Tre settimane. Erano passate appena tre settimane dalla sospensione degli Accordi e già tra i Nascosti regnava i caos. Che dire poi dei cacciatori ...
Il Conclave non aveva dato alcuna notizia sull'avanzamento delle indagini, né tanto meno sembrava avere intenzione di farlo. Gli Istituti erano rimasti tutti isolati; non potevano comunicare tra di loro e non potevano contattare chi era a Idris, ognuno sembrava essere stato messo ai domiciliari.
Naturalmente, c'era stato chi aveva cercato di infischiarsene delle regole, provando a mettersi in contatto con l'esterno, ed erano tutti stati portati nelle buie celle della città silente. Ormai regnava il terrore, e non si sapeva se le morti fossero terminate o ci fosse stata qualche altra vittima.
Clary, distesa sul letto, fissava il soffitto. Jace, seduto accanto a lei, la fissava a sua volta. Da quando Raphael aveva trascinato via Simon e lei era stata praticamente deportata all'Istituto e allontanata da Luke si era chiusa in una bolla di silenzio. Jace odiava vederla così.
Avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa! Ma non poteva. E la stessa cosa valeva per Isabelle ed Alec, anche loro erano depressi. La prima si era barricata in camera, distruggendo tutto ciò che la circondava, ormai era costretta a dormire nella camera degli ospiti, tanto aveva ridotto male camera sua, e Maryse aveva dovuto minacciarla di requisirle le armi e rinchiuderla in soffitta con una runa se avesse provato a rompere qualcos'altro. Simon mancava anche a lei, sua madre lo capiva, ma demolire tutto non sarebbe servito a nulla.
Alec, invece, era tutta un'altra storia. Jace aveva sperato di poter riallacciare il loro rapporto, avendo Magnus fuori dai piedi, ma il Lightwood si era estraniato da tutto, non faceva altro che allenarsi da solo, affilare i coltelli e i pugnali e sparire nei vari angoli bui dell'Istituto. Un paio di volte aveva provato a seguirlo, per scoprire cosa facesse quando si nascondeva e, con estremo terrore, lo aveva sentito piangere.
L'unico a non aver risentito del cambiamento era lui. O meglio, all'inizio non aveva sentito la mancanza dei Nascosti, in quanto non aveva grandi legami con loro, ma adesso aveva una gran voglia di correre da Luke per chiedergli cosa doveva fare. Robert e Maryse erano parte della sua famiglia, ma non sarebbe mai andato da loro a fare una domanda simile, non avrebbe mai voluto passare per un debole ai loro occhi.
Eppure ...
Sospirò. Chi avrebbe mai detto che avrebbe desiderato avere tra i piedi Simon che sorseggiava sangue da una tazza come fosse cioccolata calda e Magnus Bane a fare la corte al suo parabataio, per rivedere il sorriso sui volti degli altri.«Non possiamo continuare così» sussurrò Maryse «siamo completamente isolati da settimane, non sappiamo neanche chi sia il nostro nemico»
Robert sembrò non sentirla, affacciato alla finestra, perso nell'osservare i mondani che passeggiavano sui marciapiedi sotto i loro piedi e le macchine che passavano.
«E poi i ragazzi ... non li ho mai visti così. Io stessa stento a riconoscermi! Se ci sarà uno scontro, con questo stato d'animo verremmo spazzati via come foglie secche!»
«Calmati Maryse» l'uomo si voltò verso la moglie, l'espressione insolitamente addolcita.
«Calmarmi?» un sorriso amaro corse sulle labbra della donna «Robert, a te potrà anche non importare dei Nascosti, ma là fuori non sono solo loro a morire per i conflitti interni, anche i cacciatori hanno cominciato a ribellarsi all'isolamento»
«Il Conclave non fa mai niente per caso»
«Il Conclave non ci da sue notizie da tre settimane!» Robert tacque «Chi cerca di mettersi in contatto col mondo esterno finisce sotto chiave, il prossimo a ribellarsi potrebbe essere uno dei nostri figli! Come possiamo dargli torto? E come faremo a proteggerli dal Conclave?»
«Parli come avrebbe parlato Valentine» Robert sussultò nel sentirsi pronunciare una frase simile. Guardò sua moglie, consapevole del fatto che non avrebbe mai dovuto dirle una cosa simile, ma ormai era troppo tardi «Maryse ...» ma lei andò via senza guardarsi indietro, sbattendo la porta alle sue spalle e lasciandolo da solo.Il branco era irrequieto. I cacciatori avevano ricevuto l'ordine di rinchiudersi nei rispettivi istituti, ma i Nascosti erano tutt'altra questione; senza gli accordi non dovevano più sottostare al conclave e i margini dei propri territori si erano espansi senza limiti, cozzando tra loro come dei cocci sul pavimento.
Luke a stento riusciva a trattenere il proprio branco per non scatenare uno scontro mortale con i membri del clan dei vampiri e quelli dei figli delle fate. Sapeva che Raphael avrebbe fatto di tutto pur di non scatenare una guerra, ma la sua autorità sui più giovani non era più gran cosa, avendo perso l'appoggio forzato degli altri membri e le fate, loro, béh ... non è che fossero già ragionevoli quando gli Accordi erano in vigore, adesso si erano dati letteralmente allo sbaraglio e la loro regina non li tratteneva più di tanto.
Il licantropo si passò una mano sul viso, stropicciandosi gli occhi e poi risistemandosi gli occhiali sul naso. Al solo ricordo del suo "colloquio" con la regina delle fate gli erano tornati i brividi.
«Sono i cacciatori a dover piangere i cacciatori» ripeté tra sé «che stronza»
Maia entrò nella libreria con una faccia da funerale «Luke»
«Cos'è successo?» disse, alzandosi. Ma non fece in tempo a fare un passo verso di lei, che questa cadde a in ginocchio e poi distesa a terra «Maia!»
Saltò il bancone e le corse accanto, passandole un braccio dietro la schiena in modo da sollevarla. Era pallida, come se fosse sotto shock. Luke gridò, in cerca d'aiuto e un giovane lupo accorse, bloccandosi davanti ai due.
«Cosa le è successo?»
«Non lo so, è venuta qui e d'un tratto ...» si fermò, vedendo i capelli di Maia cambiare pian piano colore, diventando blu e il suo naso allungarsi, come se si stesse trasformando, ma anziché somigliare a un lupo mannaro sembrava stesse assumendo le sembianze di una talpa.
«Ma che diavolo ...» il ragazzo era diventato pallido come un cencio.
«Fate» sussurrò Luke, in un ringhio.
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Porporina gialla e blu
FanfictionQuando Magnus Bane rispose furioso, non poteva sapere chi ci fosse dall'altro lato del citofono.