III

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Il sole scintillava sulla targhetta in ottone del citofono che recitava il cognome David. Thomas si morse l'interno della guancia due o tre volte, mentre una leggera brezza tiepida gli spostava i capelli sul viso.

Prese un respiro fin troppo lungo dal naso, suonando al citofono. -Si?- chiese una voce metallica dall'altra parte del citofono. -Thomas- rispose semplicemente. -Terzo piano- rispose la voce mentre il cancello si apriva con un sonoro scatto.

L'arrivo davanti alla porta fu la cosa più imbarazzante: Damiano gli aveva lasciato la porta aperta e lui era rimasto diversi minuti ad osservare la porta socchiusa, non osandosi ad entrare per qualche assurdo motivo.

Quando varcò la soglia della casa sentiva un gusto metallico sulla punta della lingua, era il suo sangue. Non riusciva a capire se fosse stato il suo apparecchio o i suoi denti.

-Che ti eri perso fiorellí?- chiese il bruno mentre si appoggiava al muretto della cucina.

Thomas alzò gli occhi al cielo. -No sfortunatamente- ironizzó mentre Damiano ridacchiava soddisfatto della risposta.

Il biondino si guardò intorno: l'entrata era formata dall'ampio salotto unito alla spaziosa cucina mentre un corridoio dava sulle altre stanze. La casa era arredata in modo molto particolare: colori come l'arancione, il giallo e il rosso troneggiavano dando al tutto un'aria più calma, quasi tipieda.

-Dove ci possiamo mettere?- chiese il più piccolo guardando Damiano che ora stava con la testa nel frigo alla ricerca di qualcosa.

-Non so nun me piacciono molto i tavoli pe' scopá- rispose quasi con tono naturale mentre Thomas arricciava il naso camminando verso il tavolo da pranzo del salotto.
-Che a' fai a non fare una battuta sur sesso ogni vorta?- Thomas si passò una mano nel ciuffo biondo per poi aprire lo zainetto tirando fuori il programma di studio di Damiano con un sonoro sospiro.

Dopo un'intensa ora passata a rispiegare concetti su concetti che Thomas, pur essendo solo in terza superiore sapeva meglio dell'altro che si trovava ormai all'ultimo anno, decise di lasciargli completare degli esercizi di parafrasi completamente da solo mentre Thomas avrebbe studiato per conto suo.

Il silenzio era così pesante su di loro, si poteva udire solo la plastica della penna che veniva martoriata dalla bocca di Damiano e alcuni campanelli provenienti da quegli strani scaccia sogni della madre del ragazzo più appesi fuori al balcone aperto.
L'aria era dolce e carica di spensieratezza. Non per Damiano ovviamente.

Thomas passò circa mezz'ora a studiare filosofia, mentre le loro ginocchia si sfioravano timide di tanto in tanto, senza che però nessuno dei due alzasse la testa dal loro lavoro.

Le lettere del paragrafo sulla metafisica iniziarono a formare parole lontane e incomprensibili mentre gli occhi di Thomas si chiudevano lentamente lasciandolo cadere nel mondo dei sogni.

Quando lo spazio intorno a lui si fece nitido riconobbe la cucina di Damiano, esattamente come l'aveva lasciata.
Il ragazzo in questione era in piedi davanti al tavolo,il viso non era nitido ma sentiva fosse lui, dove Thomas assunse fosse seduto lui stesso.
Si guardavano negli occhi, per un attimo i suoi caldi occhi marroni gli parvero così nitidi e veri.
-Perché mi eviti così?- domandò l'altro mentre posava una mano sulla sua coscia. Lui scosse la testa. -Non voglio che tu veda oltre...- rispose in modo vago, stranamente sentiva il respiro stretto in gola. -Sei bello lo sai?- aveva sussurrato il maggiore sul suo collo, accarezzando lentamente in mezzo al cavallo dei suoi jeans stretti.
-Non inventare- Thomas sospirava, avrebbe voluto mordere la pelle ambrata dell'altro, ambrata come quando torni dal mare dopo tre mesi di lunghe vacanze ed l'odore di sale e crema solare non va più via.
I loro bacini si sfregavano quasi con disperazione, Thomas poteva perfettamente sentire il tavolo sotto di loro traballare pericolosamente.
-Ti prego io...- aveva balbettato, un centimetro dalle labbra di Damiano. -Tu cosa?- la sua voce era così nitida, quasi reale, come le sue labbra e-...

Thomas si svegliò di scatto, sbattendo le mani sul tavolo, i capelli arruffati da un lato, il viso sconvolto e la guancia rossa scarlatta per via della pressione esercitata sul tavolo.

Cosa diamine era appena successo? Cos'era quel sogno disturbante? Cosa gli girava per la testa? Stava forse impazzendo?

-Tutto apposto fiorellí?- chiese Damiano confuso inarcando un sopracciglio. Thomas lo fissò quasi come se un'altra testa fosse spuntata sul collo del bruno.

-Si, mi sono solo addormentato...- scosse leggermente la testa sbattendo le palpebre un paio di volte.

L'altro annuì facendo spallucce, i capelli lunghi gli solleticarono il naso prorompente facendogli spostare il ciuffo incriminato dietro l'orecchio minuziosamente decorato da orecchini d'oro a cerchio.

-Damiá...- il biondo si sentiva già uno scemo, nemmeno aveva finito la frase.

-Mh?-

-Nun è che c'hai na sigaretta?-

Le labbra di Damiano si piegarono in un sorriso furbo e malizioso.

A/a✨

Capitolo abbastanza cortino sorry~ In ogni caso spero vi piaccia lo stesso, mi sto mettendo molto di impegno per migliore il mio metodo narrativo.
Detto questo lasciatemi più stelline che potete e commentate che mi fa piacere!💞

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ria🍓

𝙋𝙖𝙥𝙚𝙧 𝘽𝙤𝙮 - 𝑻𝒉𝒐𝒎𝒊𝒂𝒏𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora