In guerra e in amore.

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Anche quella mattina, la sveglia suonò con insistenza. Magnus allungò un braccio e la afferrò per poi scaraventarla a terra con una mossa semiaddormentata. Erano le nove e un quarto e ancora Jace non aveva fatto nessun altro passo avanti con la sua tattica di sabotaggio, il che era alquanto gradevole, vista la vicinanza che c’era tra lui e il cacciatore steso al suo fianco.
Nonostante fosse riluttante all’idea, si trascinò fuori dal letto, pronto a fare una doccia e correre alla caffetteria sotto casa per comprare qualche bel dolce colorato per sé e per Alec. Ma, appena si mise in piedi e si stiracchiò, una busta di carta bianca appiccicata al vetro della finestra attirò la sua attenzione.
“Adesso si è messo anche a scrivere le letterine minatorie” pensò tra sé, mentre apriva il vetro e afferrava la busta, ma il mittente non era Jace.
Strappò la carta, aprendola e tirandone fuori la lettera, scorrendo velocemente le parole che vi erano scritte.
«Dannazione!»

Cos’altro poteva fare? Non era il genio del male, in fondo! Quale mossa avrebbe potuto fare senza essere prevedibile? Quello stregone gli stava portando via Alec, sapeva che era così!
Il cacciatore rimase a rimuginare per molto tempo, mentre tornava a New York. Aveva ricevuto un richiamo dal Conclave poco prima dell’alba, ed era sicuro che il suo parabataio lo avrebbe raggiunto di lì a poco. Doveva essere successo qualcosa di grave, lo sapeva bene, ma non riusciva a preoccuparsene.
Se solo Alec stesse tornando all’Istituto al suo fianco … invece era costretto a tornarci da solo. Si maledisse più volte per non aver fatto più attenzione nel portare avanti la sua battaglia ed essere stato scoperto come un bambino con le mani nel sacchetto delle caramelle prima di cena. Non era da lui!
Le porte dell’Istituto si spalancarono, Church doveva averlo visto mentre attraversava la strada. Jace corse su per le scale, fino a raggiungere la biblioteca, dove Isabelle, Robert e Maryse erano già riuniti.
«Ci sono novità?»
La donna scosse piano la testa «Niente. Dov’è Alec?»
«A giocare con le sue freccette, come al solito, immagino» proruppe Robert, ricevendo, in risposta, un’occhiataccia della moglie.
«Arriverà presto» rispose Jace, abbassando lo sguardo. Se solo Robert avesse saputo dov’era in realtà suo figlio, la sua furia si sarebbe abbattuta sull’Istituto. E Jace voleva tutto, tranne una guerra tra padre e figlio.

«Alec?» lo stregone scosse piano la spalla del cacciatore «Alec, ti devi svegliare»
L’altro aprì piano gli occhi, ancora appannati dal sonno «Che c’è?»
«Il Conclave mi ha mandato un richiamo, credo ce ne sia uno anche per te»
Alec saltò in piedi e afferrò il foglio che Magnus teneva tra le mani, leggendolo frettolosamente.
«Che ore sono?»
«Le dieci meno un quarto, dobbiamo sbrigarci»
Il Nephilim si catapultò in bagno, per fare una doccia veloce, lasciando l’altro di stucco. Magnus non aveva mai visto un essere vivente passare dal sonno allo stato di veglia con una ripresa sensoriale tanto repentina. Sospirò. “Il fascino innegabile dei Lightwood!”

Erano le dieci, ma ancora di Alec non se ne vedeva l’ombra.
«Ma si può sapere dov’è?» Robert cominciava a innervosirsi più del solito. Per lui la puntualità era sinonimo di disciplina e la disciplina era TUTTO!
«Sono sicura che arriverà in tempo» cercò di addolcirlo Maryse, cercando di nascondere la nota di preoccupazione che aveva preso ad assillarla da una mezz’ora a quella parte.
Jace, intanto, camminava avanti e indietro ormai da più di dieci minuti. Isabelle cominciò a credere che, se suo fratello non fosse tornato presto, avrebbe potuto consumare il pavimento a tal punto da sfondarlo e cadere al piano di sotto.
«Possibile che debba sempre essere …» Robert non poté terminare la frase, che le porte della biblioteca si spalancarono facendo sussultare tutti e, dietro di essa, c’era Alec, accompagnato da Magnus Bane.
«Finalmente sei arrivato!» esultò Izzy.
«Chiedo scusa, ho avuto da fare» il cacciatore dai capelli scuri guardò i suoi genitori, salutandoli con una mano da lontano «Madre, padre»
«Perché hai portato un Nascosto in casa nostra?» lo apostrofò suo padre, prendendo un’inclinazione dispregiativa sulla parola Nascosto.
«Anche lui ha ricevuto un richiamo ed è stato autorizzato a usare lo stesso portale che useremo noi» Alec cercò di non dare alla sua voce un tono nervoso, nonostante la domanda di suo padre lo avesse infastidito non poco.
Sapeva cosa intendesse dire e sapeva che anche Magnus aveva inteso bene il significato di quella domanda, che non era di certo di cortesia. Fortunatamente, esistevano gli Accordi, e Robert non avrebbe mai potuto cacciare fuori lo stregone, se quest’ultimo era esplicitamente autorizzato a passare per la stessa porta in cui avrebbero messo piede anche loro per raggiungere Idris.

La sala del Consiglio era stracolma di gente, Nephilim e Nascosti erano seduti tutti allo stesso tavolo per discutere di qualcosa che solo i membri del Consiglio avrebbero potuto rivelare.
I Lightwood presero posto a destra della sala, seguiti da Jace, che notò subito la mancanza di Clary e del suo amico diurno. Magnus andò a prendere posto sulla sinistra, notando anch’esso la mancanza dei due. Eppure, avrebbero dovuto essere entrambi presenti, proprio come lo era lui.
Non ci volle molto per capire che nessuno dei presenti era al corrente del motivo per cui erano stati convocati.
Quando le porte si aprirono per fare entrare i membri del consiglio, tra la folla calò il silenzio; di tutti i membri che avrebbero dovuto prendere parte alla riunione, c’era solo l’Inquisitrice. La donna camminò rigida e decisa verso il proprio posto, cercando di camuffare la tensione che gli aveva fatto comparire una lunga ruga che le solcava la fronte, dandole un espressione corrucciata.
Quando parlò, la sua voce risuonò potente, truce e fatale.
«Vi ringrazio per essere accorsi il prima possibile. Avrete già notato che alcuni esponenti non sono stati richiamati, il motivo è che non era necessario farlo» i cacciatori e i Nascosti si scambiarono occhiate incerte «questa mattina è accaduto un fatto che sconvolge i progetti che i membri del Conclave avevano avviato. Qualcosa di terribile si è abbattuto sui Nephilim»
Uno degli esponenti del popolo fatato si alzò in piedi, prendendo la parola «Perché, allora, avete convocato tutti?»
Tutti i presenti lo fulminarono con lo sguardo, persino Raphael lo guardò come se avesse voluto dissanguarlo con il solo potere dei suoi occhi.
«Perché siamo legati dagli Accordi, cabrón! Per cos’altro?» ribatté il vampiro.
«E proprio degli Accordi si parla» riprese L’Inquisitrice con tono grave «sono stati sciolti» un mormorio seguito da svariati sussulti di sorpresa si diffuse nella sala, seguito da versi di disapprovazione. La donna riprese subito la parola «Questa mattina sono stati ritrovati dieci corpi di cacciatori morti. Cinque a Brooklyn, cinque ad Alicante. In entrambi i casi, i corpi erano allineati in un pentacolo, il Conclave, dunque, ha ritenuto ovvio far ricadere i propri sospetti sui figli di Lilith. Ma c’è anche da dire che in ognuno di loro c’era qualcosa che mancava» fece una pausa «il sangue. Erano tutti e dieci morti per dissanguamento. E, visti i segni riportati sui corpi, si è pensato anche ai figli della notte. Tali probabilità ci portano a diffidare delle stesse persone presenti in questa sala, per cui, fino a prova contraria, il Consiglio ritiene tutti colpevoli, senza eccezioni e, a tal proposito, annulla momentaneamente gli Accordi»
Alec e Jace si scambiarono uno sguardo di puro orrore, poi il Lightwood guardò in direzione di Magnus. Anche lui lo stava guardando e la sua espressione non era molto diversa da quella del cacciatore.
Annullare gli accordi significava issare di nuovo le alte barriere che separavano Nephilim, stregoni, esseri fatati, licantropi e vampiri. Da quel momento, sarebbero diventati l’uno il nemico dell’altro.
«Non è giusto!» alzò la voce una giovane lupa mannara «Se i sospetti ricadono sugli stregoni e sui vampiri dovreste indagare solo tra le loro file!»
«Sono d’accordo con la figlia della Luna» rispose una fata seduta al lato opposto «noi non siamo responsabili delle loro azioni, non siamo venuti meno agli Accordi»
E, come loro, altri membri delle due fazioni cominciarono a dissentire allo stesso modo, provocando l’ira dell’Inquisitrice.
«Fate silenzio!» il tono della donna fu talmente alto da sovrastare tutti gli altri «Il Conclave ritiene responsabili tutti, persino noi Nephilim! Ci sono cose che non sono tenuta a divulgare prima che le indagini siano arrivate ad ottenere risultati tangibili, siamo coinvolti tutti!» l’Inquisitrice fece scorrere lo sguardo tra la folla, notando la rabbia e la confusione che si era diffusa tra i presenti. Le stesse che provava lei «Io sono una ferma sostenitrice degli Accordi, la nostra alleanza è quanto di più prezioso possa esserci tra i nostri mondi, ma questa stessa alleanza potrebbe limitare i metodi del Conclave nell’indagare sull’accaduto. Vi capisco, so cosa provate, ma si tratta solo di qualcosa di momentaneo. Il ché significa che i principi dell’Alleanza non verranno eliminati dando via a una guerra tra clan, anche se la legge è momentaneamente nulla, abbiamo bisogno più che mai della collaborazione di tutti»
«Tu parli di collaborazione» il Sommo Stregone di Brooklyn si alzò in piedi «ma sappiamo tutti cosa implica l’annullamento dell’Alleanza. Non tutti i membri dei clan qui presenti sono d’accordo con tali regole, ma, dovendo sottostare alla legge, come esponenti responsabili, abbiamo fatto in modo di mantenere l’ordine. Se l’Alleanza non è più valida, noi stessi non potremo più infierire su chi si oppone e, di conseguenza,  la collaborazione che tu cerchi non è altro che una dolce utopia»
Sentire pronunciare quelle parole allo stregone fece gelare il sangue nelle vene del giovane Lightwood, nonché, furono sufficienti a zittire l’Inquisitrice.
Dopo qualche minuto di silenzio, la donna tornò a parlare, con palese sforzo «Comprendo ciò che dici, Magnus Bane. E non posso darti torto. Confido comunque nella partecipazione di voi esponenti, a voi la scelta» detto questo si avviò verso la porta da cui era entrata, sbattendo i palmi della mani sui battenti per spalancarli in malo modo. Mentre spariva dalla sala del Consiglio, disse «La riunione è terminata»

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