erano distesi uno accanto all’altro, proprio come la sera in cui era stato a casa dello stregone. L’unica differenza era il letto, non più a una piazza e mezzo, ma singolo. Ma questo non dispiaceva affatto a nessuno dei due.
«Un Nephilim e un Nascosto. Un’accoppiata insolita».
«A me non dispiace» Alec sorrise.
«Fidati, si vede!» rispose l’altro, soffocando una risata affondando la faccia nel cuscino. Se Jace lo avesse sentito sarebbe andato su tutte le furie.
«Perdona Jace, non è cattivo, è solo … Jace. Per lui questo significa mostrare affetto»
Magnus tirò a sé Alec, abbracciandolo «No problem, tanto prima o poi ci farà l’abitudine nel vedermi».
Quando era stata l’ultima volta in cui aveva abbracciato qualcuno in quel modo? Era incredibile, ma non lo ricordava. Il Nascosto respirò a fondo l’odore del cacciatore, imprimendoselo nella mente, così da non cancellarlo mai più, anche se non fossero stati vicini. Poi gli tornò in mente qualcosa alla quale non aveva ancora ricevuto risposta.
«Adesso mi dici cos’è questa storia delle api e delle farfalle?»
Alec arrossì all’istante nel ripensarci.
“Oh, Jace, perché?!”, ma non poté fare a meno di rispondere allo stregone, quando ne incrociò lo sguardo.
«Non credo di poterlo spiegare a parole».
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Porporina gialla e blu
FanficQuando Magnus Bane rispose furioso, non poteva sapere chi ci fosse dall'altro lato del citofono.