VI

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Certe volte nella vita diamo peso a cose sbagliate, a cose che effettivamente non cambieranno lo svolgimento della nostra esistenza.
Eppure, il cervello in qualche modo riuscirà sempre e comunque a farci distogliere una realtà che è priva di situazione di apparente pericolo.

Era quello che stava pensando Thomas mentre quel caldo pomeriggio di metà giugno, aveva preso il primo pullman più comodo per poter andare ad assistere all'esame orale di Damiano.

Sentiva un'ansia particolarmente pungente dargli fastidio alla bocca dello stomaco mentre il cervello pareva scoppiargli di informazioni inutili.

Come poteva essere passato già così tanto tempo? Da quella giornata oziosa in biblioteca che poi si era trasformata in un piano "Salviamo l'anno scolastico e la carriera di Damiano".

Thomas era basito da se stesso. La situazione gli era scivolata con la maggiore delicatezza possibile tra le dita, e ora si era ritrovato totalmente disarmato davanti a quel muro di pensieri. Voleva pizzicarsi per capire se stesse dormendo o magari sognando ad occhi aperti durante una qualche lezione di Biologia qualunque.

"Perché diavolo mi ha baciato?" Si chiese in fine, mentre sentiva lo stomaco formicolare. Era passato ormai un mese da quel "bacio". Da un misero contatto che evidentemente aveva mandato a quel paese il carattere razionale di Thomas.

Lui sapeva di essere gay, lo aveva sempre saputo, sin da piccolo quando aveva dovuto affrontare la prima fidanzatina. Tutto molto complicato e assurdo per Thomas che aveva lasciato stare fino ai 14 anni.

In ogni caso lui trovava Damiano qualcosa di etereo e quasi irraggiungibile. I suoi modi di fare gli facevano timore, la sua sicurezza gli faceva sentire caldo sulle guance.
Insomma si sentiva una ragazzina delle medie. Cosa che aveva imparato a smettere di essere, o almeno credeva.

La sua mano spinse la maniglia del portone principale del Montale mentre l'ambiente all'interno era decisamente più fresco.

Nell'aria c'era una tensione quasi elettrica che fece sentire Thomas sottosopra. "Ma dove cavolo è quel rimbambito?" Pensò mentre si fermava a leggere un tabellone per le aule. La tasca posteriore dei jeans vibrò segno che gli era appena arrivato un messaggio. Distrattamente sfilò il cellulare dalla tasca e controlló: era Damiano.

Dam.

Dove sei?
15:34

Tu.

Sono appena arrivato a scuola sono al piano terra. Tu dove sei?
15:36

Dam.

Terzo piano aula 57B.
15:38

Tu.

Ok arrivo.
15:38

Thomas posò il cellulare nella tasca posteriore come prima e si incamminò fino al terzo piano. La scuola sembrava deserta, non un suono si sentiva nell'aria. Quando arrivò al terzo piano aveva il fiato corto e la gola secca. Le scale erano l'inferno.

Cercò l'aula mentre sbuffava e quando finalmente l'ebbe trovata bussò piano tre volte.

La maniglia si abbassò e Damiano comparve sull'uscio. Thomas lo guardò curioso, quasi senza capire. "Che ci fai qui? Nel senso, non dovresti essere di sotto con gli altri?" Il suo accento si era andato a farsi benedire quel giorno, in quel modo sembrava totalmente disperato.

𝙋𝙖𝙥𝙚𝙧 𝘽𝙤𝙮 - 𝑻𝒉𝒐𝒎𝒊𝒂𝒏𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora